Catanzaro, guerra tra procure per il server unico delle intercettazioni. Il diktat di Gratteri in quota Renzi

Cosa c’è dietro il trasferimento del procuratore generale di Catanzaro Otello Lupacchini e, appena un mese prima, del procuratore della Repubblica di Castrovillari Eugenio Facciolla?

In estrema sintesi, ci sono tre vicende alla base della clamorosa guerra tra magistrati consumatasi nel Palazzo di giustizia di Catanzaro. La prima è la madre di tutte le battaglie: la grande inchiesta sul Pd renziano (ma allargato anche a Zinga, complice e connivente) che coinvolge il Ministero dello Sviluppo Economico e quindi l’ex ministro Calenda, l’attuale viceministro Bellanova ma anche il resto del cerchio magico renziano a partire dal “solito” Luca Lotti per continuare con Maria Elena Boschi, don Magorno e Ferdinando Aiello, con i colletti bianchi al loro servizio. Ma anche gli interessi della sanità privata, rappresentati dal gruppo paramafioso de iGreco e pezzi importanti di stato deviato con il grave coinvolgimento di magistratiUno per tutti l’ex procuratore aggiunto di Catanzaro Vincenzo Luberto, il braccio destro di Gratteri fino a qualche mese fa.

La seconda è quella tutta interna tra Gratteri e Lupacchini, che non è stato possibile ricomporre in nessun modo e coinvolge lo stesso sistema di gestione delle indagini. La terza è quella legata all’omicidio del calciatore del Cosenza Denis Bergamini, il mistero più assurdo della città dei Bruzi, territorio intoccabile per la potenza della massomafia legata ai pezzi deviati dello stato.

Oggi i tempi sono maturi per trattare della seconda vicenda. Ed è appena il caso di “anticipare” che la gestione del delicatissimo sistema delle intercettazioni influenza pesantemente anche la stessa prima vicenda.

Seconda vicenda: IL SERVER UNICO DELLE INTERCETTAZIONI E IL DIKTAT DI GRATTERI

A marzo del 2018 il procuratore generale Lupacchini convoca una riunione con i Procuratori del distretto sulle ricadute della riforma Orlando (allora ministro della Giustizia) in materia di intercettazioni; nel corso della stessa il procuratore Gratteri dichiara che, forte dei suoi rapporti sia con il Pd sia soprattutto con Renzi, che in passato lo avrebbe voluto ministro della Giustizia, avrebbe ottenuto di far collocare dal Ministero il server unico delle intercettazioni alla procura di Catanzaro. Siamo nel periodo in cui Lotti inciucia alla grande con Palamara per le vicende del Csm e delle nomine dei procuratori e la gestione del sistema delle intercettazioni è un punto molto importante, con l’aria che tirava e che ancora tira…

Si trattava di indirizzare tutte le intercettazioni che si svolgevano negli uffici di procura del Sud Italia in un server unico che avrebbe dovuto trovare ospitalità nella procura di Gratteri. Chiaramente si poneva il problema della riservatezza dei dati per cui oggi, con l’attuale normativa, è il Capo dell’Ufficio che procede ad essere responsabile delle sue intercettazioni. Si tratta, tanto per intenderci, della ragione per la quale il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, faceva notare al collega la difficoltà di mantenere la responsabilità di qualcosa che usciva dal proprio ufficio per andare ad allocarsi nel server a Catanzaro e che, pertanto, sarebbe stato necessario dire al ministro Orlando di modificare la norma del codice procedurale stabilendo che la responsabilità fosse di chi deteneva i flussi di intercettazioni.

L’obiettivo di Gratteri era (ed è) quello di controllare i flussi intercettivi senza assumersi la responsabilità della sicurezza e l’intervento di Facciolla ne aveva scatenato una vibrata reazione. Si stabilì allora di predisporre una nota che il procuratore generale Lupacchini avrebbe sottoposto all’attenzione dei colleghi procuratori generali in occasione delle riunioni di coordinamento, onde coinvolgere il ministro della problematica rilevata.

A questo punto, però, accade qualcosa che spariglia completamente le carte e di fatto apre la guerra tra procure. La richiesta telefonica di Facciolla a un appartenente alla Polizia di Stato, esperto di intercettazioni, di avere chiarimenti in ordine al funzionamento del server unico, viene intercettata da Gratteri che, già da tempo, stava intercettando il poliziotto stesso e un collega dei carabinieri forestali impegnato in una indagine della procura di Castrovillari. Prendendo spunto da tale emergenza, Gratteri invia gli atti a Salerno nei confronti di Facciolla, dando così inizio all’indagine che ha portato al suo trasferimento.

E’ chiaro che il controllo delle intercettazioni di tutti gli uffici giudiziari significa potere, significa controllare una parte del Paese, e anche potere eventualmente tenere in soggezione qualcuno o addirittura far “sparire” qialche intercettazione “scomoda” o non gradita: basta una semplice ricerca sul server inserendo il nominativo per verificare se è intercettato e da chi e per quale reato, e il gioco è fatto.

Quanto al resto, poi, una volta “eliminato” Facciolla, Gratteri, da vero e proprio campione in fatto di comunicazione, ha avuto fin troppa vita facile ad offrire assist ai media amici per screditare anche Lupacchini. Un tiro al bersaglio nel quale eccelleva il Corriere della Calabria ma non solo.

Il maggiore Gerardo Lardieri

C’è poi una figura-chiave nell’intera vicenda, che è quella del maggiore Gerardo Lardieri, in passato allontanato dal Ros dei carabinieri di Catanzaro proprio da Facciolla e utilizzato da Gratteri per fare le indagini oggi proprio sul procuratore di Castrovillari. Lardieri è stato scelto e voluto da Gratteri alla guida della sua Sezione di polizia giudiziaria pur essendo sottoposto a un processo penale a Reggio Calabria per favoreggiamento e falsa testimonianza aggravata dalla mafiosità. Lardieri che, scoperto da Lupacchini, è stato oggetto di un veemente carteggio tra il procuratore generale, il Comando Generale dei Carabinieri e lo stesso Gratteri che, nonostante tutto, preferisce tuttora mantenere al suo fianco un soggetto entrato in collisione con Facciolla perché frequentava il collettore delle tangenti che gli imprenditori impegnati nei lavori di ammodernamento dell’Autostrada del Mediterraneo dovevano versare alla criminalità organizzata. E questa è storia.