Vibo, la ‘ndrangheta “sguazza” nell’Asp e nei Comuni: la nota della Dda

L’attività d’indagine, denominata “Maestrale-Carthago”, condotta questa mattina dai carabinieri di Vibo Valentia e coordinata da questa Direzione Distrettuale Antimafia che ha portato a 61 fermi (di cui 33 detenuti per altra causa) nei confronti di 61 soggetti, appartenenti alle principali famiglie ‘ndranghetiste della provincia vibonese, ha consentito di “mappare”, attraverso un poderoso impianto accusatorio, la “geografia” della criminalità organizzata nei comuni di Mileto, Filandari, Zungri, Briatico e Cessaniti, ricostruendo ruoli, compiti e dinamiche dei capi, promotori, organizzatori e partecipi delle associazioni mafiose, evidenziando la loro forte vocazione economico – imprenditoriale e la capacità di intessere fluidi rapporti con “colletti bianchi”, esponenti politici e rappresentanti delle pubbliche amministrazioni. In particolare è stata accertata la piena operatività sul territorio provinciale delle strutture di ‘ndrangheta della “Locale di Zungri” con le ‘ndrine di “Cessaniti” e “Briatico” e della “Locale di Mileto” con le ‘ndrine di “Paravati”, “Comparni”, “Calabrò” e “San Giovanni”, entrambe riconosciute dal “Crimine di Polsi” e soggette alle regole formali e sostanziali della ‘ndrangheta unitaria con accertati collegamenti con le famiglie della Piana di Gioia Tauro.

Il summit di ‘ndrangheta in una struttura turistica della “Costa degli Dei”
Durante le investigazioni i carabinieri hanno documentato un importante summit di ‘ndrangheta tenuto all’interno di una struttura turistica della “Costa degli Dei”, in occasione di un ricevimento nuziale. Qui dal “Crimine” della “Provincia” sono state impartite disposizioni operative e “comportamentali” ai presenti, con indicazioni su come le diverse famiglie malavitose del vibonese avrebbero dovuto comportarsi per la spartizione dei proventi illeciti e per dirimere due eventuali controversie.

Condizionate le scelte di alcuni dirigenti dell’Asp di Vibo
Nel corso delle attività investigative è stato documentato come elementi della criminalità organizzata abbiano condizionato e indirizzato le scelte di alcuni dirigenti medici dell’Asp di Vibo Valentia, anche mediante accordi corruttivi, facendo valere il peso “contrattuale” ed elettorale dell’articolazione ‘ndranghetistica di appartenenza. In particolare è emerso l’interesse della Locale di Mileto e della famiglia Fiaré di San Gregorio d’Ippona nella gestione del servizio di vettovagliamento per gli ospedali di Vibo Valentia, Serra San Bruno e Tropea. È stato inoltre contestato ad un altro dirigente medico della citata Azienda Ospedaliera il presunto rilascio di perizie compiacenti in favore di affiliati detenuti. Ad un terzo sanitario del Dipartimento di Veterinaria è stata contestata l’ipotesi di violenza privata aggravata dal metodo mafioso, per essersi rivolto ad un capo locale con la finalità di far desistere un collega dal presentare una denuncia nei suoi confronti.