(DI ILARIA PROIETTI – ilfattoquotidiano.it) – Vittoria, i vitalizi son tornati con gli arretrati e tutto il resto. Ma ora che il Senato ha riaperto i cordoni della borsa va completata l’opera anche alla Camera. Lorsignori attendono “giustizia” anche a Montecitorio ma non basta. Sono pronti ad aprire un nuovo fronte al grido di battaglia: rivalutazione per tutti gli onorevoli assegni! E pure su questo l’ottimismo è palpabile: “L’Ufficio di Presidenza della Camera e del Senato è ben altra cosa rispetto a quello precedente, per cui i rapporti, anche con la struttura dei presidenti delle Assemblee, sono molto cordiali” ha detto a fine giugno il presidente dell’Associazione ex parlamentari Giuseppe Gargani e non era ancora arrivata la buona novella, ossia la sentenza di Palazzo Madama che ha archiviato per sempre la stagione dei tagli (durata in tutto dal 1 gennaio 2019 al 13 ottobre 2022) ripristinando il regime anteriore al 2018, anzi i regimi bene più ghiotti: sistema retributivo per gli eletti prima del 2012 e contributivo per gli altri. E comunque niente sforbiciata agli importi più per nessuno.
“Il presidente La Russa verrà da noi ogni giorno incalzato fino a che non toglieremo i vitalizi a tutti gli ex senatori. È giusto che come gli altri cittadini italiani godano di un trattamento contributivo. I parlamentari, quelli che hanno responsabilità istituzionali, devono avere non qualcosa di più ma qualcosa di meno dei cittadini” protesta il leader del M5S Giuseppe Conte contro la casta che torna eccome. Sebbene sotto mentite spoglie: alla saga infinita dei privilegi ora è di moda associare quella dei (finti) pentimenti. Come per la decisione di erogare un’indennità aggiuntiva mensile da duemila euro per i capigruppo della Camera, sfumata solo dopo le polemiche: dopo che è esploso il caso, i beneficiari hanno detto tutti, uno dopo l’altro, di poterne fare benissimo a meno. Resta mistero fitto sulla manina che, a loro insaputa, voleva infilargli nel portafoglio la lauta prebenda. Di cui già godono i presidenti di commissione e senza che nessuno accenni a rinunciarvi, manco per scherzo. Figurarsi che accoglienza avrà la proposta pentastellata di mettere un tetto a tutti gli stipendi degli eletti (vedi l’articolo a fianco). O l’idea che si possa almeno tagliare qualche voce: ha ancora senso erogare per esempio circa 3.700 euro al mese perché mantengano i rapporti con il loro collegio elettorale? È la domanda di un ex di lusso come Pino Pisicchio: che senso ha quella dazione “quando il sistema elettorale è basato sulla cooptazione, il popolo ha votato solo il brand e spesso non ha visto né vedrà l’eletto nemmeno in cartolina?”. E non c’è bisogno di evocare il caso di Marta Fascina eletta a Marsala senza averci manco messo piede, ma felice di essere stata candidata proprio lì dove comunque era andata in vacanza quand’era piccola. Ma tant’è. Se è vero come dice Pisicchio che il quadro è cambiato radicalmente, i benefit restano sempre gli stessi, Anzi. C’è una corsa ad attribuirsene di nuovi e mica solo alla Camera e al Senato.
In Sicilia – per la serie saga dei privilegi e dei pentimenti – l’adeguamento all’inflazione che avrebbe fruttato per i consiglieri regionali 900 euro in più in busta paga è stato congelato vista l’indignazione contro l’ennesima porcata. Ma pare solo questione di tempo ché l’aria è già cambiata e mica solo in Parlamento. In Piemonte, ultima regione in ordine di tempo, ha appena approvato, a dispetto delle polemiche, una nuova legge elettorale che contempla la cosiddetta panchina: agli eletti che saranno chiamati a fare gli assessori subentreranno altri consiglieri pescati dalle file della maggioranza. Con il risultato che si dovranno pagare di riffa o di raffa circa 8,5 milioni di stipendi in più. E che dire dell’Emilia Romagna? Quando ormai è tutto pronto per rinnovare gli organi di garanzia statutaria, grazie a un emendamento piccino picciò, è stato deciso l’aumento degli emolumenti già previsti: quello per esempio del presidente del Corecom, che partiva dal 45% dell’indennità dei consiglieri regionali, adesso verrà maggiorato del 20%. Eppoi naturalmente ci sono le manovre attorno ai vitalizi: in Friuli per dire, gli assegni per gli ex eletti (o i loro eredi) sono cresciuti dell’8,1 per cento con una rivalutazione da leccarsi i baffi che fa gola pure agli ex parlamentari. E a tutti gli altri italiani? Nisba.