Cosenza, sanità e massoneria: Mauro prima dimissionato e poi in esilio per gli affari con Santoro

Il presidente della Regione Mario Oliverio e il dg dell'Asp di Cosenza Raffaele Mauro inaugurano il reparto di Medicina dell'ospedale di Rossano

Queste le 16 persone coinvolte nell’inchiesta “Sistema Cosenza” della procura di Cosenza sulla sanità e per le quali il pubblico ministero ha richiesto il rinvio a giudizio nell’udienza preliminare fissata per il primo marzo: Antonio Scalzo (dirigente Asp); Fabiola Rizzuto (dirigente Asp); Aurora De Ciancio (dirigente Asp); Nicola Mastrota (dirigente Asp); Bruno Zito (dirigente Asp); Vincenzo Ferrari (dirigente Asp); Massimo Scura (già commissario Asp); Antonio Belcastro (ex dirigente regionale); Saverio Cotticelli (già commissario Asp); Carmela Cortese, Raffaele Mauro (ex commissario Asp), Luigi Bruno, Francesco Giudiceandrea, Giovanni Lauricella, Remigio Magnelli e Maria Marano.

A Cosenza, come tutti sapete, nulla è come appare. Il 9 febbraio del 2019, Raffaele Mauro, alias Faccia di Plastica, direttore generale dell’Asp di Cosenza nonostante avesse vinto una causa di servizio per “depressione cronica”, uno dei peggiori elementi della cricca di corruzione e malaffare che sguazza in Calabria, ha chiamato i suoi fratelli e compari dei media di regime ed ha annunciato le sue dimissioni.

Ora, non stiamo qui a ripetervi le cazzate che ha dettato a questi giornalisti senza spina dorsale, ma siamo qui con voi ad interpretare questa mossa che certamente gli è stata suggerita dai suoi “padroni” e dai suoi “padrini”, che come tutti sapete sono: la massoneria deviata (lui fa parte del Goi ma frequenta anche le logge coperte, come vedremo), Madame Fifì, al secolo Enza Bruno Bossio e Palla Palla, al secolo Mario Oliverio con la benedizione del Cinghiale, al secolo Tonino Gentile.

In tre anni – tanti ne sono passati da quando Mauro il depresso si era insediato – tutto è rimasto tale e quale com’era prima, quando al posto di Faccia di Plastica c’erano altri due soggetti al soldo del potere: Gianfranco Scarpelli e Gianfranco Filippelli. I tanti dirigenti e i molti dipendenti seri e preparati della sanità cosentina, unitamente ai molti cittadini onesti della provincia, hanno atteso inutilmente una ventata di cambiamento che segnasse un profondo solco di discontinuità dalla pessima gestione del salumiere di piazza Riforma e di quella dell’oncologo “mister 100 euro a nero” a visita.

In sostanza, ci chiedevamo all’epoca se Mauro potesse essere capace di rivendicare quella necessaria autonomia gestionale, propria di un direttore generale, per risolvere le molte questioni illegali che da anni denunciamo.

Ovvero: Mauro sarebbe stato in grado di denunciare la vergogna dei bilanci falsificati per nascondere il “buco” che la malapolitica aveva fatto negli anni? Sarebbe stato in grado di risolvere la questione Magnelli? Come pure la pelosa questione Sosto? O quella del dottore Borselli, magicamente scampato anche alla farsa del Gattopardo di febbraio? Sarebbe stato in grado di mettere in riga la pletora di dipendenti di via Alimena che sono lì solo per curare i propri interessi personali dopo aver garantito quelli del Cinghiale?

Ci chiedevamo quale sarebbe stato l’atteggiamento di Mauro davanti a tutti quei privilegi che quotidianamente si consumano fra le mura dell’ex Inam e la risposta la conoscete già: un disastro. Mauro è stato uno zerbino perfetto! E ci ha messo del suo, curando anche lui i suoi orticelli personali e piazzando la compagna Cesira Ariani (finanche il Gattopardo se n’è accorto!) e un bel gruppetto di fedelissimi nei posti più importanti della sanità cosentina. Con tanto di spreco assoluto di denaro pubblico in incarichi legali e altre cosette del genere.

I nostri dubbi, del resto, trovavano fondamento nei metodi e nei modi con i quali il direttore generale era stato individuato e selezionato. Ad appena due mesi da quella ridicola causa di servizio con la quale un giudice gli riconosceva lo status di “depresso cronico”. Una situazione grottesca e paradossale che ha fatto ridere tutta l’Italia approdando finanche sulle pagine del Corriere della Sera.

Invero, la sua nomina già allora sembrava un pannicello caldo, una minestra riscaldata o peggio il risultato di una alchimia incappucciata figlia di un compromesso di una certa classe politica oggi molto influenzata dai gruppi di potere dei club altolocati più noti come massoneria.

Pertanto la scelta praticata non era altro che il riproporsi di un metodo già altre volte sperimentato. Una scelta non certamente generata da uno slancio di altruismo a buon mercato, come avrebbe lasciato pensare la decisione di preferire un dirigente interno, bensì maturata sull’asse trasversale Palla Palla-Cinghiali-Madame Fifì che, dopo aver disegnato l’identikit del direttore generale con il filo a piombo e il regolo, si orientano verso le indicazioni provenienti dall’occhio divino.

Ora, per tornare a bomba all’addio di Mauro (che di sua iniziativa non poteva andare neanche a comprare le sigarette) e per tornare all’attualità anche al penoso blitz del Gattopardo senzacoglioni (scusate il francesismo), c’è doverosamente da ricordare che sono stati decisi perché la procura di Salerno e la Dda di Catanzaro avevano capito cosa si muoveva nella sanità cosentina, grazie anche all’intervento della magistratura corrotta.

Poi Raffaele Mauro è clamorosamente tornato alla ribalta perché – anche se i media di regime continuavano a proteggerlo – il suo nome è finito nelle carte dell’inchiesta che ha portato agli arresti di Pino Tursi Prato e del giudice Marco Petrini. E a febbraio 2019 era già chiarissimo, grazie ai soliti faccendieri “incappucciati”, che la procura di Salerno stava attenzionando i casini della sanità cosentina. Con tanto di cimici nella direzione generale dell’Asp di Cosenza, nella stanza di Mauro e in quella di Mario Santoro, detto anche “zio Mario”, braccio destro di Faccia di Plastica per un anno.

L’ordine era stato quello di nominare Santoro referente per i fondi da elargire ai papponi delle cliniche private (Gruppo Citrigno-Adamo, Occhiuto-Potestio, Gruppo iGreco-Renziani e famiglia Morrone) e referente sul Pollino per mettere a tacere i grossi casini combinati dai fratelli massoni deviati per la realizzazione di 4 sale operatorie nell’ospedale di Castrovillari. E si capiva bene che prima o poi il casino sarebbe scoppiato, anche se i media di regime provavano a spostare l’attenzione su altro… E ora che è arrivato persino il Gattopardo senzacoglioni (scusate di nuovo il francesismo), chissà se il Gran Maestro del Goi Stefano Bisi  scenderà in campo a dirci che conosce o meno Faccia di Plastica: Pittelli è stato rinnegato senza pietà. E Faccia di plastica? Ai posteri l’ardua sentenza!