Tonino Sena, lo spartiacque

C’è un agguato che segna lo spartiacque definitivo tra la vecchia mafia e quella nuova che divenne padrona su Cosenza. La mattina del 12 maggio del 2000, a Castrolibero, un commando elimina Antonio Tonino Sena, una delle icone della storica malavita cittadina, il capobastone più conosciuto del Cosentino. Un uomo di rispetto con amicizie importanti nel Reggino, che non aveva seguito la strada di Franco Pino, suo sodale per molto tempo e a testa alta aveva rifiutato di pentirsi.

Tonino Sena si era legato a Franco Pino perchè ne aveva intuito il genio criminale ma il loro sodalizio, per quanto fosse stato in un certo senso dirompente in una fase iniziale, si era lentamente incrinato per le inevitabili differenze caratteriali. Sena è riuscito sempre a mantenere intorno a se un alone di vecchio gangsterismo che lo ha reso decisamente particolare rispetto agli altri.

Sena è stato ucciso perchè gli emergenti temevano un suo rientro in grande stile nella gestione degli affari illeciti, al fianco di “Bella Bella”. E avevano deciso di eliminare anche lui dopo Bruni.

Sena viene sorpreso a bordo della sua Rover, in contrada “Motta” di Castrolibero. Al volante c’era un amico e sul sedile posteriore, invece, il figlio del padrino. I tre stavano lasciando il parcheggio d’una concessionaria dove erano appena stati per valutare l’acquisto d’una motocicletta. All’improvviso sbuca dal nulla una Lancia Thema che tampona la vettura in manovra. Dalla berlina escono i killer armati di pistola e col volto coperto da passamontagna. Sono loro a scatenare l’inferno. Sena è travolto da una tempesta di piombo e non ha scampo. Il figlio e l’autista, invece, riescono a salvarsi.

Mario Gatto e Giuseppe Perri vengono indicati come i killer. Il mandante è Ettore Lanzino.