Vibo, la “filiera” del compost inquinato dei Guarascio e della Regione: il sistema coinvolgeva vari Comuni

Nel “sistema” sarebbero stati coinvolti un po’ tutti gli attori in campo: la Regione, i Comuni e gli imprenditori dei rifiuti. Ovviamente le eventuali responsabilità penali di ognuno verranno vagliate nelle competenti sedi giudiziarie, ma dall’inchiesta condotta dalla Procura di Vibo sul “compost” che dall’impianto Eco Call di Vazzano sarebbe finito sui terreni agricoli inquinandoli – in alcuni casi «irrimediabilmente» secondo gli inquirenti – emerge come lo smaltimento di quei materiali sia passato per una serie di interlocuzioni tra i titolari dell’azienda coinvolta e diversi soggetti istituzionali.
Qualcuno certamente sapeva. E conveniva un po’ a tutti. Molto meno, evidentemente, all’ultimo anello della catena, cioè a chi ha compromesso i suoi terreni stendendoci sopra quel fertilizzante che in realtà, secondo i rilievi dei carabinieri del Norm di Serra San Bruno e del Nipaaf di Mongiana, era contaminato da plastica, vetro e metalli pesanti come il cromo esavalente.

Il sistema era piuttosto semplice: c’era un accordo tra la Eco Call e diversi Comuni in base al quale chi conferiva l’organico a Vazzano – magari “sporco” di vetro e plastica o conferito ad oltre 72 ore dalla raccolta e dunque in teoria non più “lavorabile” – si sarebbe preso il compost che ne risultava. 

Così i sindaci veicolavano questo prodotto, a tonnellate, alle aziende agricole delle loro zone. E mentre ciò accadeva a valle, a monte, cioè alla Regione, c’era chi, stando alle ipotesi accusatorie, avrebbe fatto «pressioni» sull’Arpacal e “spinto” per aumentare le quantità di rifiuti da far smaltire a Vazzano. Insomma la spazzatura non restava per strada ma, alla fine, sarebbe stata riversata sui terreni agricoli, compresi quelli con vincolo naturalistico, magari adibiti ad agricoltura “biologica” o al foraggio degli animali.

I territori coinvolti ricadrebbero in tre province (Vibo, Catanzaro e Reggio) e gli episodi richiamati nelle carte risalgono all’estate del 2021 quando il Dipartimento Ambiente della Regione era diretto da Gianfranco Comito (cugino del consigliere regionale Michele, il caridologo, coordinatore provinciale di Forza Italia, alias 13mila preferenze, ndr). 

Gli inquirenti intercettano alcune sue conversazioni con il collaboratore Vincenzo De Matteis – entrambi sono indagati a piede libero – che secondo la procura “dimostrano la consapevolezza degli organi regionali delle criticità relative al conferimento dei rifiuti organici presso l’impianto Eco Call di Vazzano”. Comito chiede informazioni sulla riduzione del quantitativi in ingresso e De Matteis spiega che durante l’ultimo sopralluogo non erano state fatte specifiche osservazioni sul compost da conferire, tuttavia le quantità erano notevoli e il materiale non era mai stato smaltito definitivamente: “Allora noi l’altro giorno non abbiamo fatto insieme all’Arpacal nessuna osservazione sul compost che va piazzato… Ce n’è? Ce n’è sempre… l’uscita definitiva degli smaltimenti non l’hanno mai fatta…”.

Quindi Comito chiede a De Matteis il numero di Ortenzia Guarascio per interloquire direttamente con lei. “Dalla conversazione – si legge nelle carte dell’inchiesta – si evinceva l’interesse di Comito affinché si liberasse spazio nell’impianto dell’Eco Call di Vazzano, per consentire nuovamente i conferimenti dei rifiuti organici”.

In quel momento Eco Call era già diffidata da mesi da parte della Regione Calabria ma “ancora inadempiente” rispetto alle prescrizioni impartite dall’Arpacal. De Matteis infatti dice riferendosi a Guarascio: “Glilel’ho detto… ma si può dire che gli abbiamo ridotto i conferimenti? E non gli abbiamo ridotto un cacchio… mo… Cioè i conferimenti gleli abbiamo ridotti a febbraio che doveva fare delle cose che ancora non ha fatto. Si è messa in un contratto che chi conferisce si deve prendere il compost. Ma io vorrei sapere se lei si mettesse sul mercato, se chi gli porta il coso, si va a prendere il compost poi… Ma è un’assurdità!”. Fonte: Gazzetta del Sud