Cosenza. Via dei Mille e le cubature di munnizza

Via dei Mille e le cubature di munnizza

Da quando è scomparso il Cavallo (Daniele Morelli) sono tornato a passare spesso da via dei Mille e a frequentare di più insieme a Bretto la “villetta”. La nostra “villetta”, dove quelli nati tra la fine dei ’60 e l’inizio dei ’70, abbiamo mosso i primi passi fuori casa, lontano (ma non troppo) dagli occhi vigili dei nostri genitori. L’occhio dei genitori in verità non serviva, la strada era così animata dalle attività che era impensabile potesse succederti qualcosa di losco.

In quel tempo, finita la scuola, ci sguinzagliavamo per la strada letteralmente dalla mattina alla sera, ci fermavamo solo per il pranzo. La strada era piena di attività, meccanici per auto, Mastru Tonino riparava moto e apiceddre, le auto-carrozzerie di Saruzzu (ancora c’è) e quella di Zu’ Fulviu e Mastru Cenzinu, la macelleria di Federico, ‘a fruttivendol’ì Nella, gli allora detti generi alimentari di Alduzzu (il papà di Silvio) e più avanti, venendo dal ponte, quello della signora Gina e del fratello Franco.

Dove oggi c’è Margherita era lo spazio del Grande Ulivo nel giardino da’ Casiceddra, una bellissima casa in pietra, e di un vecchio capannone in muratura dove da un lato, in un magazzino c’era il tornitore e ben separati, nell’altro lato, sguazzavano liberi i polli vivi (altro che grande distribuzione) della polleria di Viteritti (Polli del Crati) posta nella palazzina di fronte, al fianco del restauro mobili di Pisiddru (anche lui resiste). A seguire la cantina di Petruzzu con il Flipper, la pasticceria (che c’è ancora ma è stata tra gli ultimi ad arrivare), la rettifica motori di D’Acri, Armando (se non ricordo male il nome) che riparava lavatrici, Franchino con le bombole di gas dove oggi resiste il figlio Santino che vende articoli per la casa.

Poi, ma non per ultimi, cito il mitico biliardo di Mastr’Alberto (sutt’a discesa) che con la Pubbligrafica di Michele (un grandissimo fratellone per chi viveva quella strada) erano le vere e proprie basi del Commando Ultrà. Il Commando Ultrà, quello vero, quello che aldilà delle chiacchiere contemporanee, oggi lo puoi vedere solo nelle foto dell’epoca e può rimanere nei ricordi solo di chi lo ha visto dal vivo.

Tra metà e fine anni settanta, sotto la cosiddetta Sopraelevata, sono stati costruiti (ne ricordo vagamente i cantieri) i Box di ferro del meglio conosciuto “mercat’ì sutt’ì ponti”, accoglieva le bancarelle della prima chiusura di LungoCrati, la famosissima Boutique dei fiori, fruttivendoli a iosa (oggi chiamati orto-frutta), abbigliamento e intimo a manetta, scarpe e tanto altro. Insomma era una parte di quello che potevi trovare solo a LungoCrati (Lungugrati), oggi ne gestisce la vendita solo la grande distribuzione e probabilmente domani solo Amazon. Poi arrivò Bonofiglio con i primi Supermercati e oggi solo qualche Box resta in attività accerchiato solo da degrado, degrado e degrado, che a volte diventa anche degrado umano.

Questa mattina mi sono svegliato con la voglia di arricchire le mie piante da orto. Voglio un Habanero, preferibilmente già grande perché è ormai trascorso il periodo di semina. Sono anni che il mio amico Enrico (al tempo Bummits) pianta nell’orto di famiglia dei peperoncini di qualità stratosferica. I prodotti di quell’orto insieme a quelle piante di Haba, posso trovarli solo sutt’ì ponti e solo al Box di Tonino.

Incurante del presente o forse mi sono svegliato pensando di vivere negli anni ’80, ’90 o solo qualche anno fa, io e Bretto ci siamo preparati e sotto il già caldissimo sole del mattino, ci siamo avviati per andare sutt’i ponti. Arrivati su quel pezzo di via Padre Giglio, tra la palazzina di Canonaco e Margherita, dove insiste quello spicchio di sole cocente, sono tornato al presente, quei luoghi a me cari come care mi sono le mani, mi hanno catapultato al reale. Deficiente, mi sono detto in testa, ma come se io urlassi Bretto annuiva ululando. Sei solo uno stonato, sai benissimo che Tonino è scomparso ormai dal 2018 e tu volevi l’habanero il 25 giugno del 2022.

