Cosenza, giustizia corrotta: il ritorno degli amici degli amici

Ci siamo: quello che pensavamo non potesse mai accadere, è accaduto. L’alleanza tra il Pd e i 5Stelle inizia a produrre i frutti sperati. Sì, i frutti sperati dai corrotti, truffatori e ladri di stato. Gli unici a trarre vantaggio da questo insano accordo politico.

Un accordo che non riguarda solo il “programma di governo”, ma che prevede anche un “cessate il fuoco” tra i due partiti: Pd e 5Stelle. La lunga e cruenta battaglia contro il Pd, condotta in tutti questi anni da un agguerrito Movimento 5Stelle, deve finire. Ogni atto di ostilità deve cessare e tutti gli atti, come denunce e richieste di ispezioni, prodotte dai deputati 5Stelle contro esponenti del Pd e amici degli amici del Pd, vanno ritirati o insabbiati. Conditio sine qua non. Da questo “accordo” non scritto dipende la durata del governo. Renzi a parte.

Ed è così che i deputati 5Stelle, dopo la rottura con la Lega, si sono trovati di fronte ad una scelta: continuare le battaglie per la legalità e contro la corruzione, dove “l’antagonista” è quasi sempre del Pd, e quindi rinunciare all’accordo e alla poltrona da deputato, oppure assecondare i desiderata del nuovo alleato. Del resto sarebbe imbarazzante costringere un attuale ministro del Pd a rispondere, ad esempio, ad interrogazioni parlamentari prodotte dai 5Stelle sulle malefatte di amministratori del Pd.  Meglio tenersi la poltrona e sotterrare l’ascia di guerra.

Una scelta, quella della poltrona, che non lascia più spazio a dubbi: la totale omologazione al sistema dei 5Stelle, costretti ora ad adoperarsi per fermare, così come ha sempre fatto il Pd, inchieste, ispezioni e denunce. E questo in tutta Italia.

In Calabria l’ingrato compito di bloccare tutto il lavoro di denuncia dei 5Stelle sulle tante “anomalie” calabresi, è toccato ad Alessandro Melicchio. A lui il compito di insabbiare i tanti procedimenti penali aperti a seguito delle loro denunce a carico di esponenti del Pd e di magistrati palesemente corrotti. Melicchio, come tutti ricorderete, è stato il primo firmatario della richiesta di ispezione presso il Tribunale di Cosenza all’allora ed attuale ministro della Giustizia Alfonso Bonafede (luglio 2018). Che tanto in “bonafede” non è. E quello che stiamo per raccontarvi dimostra senza ombra di dubbio che l’accordo sottobanco del cessate il fuoco funziona.

C’è da dire che i 5Stelle non sono stati i soli a chiedere spiegazioni al Ministro sulle tante “stranezze” in procura, persino Forza Italia, (D’Ettore e Occhiuto) ha prodotto diverse interrogazioni parlamentari. Di più: a confermare che in procura ci sono problemi di corruzione che tutti i cosentini conoscono, ma che nessuno vuole portare alla luce, esistono decine di esposti prodotti dal senatore Morra sulla pesante corruzione presente nell’amministrazione Occhiuto, con tanto di prove e registrazioni, alcuni datati anche 2015, che non hanno mai visto la luce del sole. Non solo: Morra ha addirittura interrogato Cirò, l’ex segretario del sindaco Occhiuto accusato di aver truffato l’economato comunale attraverso false missioni istituzionali lautamente rimborsate, producendo una sorta di confessione dove Cirò chiama in causa il sindaco Occhiuto, e nonostante ciò non è mai successo niente. Tutto insabbiato e bloccato. Per volere stesso di Morra. E i fatti lo dimostrano: processi o rinvii a giudizio, a seguito dei suoi corposi esposti, pari a zero. Le cose sono due: o le denunce di Morra non valgono niente in termini “probatori”, il che è poco probabile, oppure è cambiato qualcosa nell’atteggiamento di Morra nei confronti della lotta alla corruzione. Fate voi.

