Questo articolo risale a tre giorni fa, prima della nomina del prode Menniti a capo di gabinetto del sindaco di Vibo Valentia…
di Rocco Tripodi
Mi ricorda l’olandese volante condannato perché (oggi si direbbe) sborone, a navigare a capo della sua ciurma di fantasmi senza poter toccare terra. Parlo di quello che ormai si manifesta come unica voce dell’Amministrazione comunale, che appare, scompare e riappare con video pipposi e sciacquagudeia di cui faremmo tanto a meno. Chi ha provato ad ascoltarlo, sarà certamente curioso di sapere come sia riuscito io ad ascoltarlo per intero. Certo che no, non ci sono riuscito. Ogni minuto d’ascolto aveva l’effetto di un confettino di Dolce Euchessina. Al decimo minuto mi si è manifestato virulento e non più procrastinabile, il bisogno di precipitarmi sul salvifico nobile accessorio in ceramica. E aggiungo fortunatamente, fu stimolo provvidenziale e salvavita che si è manifestato, quando stava per diventare dominante in me un ferale impulso a correre alla ricerca e uso sconsiderato di una lametta.
Lo percepivo un po’ come un Mao Tse Tung, certo di periferia, timoniere della rivoluzione culturale monteleonese; o anche, poco poco piano piano, un Marzullo con la ben nota profondità di pensiero di una scureggia abortita; ma anche, Ulisse “fatti non foste per… seguir virtute e canoscenza, ma per vivere come bruti”. In realtà ho ripreso contatto col presente, quando mi viene comunicato che alla pacifica manifestazione del 5 aprile, alla quale non potrò esserci, ci sarà invece il partito più estremo tra quelli di sinistra dell’arco costituzionale, il Partito dei Verdi, per cui avrei potuto trovarci anche il compagno Menniti dirigente locale di questo partito, per cui perdo l’occasione di seguire il multimedagliato esponente del più ambientalista partito italiano che, caso unico, tra gli attivisti che difendono dagli abbattimenti feroci gli alberi, e i motosegaioli di regime che gli alberi li concepiscono lavorati come accessori e cruscotti per SUV stellari, ovviamente elettrici, si schiera con questi ultimi facendosene tenace portavoce. I soli alberi che lui, amante esperto di vela, sono gli alberi maestri dei velievi dei vicchi menagev ancovati nei povti in vevsiglia. La mia curiosità sarebbe stata quella di vedere, una volta arrivati in piazza, se si sarebbe schierato con chi dissente con la politica del riarmo e non piuttosto con i celerini che, nel loro piccolo, di armi ne maneggiano abbastanza.
Anche se ufficialmente non ricopre alcun incarico in seno all’Amministrazione comunale, ultimamente, quando ci si aspetterebbe, a fronte di una permanente criticità avvertita dalla gente, una risposta o presa di posizione da parte del sindacoAggarbatuni, si materializza, Lui, con la sua SEDICENTE competenza, conoscenza, capacità, esperienza e TUTTOSOIOSCIENZA, sicuro di riuscire a portare dalla sua cittadini e libere Associazioni non assuefatti, ostinatamente conflittuali, che concepiscono nel nuovo millennio ancora il rifiuto; che esprimono voglia partecipativa quella di una volta rustica e primitiva, cruda e non DESTRUTTURATA. Quelli senza fantasia che ottusamente pretendono ancora che sia l’uomo ad adattarsi all’ambiente; che ciò che è antico non venga considerato e trattato obsoleto, come gli anziani che così sono trattati dalle Istituzioni e spesso dalla collettività. Una nouvelle capoccia a penser, la sua, che non vuole convincersi che la Storia , per definizione, è già stata fatta, e che non la si può cambiare né nella narrazione né tantomeno in quello che di prezioso e di visibile ci ha ancora lasciato, anzi che dovrebbe essere sempre più valorizzato come patrimonio materiale ed immateriale di tutti, e da tutti difeso.
Ma mi domando: I vari assessori ci sono, sono ancora operativi? O gli è stato imposto di ritirarsi, sostituendoli con dei tutori per manifesta incapacità a riuscire a dare comprensibili motivazioni alle spesso ridicole se non dannose scelte esecutive che partoriscono nei cantieri.
E le opposizioni? Qualcuna di queste domande se la sono mai posta? E poi perché mai. Perché sconzarli, stanno lì, aspettando il loro turno, gongolando per tutta la monnezza che hanno lasciato all’Aggarbatuni attapirato, perché se la ramazzasse da solo. Torniamo al megadirigente superdecorato. Ci racconta di battaglie condotte fin da sbarbatello, con fiero cipiglio e gloriosi successi, ottenuti i quali, rifiutando onori e ricchezze, si è ritirato a vita privata ad arare il suo campicello come gli eroi dell’antica Roma. Ma non ci dice mai in quali prestigiosi ATENEI gli siano stati conferiti tali onori. Così, zappando zappando scopre la sua sensibilità Verde come le cime di rapa che coltivava. Verde anche come il suo Partito. Ma non mi riesce a dare una interpretazione in qualche modo giustificativa di quel “monito” che lui stesso scrive in un suo profilo: “Io (da megadirigente)ero disposto a sporcarmi le mani se volevo restare al mio posto”. E ora che è dirigente dei Verdi, mette in pratica anche in politica questa educativa autocitazione?