Amantea, Centro Radiologico Citrigno: la relazione dei Nas alla procura di Paola e il ruolo di Mario Pizzino

La relazione dei carabinieri dei Nas sul nuovo Centro Radiologico del Gruppo Citrigno ad Amantea dopo l’ispezione risalente ad aprile 2020 era stata inviata alla procura della Repubblica di Paola. Il procuratore capo Pierpaolo Bruni seguiva da vicino l’evolversi della vicenda in tandem con i sostituto De Franchis e Grieco ormai da più di un anno e mezzo, anche se aveva dato il via libera all’apertura del Centro dietro pagamento di una grossa “penale” da parte del Gruppo Citrigno.

L’Asp di Cosenza incredibilmente, in piena emergenza virus, il 30 marzo dell’anno scorso, aveva deliberato l’autorizzazione al nuovo business di Citrigno ma in maniera totalmente arbitraria con l’avallo dell’utile idiota Zuccatelli da Cesena, commissario dell’epoca. Anzitutto, sotto lo stesso profilo sanitario, dal momento che non c’erano i numeri relativi al fabbisogno di prestazioni per dare il via libera all’autorizzazione. Ma i colletti bianchi dell’Asp al servizio della “rete” dei potenti si sono mobilitati per superare il problema grazie all’intervento dei signori Laviola, Lento e Diego, degni compari dell’imprenditore già condannato per usura, don Pierino Citrigno.

Ma non solo. I carabinieri dei Nas quando hanno aperto la porta del Centro Radiologico non riuscivano a credere ai loro occhi: nella foga di incassare l’autorizzazione, non c’erano i pavimenti, non c’erano i bagni (solo gli scavi), non c’era l’impianto elettrico ma solo i tubi che portano i fili al contatore, non c’era l’impianto di climatizzazione e neanche i pannelli per il controsoffitto. Le porte esterne e i motori della climatizzazione sistemate in bella vista servivano solo da paravento ma sotto il “vestito” niente… Quanto bastava tuttavia per ricevere lo scontatissimo sì della Commissione ammaestrata dell’Asp di Cosenza.

Il progetto di Citrigno era quello di avere l’autorizzazione, richiedere l’accreditamento per la Risonanza magnetica e poi prendere una Tac mobile da prestare per un mese all’ospedale di Cetraro e poi riportare ad Amantea. In maniera tale da bruciare sul tempo tutti gli altri Centri Radiologici della costa tirrenica. Ma il diavolo ci aveva messo la coda.

Il procuratore Bruni aveva le idee chiarissime ma servivano ancora altre fonti di prova, che ovviamente sono arrivate. 

Amantea, come si sa, è un feudo della coppia diabolica della politica calabrese, Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio. Come tutti sanno, sono stati loro, con l’avallo del corrottissimo Franco La Rupa, a sistemare nel ruolo di sindaco Mario Pizzino, oggi messo fuorigioco dal sacrosanto scioglimento per mafia del Consiglio comunale di Amantea. E c’è lo zampino di Pizzino anche in questa vicenda del Centro Radiologico.

I locali all’interno dei quali don Pierino Citrigno ha aperto la sua nuova gallina dalle uova d’oro ad Amantea sono addirittura di proprietà della moglie dell’ex sindaco, tale Maria Carmela Alfano. Il Comune di Amantea, quando ancora era in mano a Pizzino, ha provveduto ad acquistare persino il materiale per il rifacimento dei marciapiedi vicino ai locali. Tanto per farvi capire: il Comune ha finanziato con i suoi soldi l’acquisto di materiale, peraltro presso la stessa famiglia del sindaco (sic!) per rifare un pezzo di marciapiede che interessa solo don Pierino e i suoi affiliati. E – non ancora contento – ha anche sciorinato un fantastico permesso per l’attività del famigerato Gruppo Citrigno sui locali di proprietà… della moglie del sindaco. Roba che la Repubblica delle Banane al confronto è una sciocchezza! O conflitti di interesse a ‘na lira come direbbero a Cusenza… Successivamente, il 30 luglio 2021, a distanza di un anno e qualche mese, il procuratore Bruni ha eseguito perquisizioni e sequestri ai danni di Mario Pizzino e del figlio di don Pierino Citrigno.

I carabinieri del Nucleo antisofisticazioni di Cosenza, in particolare, hanno eseguito perquisizioni e sequestri a carico di Mario Pizzino, ex sindaco facente funzioni di Amantea e Alfredo Citrigno, imprenditore cosentino figlio di Pierino, boss indiscusso della sanità privata calabrese e presidente della Sezione sanità di Unindustria Calabria. Le perquisizioni sono state effettuate nell’ambito di indagini della Procura di Paola, coordinate dal procuratore Pierpaolo Bruni e dal sostituto Teresa Valeria Grieco si concentrano sull’apertura di un Centro Radiologico e Poliambulatorio specialistico ad Amantea. I magistrati ipotizzano il reato di corruzione. Pizzino e Citrigno sono indagati in concorso per corruzione in quanto – secondo la Procura – si sarebbero accordati per l’apertura del Centro di Citrigno, realizzato dentro immobili di proprietà della famiglia Pizzino di Amantea, consumando forzature amministrative, in violazione di legge, delegando alla firma degli atti l’allora vicesindaco (non indagato), essendo costretto, Pizzino, ad astenersi. Le indagini sono in atto. Al vaglio degli inquirenti telefoni, computer, tablet e numerosi documenti.

La novità di queste ultime ore è rappresentata dal clamoroso scontro all’interno della Sezione sanità di Unindustria tra il giovane Citrigno indagato e perquisito e il suo rivale di sempre, Giancarlo (i)Greco, della famosa famiglia paramafiosa di Terravecchia, che aspira a soffiargli il posto di presidente e che ha agitato l’inchiesta della procura di Paola come una clava per chiedere a Citrigno junior di fare un passo di lato e lasciargli campo libero. Giancarlo Greco dev’essere sicuro dei fatti suoi – o almeno così pensa – e di conseguenza ha scritto una lettera di fuoco annunciando le sue dimissioni (https://www.iacchite.blog/calabria-sanita-privata-scontro-in-unindustria-tra-i-boss-citrigno-e-igreco-giancarlo-si-dimette/).

Leggendo la lettera non possono certo passare inosservati i passaggi più pesanti nei confronti del rivale, a parte le penose “giustificazioni” di garantismo “peloso” che rendono il rampollo di Tommaso Greco ancora più viscido di quello che è. Se si scrive che Citrigno  “… è coinvolto in una insidiosa indagine da parte della magistratura inquirente con un’accusa impegnativa sullo sfondo, corruzione aggravata….”. E si pone un interrogativo di questo tenore: “Come può apparire sufficientemente credibile al tavolo con la Regione il rappresentante del settore sanità che è sub judice con accuse infamanti sullo sfondo?” è chiaro come il sole che c’è il tentativo – sicuramente arrogante visto il pulpito dal quale arriva la predica… – di cavalcare l’inchiesta della procura di Paola per “eliminare” il suo avversario. Una pratica che la dinastia de (i)Greco conosce benissimo. La vicenda è ancora “silenziata” dai media di regime, che ovviamente non vogliono e soprattutto non possono prendere posizione in questa lotta tra poteri forti. La sensazione è che stia arrivando qualche altra “mazzata” dal potere giudiziario. E vi terremo aggiornati, come sempre.