Cinque richieste di condanna all’ergastolo, tre richieste di condanna a 30 anni di reclusione a testa, due richieste di assoluzione e un’altra condanna a 14 anni chiesta per il collaboratore di giustizia Andrea Mantella.
Si è conclusa così la requisitoria della Dda di Catanzaro in Corte d’Assise nel troncone di “Rinascita Scott” che mira a far luce su cinque omicidi e un sequestro di persona avvenuti nel Vibonese. Richiesta di condanna all’ergastolo per Giuseppe Accorinti di Zungri, Saverio Razionale di San Gregorio d’Ippona, Domenico Bonavota di Sant’Onofrio, Antonio Ierullo di Vallelonga, Vincenzo Barba di Vibo Valentia. Chiesti 30 anni per Antonio Vacatello di Vibo Marina, Maurizio Garisto di Zungri, Valerio Navarra di Rombiolo. L’assoluzione è stata chiesta per Paolino Lo Bianco e Filippo Catania.
Il processo mira a far luce sugli omicidi di Alfredo Cracolici e Giovanni Furlano avvenuti il 9 febbraio 2002 a Vallelonga (VV), sulla scomparsa per lupara bianca di Filippo Gangitano, sparito da Vibo Valentia nel gennaio 2002, e sulle «lupare bianche» ai danni di Roberto Soriano e Antonio Lo Giudice, uccisi il 6 agosto 1996.
Secondo l’accusa, Razionale e Accorinti sono responsabili del duplice omicidio di Roberto Soriano e Antonio Lo Giudice avvenuto il 5 agosto del 1996. Barba, Catania, Lo Bianco e Mantella sono coinvolti nel caso della morte di Filippo Gancitano, scomparso a gennaio 2002. Ierullo e Bonavota sono accusati del duplice omicidio di Alfredo Cracolici detto “Alfredo Palermo” (a capo dell’omonima cosca di Mairato) e Giovanni Furlano, uccisi il 9 febbraio 2002. I due furono uccisi a colpi di kalashnikov e di un fucile calibro 12, davanti all’abitazione della fidanzata di Cracolici.
Vacatello è accusato della tentata estorsione ai danni di un uomo nato a Vibo ma residente a Imbersago. La vittima – dalla quale Vacatello pretendeva la restituzione della somma di 6000 euro – è stata anche sequestrata, secondo l’accusa, da Pantaleo Garisto, Navarra, Vacatello. Prelevato a Cernusco sul Naviglio e portato in una casa a Seregno, fu immobilizzato e percosso ed infine costretto a tornare in Calabria con i suoi sequestratori per recarsi dai genitori a chiedere il denaro. Intento non riuscito perché la vittima non disponeva della somma.
Il processo proseguirà con le arringhe difensive. La sentenza è prevista per il prossimo 21 novembre.