Ma vediamo cosa è successo.

Dopo un anno mezzo dalla presentazione dell’interrogazione parlamentare, sostenuta e firmata da tutta la deputazione cosentina dei 5Stelle (8 deputati), in testa Melicchio, arriva la risposta del ministro Bonafede sul caso “Cozzolino”, che fa ben capire com’è cambiata la musica in casa 5Stelle.

Nell’interrogazione del luglio 2018 Melicchio chiedeva una ispezione al ministro presso il Tribunale di Cosenza perché “…da troppi anni, ormai, numerosi articoli di stampa, e tantissime denunce, descrivono un ambiente conflittuale all’interno della procura del Tribunale di Cosenza a causa di inchieste boicottate e fughe di notizie. Abbiamo deciso di interrogare il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per chiedere se intenda valutare la sussistenza dei presupposti per l’avvio di iniziative ispettive presso il Tribunale di Cosenza, e ciò anche al fine di fugare tutti i dubbi che emergono dalle notizie diffuse a tutela stessa dell’immagine della Procura del Tribunale di Cosenza…”.

All’interno dell’interrogazione si chiedeva inoltre di chiarire la posizione del pm Cozzolino, ritratto in una foto, a cena insieme a Carmine Potestio, ex capogabinetto del sindaco Occhiuto, indagato dallo stesso per bancarotta fraudolenta.

Questa la risposta del ministro Bonafede.

«Il capo dell’ufficio di Procura cosentino ha preliminarmente sottolineato che all’interno dell’ufficio inquirente non sussiste alcun tipo di conflittualità: il clima di leale e fattiva interazione fra tutti i suoi componenti, il Procuratore aggiunto e il Procuratore della Repubblica è una costante  caratteristica del lavoro portato avanti dal Procuratore capo e frutto del positivo contributo di tutti i magistrati, anche in occasione della predisposizione del progetto organizzativo dell’Ufficio, che, oltre ad essere approvato dal Consiglio giudiziario presso la Corte di appello di Catanzaro, non ha avuto alcun rilievo da parte dei magistrati stesso. Quanto alla fotografia che ritrarrebbe il pm Cozzolino a cena con l’indagato Carmine Potestio, ex capo di gabinetto del Sindaco di Cosenza, la questione è già all’attenzione del Consiglio Superiore della Magistratura (che ha archiviato il procedimento).

Dove sta l’appattamento.

Il ministro Bonafede, dopo aver ricevuto una interrogazione parlamentare firmata da 8 deputati del suo stesso partito sulle grave situazione presso il Tribunale di Cosenza, dopo aver saputo delle decine di esposti del suo senatore Morra, tutti insabbiati, dopo aver appreso dell’iscrizione nel registro degli indagati dei pm di Salerno di 15 magistrati calabresi tra cui proprio il procuratore capo di Cosenza Mario Spagnuolo, dopo aver appreso della grave denuncia prodotta dall’aggiunto Marisa Manzini, ora consulente di Morra all’antimafia, sulle tante negligenze in un procura create a d arte, che fa? Chiama il procuratore capo, ovvero il personaggio su cui si sarebbe dovuto indagare, e gli chiede come vanno le cose nel suo ufficio. Ma come: io ti chiedo di indagare su di lui, e tu non solo non la fai, ma addirittura lo avvisi e gli chiedi di scrivere una nota dove tutto va bene!!! Uno strano modo di intendere una ispezione a sorpresa.

Insomma, Bonafede si comporta allo stesso modo dei suoi nuovi compari del Pd. Al punto da chiedere all’imputato di dirgli se è colpevole o innocente e su questo basarsi. È chiaro che l’imputato risponde: innocente.

Ed è così che svanisce definitivamente ogni possibilità di avere una Giustizia giusta a Cosenza. Vincono ancora una volta i poteri forti e masso/mafiosi confermando che a Cosenza comandano loro, ma questa volta con la benedizione dei 5Stelle. E la corruzione continua.