A testa alta. Forti delle nostre ragioni (di Simone Guglielmelli)

di Simone Guglielmelli 

Lunedì 13 dicembre, Santa Lucia. Aula Ssp5, Università della Calabria. Ore 11.40, squilla il telefono. Questura di Cosenza.
Inizia così questa incredibile vicenda che vede coinvolti me, Jessica e una intera comunità (tranne pochissimi, vigliacchi o con scheletri nell’armadio, cui la propria coscienza chiederà conto) sfregiata dall’ennesimo tentativo di ridurre a “eversione” tutto ciò che non è rassegnazione e accettazione silente dello status quo.
Sapere che ci sono grigi e miseri personaggi, pagati con i nostri soldi, con figli della tua età, che la mattina si alzano e hanno come compitino quella di architettare goffi teoremi e stravolgere la tua storia personale, al fine di tentare di privarti della libertà e compromettere i tuoi progetti, fa tantissima rabbia e induce ad una domanda retorica, perché? La risposta è sotto gli occhi di tutti.

In una delle città più povere e corrotte del nostro continente, governata da un sistema feudale che vede protagoniste poche famiglie in accordo tra loro, i cui tentacoli arrivano in ogni settore della società, non è ammissibile che qualcuno, alla luce del sole, denunci circostanze, nomi e cognomi.
Ho imparato, sui libri e per strada, che non c’è sicurezza senza la garanzia dei diritti di cittadinanza, senza la partecipazione alla vita democratica del territorio. Cosenza è la città dell’insicurezza, dove ogni diritto viene negato o elargito sotto ricatto e perseguire chi fa politica fuori dagli schemi dati, per pezzi in malafede dello Stato, è normale.
Per quanto tempo ancora si potrà continuare a vivere in questo contesto?

Ci si può arrendere all’idea che l’attivismo sociale venga ricondotto nell’alveo della criminalità? Peraltro ricorrendo ad uno strumento di persecuzione preventiva, abominio giuridico, ereditato dal ventennio?
Ognuno di noi dovrebbe sentirsi minacciato e tormentato da questa situazione.
In gioco, oltre che il mio futuro prossimo, c’è l’agibilità democratica della città.
Nessuno può voltarsi dall’altra parte. Ognuno deve mettere in campo le proprie forze per scongiurare che questa ingiustizia si compia.
A testa alta. Forti delle nostre ragioni, determinati nell’agire, certi di stare dalla parte giusta.
Camminare verso il giusto e il vero
Combattere per il vero, il giusto
Conquistare il giusto, il vero (N. H.)