C’è più di una traccia che collega il maxi processo Rinascita Scott ad un’altra inchiesta della Dda di Catanzaro denominata Olimpo. Una serie di fili invisibili che tengono insieme protagonisti e vicende ricostruite nei due fascicoli. Nei mesi scorsi il pm Antonio De Bernardo aveva depositato agli atti del maxi processo una serie di informative della Squadra Mobile che fanno luce sui punti di contatto tra le due inchieste. Più in particolare l‘attenzione si concentrava sul rapporto tra due personaggi: l’ex senatore Giancarlo Pittelli, condannato a 11 anni di reclusione nel maxi processo, e Domenico Salvatore Galati finito ai domiciliari nel blitz Olimpo. Pittelli e Galati che sono coinvolti anche nell’inchiesta sulla bancarotta fraudolenta dell’avvocato, che proprio ieri è costata una nuova misura cautelare a Pittelli.
Un legame, si ricostruisce negli atti, che risale a più di vent’anni fa quando Galati era membro dello staff dell’allora parlamentare di Forza Italia Pittelli. Il nome di Galati era così venuto fuori nelle inchieste Poseidone e Why Not condotte dall’allora pm Luigi De Magistris. «Dal quadro accusatorio – si legge nelle informative appena depositate – emergevano a carico del Galati evidenti responsabilità in una serie di operazioni bancarie, ritenute sospette, e relative a una serie di ingenti movimentazioni di denaro eseguite per conto del parlamentare». La posizione di Galati nelle due inchieste verrà archiviata anche perché le utenze telefoniche che utilizzava erano intestate proprio a Pittelli all’epoca parlamentare. Il rapporto tra i due non si sarebbe mai interrotto. Così vicini anzi che quando Pittelli teme che possa accadergli qualcosa chiama Galati e lo avvisa: «Domenico se mi dovesse succedere qualcosa in un paio di pantaloni trovi la bibbia… un appunto, c’è scritto tutto». In quel periodo la Mobile stava intercettando Galati nell’ambito di un procedimento aperto per fare luce su atti intimidatori che avevano colpito una ditta di costruzioni. Alcune conversazioni infatti avevano fatto ritenere agli inquirenti che Galati, grazie ad alcuni contatti, sarebbe stato a conoscenza dell’identità degli autori.
Quel fascicolo verrà poi archiviato ma da quell’attività tecnica erano emersi “numerosissimi contatti con ambienti politici ed economici”. Ne è venuta fuori la figura di un uomo con un altissimo tenore di vita con case, orologi di lusso e viaggi negli Emirati Arabi.
Nelle informative verranno citati due episodi per descrivere la capacità di Galati di avere rapporti con le istituzioni non solo calabresi. L’imprenditore vibonese, scrivono gli investigatori, “pur non ricoprendo alcuna carica politica e non avendo apparenti legami economici, risulta essere molto vicino al governatore della Regione Calabria Mario Oliverio”. Tanto da andare a trovarlo a casa a San Giovanni in Fiore quando l’allora presidente era sottoposto all’obbligo di dimora perché indagato per abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta Lande desolate per presunte irregolarità in due appalti gestiti dalla Regione per la realizzazione dell’aviosuperficie di Scalea e della sciovia di Lorica.
Gli investigatori della Mobile hanno seguito Galati anche a Roma. Qui avrebbe avuto un incontro con un importante dirigente del Ministero dello Sviluppo Economico. Grazie alla sua mediazione il funzionario del Mise avrebbe poi avuto un colloquio con un imprenditore di origini calabresi, finito in passato in una inchiesta per aver tentato di vendere armi da guerra degli Usa in Russia e in Libia. Inoltre in quel frangente Galati si sarebbe procurato un pass per disabili in modo da poter transitare liberamente nelle zone a traffico limitato di Roma.
E poi in alcuni dialoghi captati dalla Mobile sarebbe emerso l’interesse di Galati per i grandi appalti pubblici. Parlando con un soggetto non identificato spiegava di aver saputo tramite un contatto all’Anas che vi sarebbero stati molti lavori a cui poter partecipare anche nel settore delle ferrovie. Fonte: Gazzetta del Sud