Gratteri, Milano e il “papa straniero”

La Rai e i media di regime calabresi hanno fatto finta di nulla ma ormai da qualche ora il chiacchiericcio sulla possibilità che Nicola Gratteri possa essere destinato a guidare la procura della Repubblica di Milano si fa sempre più consistente. E se tra i meda di regime c’è chi sinceramente è “amico” di Gratteri, c’è anche chi “teme” azioni giudiziarie e – in silenzio – sta pregando notte e giorno perché ciò avvenga anche se non si espone e, appunto, fa finta di niente.

Del resto, la candidatura di Gratteri a procuratore capo di Milano non è neanche una novità, visto che se ne era parlato abbondantemente alla fine del 2015. Per la precisione nel mese di novembre. Tra i 10 magistrati che avevano presentato domanda per candidarsi come nuovo capo della Procura della Repubblica di Milano c’era infatti anche Gratteri. Si doveva decidere il successore di Edmondo Bruti Liberati, andato in pensione. Tra le candidature, quelle dei tre aggiunti della Procura milanese, Ilda Boccassini, Albero Nobili e Francesco Greco. Quest’ultimo poi era stato effettivamente nominato e adesso è in procinto anche lui di andare in pensione e di conseguenza ci sarà da scegliere un nuovo procuratore.

Gli altri aspiranti del 2015 includevano l’allora capo di gabinetto del ministro della Giustizia, Giovanni Melillo, e l’allora procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri. Ma avevano presentato domanda anche Cuno Tarfusser, magistrato alla Corte penale internazionale, il capo della Procura di Trento Giuseppe Amato detto “Gimmi”, Francesco Saluzzo (procuratore capo a Novara), Andrea Garau (capo della Procura di Nuoro) e Massimo Meroni, procuratore aggiunto a Bergamo.

Nelle cronache dell’epoca erano in molti ad affermare che alla fine la scelta potesse ricadere su un “papa straniero”. Un’ipotesi che avrebbe favorito senza dubbio proprio Nicola Gratteri, del quale tra l’altro si era parlato a lungo perché l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi lo avrebbe voluto come ministro della Giustizia, “stoppato” poi dalla provvidenziale “pantofola” di Napolitano. Ma tra le candidature esterne alla procura di Milano c’era anche quella del procuratore di Trento Giuseppe Amato, detto “Gimmi”, figlio di Nicolò, per dieci anni a capo della direzione generale delle carceri. E proprio “Gimmi”, secondo gli addetti ai lavori, sarebbe l’unico a sbarrare la strada che porta a Milano a Gratteri.

Ma l’attuale procuratore di Catanzaro ha molte più chance rispetto al rivale per il semplice motivo che in questi cinque anni a Milano la ‘colonizzazione all’incontrario’ da parte della ‘ndrangheta, come hanno dimostrato le ultime indagini, non solo non si è fermata ma ormai dilaga. L’ex procuratore Edmondo Bruti Liberati diceva già allora che ‘una sottocultura criminosa ha la meglio in aree altamente industrializzate e ricche di servizi pubblici’. E definiva “costante” il collegamento tra ‘locali’ lombarde e calabresi.

Alcuni piccoli paesi della Calabria (e citava San Luca, Platì, Rosarno, Limbadi, Grotteria, Giffoni) hanno di fatto colonizzato alcuni comuni dell’hinteland milanese: si è trattato di una sorta di colonizzazione all’incontrario”. Figuratevi adesso… Ma la partita è ancora tutta da giocare e ognuno dei protagonisti farà il suo gioco. Nel frattempo, il “regime” si organizza…