Al Box di Tonino ho fatto la spesa per tanti anni, fino al 1997/98 addirittura andavo a fare gli spesoni per i concertoni (ma anche i concertini) del Gramna e l’affare era sempre buono. Anche se non c’era Enrico, Tonino faceva dei prezzacci e oltre allo sconto applicato sul prezzo esposto, aggiungeva sempre qualcosa in più, alla fine arrotondava anche in difetto. Tonino (probabilmente anche grazie alle spiegazioni di Enrico) aveva capito bene cosa facevamo al Gramna e ci sosteneva incondizionatamente, aldilà del fatto che (o ppi sì o ppi forza) mi aveva visto crescere a via dei Mille.

Sapevo quindi che il Box di Tonino non c’è più, ma non riesco a capire per quale motivo la mente lo aveva rimosso. Quello che non sapevo è che oggi la cubatura di quel parallelepipedo di ferro è stata sostituita, quasi per intero, da un parallelepipedo di rifiuti di tutti i tipi. Un colpo al cuore ed al naso contemporaneamente, come se un pugile nella sua migliore forma mi avesse colpito con una rapida sequenza di colpi. Che dire? Il pugile me le ha suonate.

Anche il sindaco me le ha suonate, però con le chiacchiere che fanno male tanto quanto i pugni. Solo lo scorso autunno in campagna elettorale, l’attuale sindaco denunciava il degrado della zona e si faceva artefice di un immediato cambiamento. In un certo senso nella zona qualcosa è cambiato, è vero, perché è evidente che il degrado aumentata velocemente. Quello che non è cambiato è l’assessore al ramo che ormai non so più da quanto tempo siede su quella poltrona. Cambiano i sindaci ma l’assessore è al suo posto, come se l’incapacità venisse premiata d’ufficio. Gli schieramenti sembrano opposti ma alla fine si attraggono sempre amabilmente, così, anno dopo anno, interi pezzi di città diventano marginali e poi abbandonati al degrado.

Sutt’i ponti, i mezzi della raccolta dei rifiuti, passano solo per sostare nei pressi della fontana e consentire all’autista (che in barba al contratto spesso svolge il servizio da solo e senza aiuto) di rinfrescarsi e dissetarsi rapidamente, altrimenti il sistema satellitare indispettisce l’azienda che gentilmente ci offre, anche se a caro prezzo, il disservizio.

Ultimamente ho letto qualcosa riguardo l’evasione dei tributi comunali, pare che si attesterebbe intorno al 73,9%. Il dato è secco, senza differenziazione dei ruoli, invece sarebbe interessante capire la percentuale esatta divisa tra cittadini e imprese, aziende, negozi ecc. Ho il fondato sospetto che, per esempio, riguardo alla TARI, l’evasione maggiore è tra le Utenze Non Domestiche e di conseguenza anche gli “abbandoni”. Così a chi non può pagare perché non ha i soldi si aggiungono le attività che invece qualche soldino dovrebbero averlo. Basta guardare i rifiuti abbandonati, qualcuno spesso è addirittura differenziato e poi gomme auto, ricambi auto, barattoli di vernici che difficilmente si usano in casa, buste tipiche degli uffici con carta, bicchieri e cialde di caffè, buste piene di grattaevinci e ricevute di scommesse, calcinacci, residuati edili ecc.

Capitolo a parte sono gli sfalci del verde pubblico, sistematicamente l’azienda dei rifiuti li lascia giacere per lungo tempo, in modo da confonderli con gli “abbandoni”. Perché sia chiaro che gli “abbandoni” vengono pagati fuori capitolato e riempiono pure le discariche. Insomma mentre la nuova amministrazione (che inizia ad essere nota per immobilismo) aumenta la TARI ai cittadini, macchinette di soldi tipo grandi panetterie, farmacie, gioiellerie, sale scommesse, pub, ristoranti, gelaterie e tantissime attività economiche continueranno a non pagare e/o avranno lo sconto, continuando a riempire Cosenza di rifiuti. Insomma pagheremo la TARI per imprese e attività, così la cubatura di rifiuti al posto del Box di Tonino sarà completata.

Evviva la nuova amministrazione Perugini.

Evviva la Calabria Straordinaria.

Scritto a Cosenza, il 25 giugno 2022 da Dino Grazioso per conto di se stesso (arrassusìa)