La banda di Sammarco/3: il contesto politico-mafioso

Maurizio Rango

Prima di continuare con la telefonata intercettata dal colonnello Ferace, tra Ivan e Daniele, è necessario, per noi, dare al lettore una visione totale del contesto politico/mafioso di quel periodo. Tale descrizione restituisce a noi, e a voi lettori, la situazione di quel momento e gli ambiti in cui si svolgono i fatti che da giorni stiamo narrando. Alla luce di questo tutto si collocano gli eventi e il resoconto, fino a prova contraria, non fa una grinza.

Foggetti canta chiaro: in un primo momento ci schierammo con Paolini, su sollecitazione del suo stesso entourage. Il quale aveva creato le giuste condizioni per un contatto che si concretizzò, sempre a detta di Foggetti, con l’elargizione di diverse decine di migliaia di euro sia alle famiglie degli zingari presenti a Cosenza, sia con somme consistenti elargite direttamente ai capizzuni.

I “rivali” del clan Rango/zingari, che si rifanno al vecchio boss Perna, al contrario, si schierarono con Occhiuto. Ma al ballottaggio le cose cambiano. La sfida si fa seria. Lo scarto tra i due è risicato. Tutto si gioca sul filo del voto. E la politica (si fa per dire), si muove. Le forze che parteggiano per Occhiuto, Madame Fifì in testa, preparano la loro strategia. Sanno perfettamente che bisogna accaparrarsi i voti dei quartieri popolari. Almeno di alcuni. Bisogna far desistere dal votare Paolini coloro i quali dallo stesso hanno ricevuto denaro e promesse. E non è facile. Serve qualcuno autorevole. E non certo un politico. Uno di polso che imponga la propria autorità, capace di indirizzare fiancheggiatori e simpatizzanti del clan più potente di quel momento, Rango/zingari, a cambiare idea. Perchè loro si erano già schierati con Paolini.

Franco Sammarco
Franco Sammarco

E qui entra in campo l’avvocato Sammarco. Che con tali personaggi, per lavoro e non solo, si trova a proprio agio.

Convoca Rango, che tanto pure se li vedono insieme può sempre dire di averlo incontrato per questioni legali, per capire le sue intenzioni “di voto”. Sammarco espone al boss quello che la sua amica Madame Fifì dice: se vince Paolini sarà difficile fare affari, nonostante le promesse fatte. Invece con Occhiuto si può parlare, è affidabile, e soprattutto è pieno di debiti, quindi, a differenza di Paolini, più ricattabile. E’ lui l’uomo su cui puntare. E per convincere il boss e dare un segnale concreto della loro amicizia gli rifilano una bella 20.000 euro in contanti, e la promessa di diversi appalti, tra cui quello di gestire le cooperative. Rango vede l’affare, e come è uso tra i malavitosi, non ci mette niente a cambiare idea.

C’è un problema, però. Occhiuto si era già appattato con esponenti dei vecchi clan legati al boss Perna, ai quali aveva già promesso quello che Sammarco, per conto suo, sta promettendo ai nuovi alleati. Rango, da boss qual è, dice di non preoccuparsi che a questa cosa ci pensano loro. Ed imbastisce con i rappresentanti del clan Perna un ragionamento da “falsa politica”.

Gli fa credere di essere d’accordo con loro (mentre dai verbali Foggetti dice chiaro che loro li tolleravano solo per via del vecchio boss Franchino Perna, e che non vedevano l’ora di spazzarli via) e che è meglio convergere tutti su Occhiuto. Che poi, quando sarà eletto, si vedrà come spartirsi le cose. Ma in cuor suo Rango ha già deciso di prendersi tutto, è solo strategia la sua in questo momento. Meglio non fare strusciu e raggiungere prima l’obiettivo.

E così tutto il clan si adopera e la vittoria di Occhiuto arriva facile facile. Recupera con questa operazione i quasi 2000 voti che gli servono per vincere. E la poltrona di sindaco è sua. Gli esponenti del clan Perna, come dice Foggetti, iniziano a pretendere quello che avevano concordato con Occhiuto. Perché ancora non hanno compreso la falsa politica di Rango. E pensano che sono amici. Ma Occhiuto non può accontentarli, perché ora quello che doveva a loro, che lo hanno “portato” dal primo momento, lo deve a Rango. Ed iniziano i problemi. Infatti, riferisce il Foggetti in una delle sue cantate, un esponente del clan Perna gli disse che “Occhiuto è nu pisciaturo perchè non mantiene le promesse (si stava comportando male con loro sulle cooperative), e che sarebbe stato meglio portare Paolini”. Sono ancora convinti di poter pretendere quello che secondo loro gli spetta. Solo dopo capiranno il grande pedi i gaddru che gli hanno fatto.

Nel contempo, Lanzino vede nella morte di Michele Bruni, la possibilità di equilibrio stabile con il clan Rango/zingari, una sorta di tregua armata. Si è già appattato di fatto (nonostante le storiche rivalità) con il clan Cicero, con il quale già si spartiscono affari e territorio, ed apre una interlocuzione con Daniele Lamanna.

Ma c’è un ostacolo ancora da superare ed è Luca Bruni. Fratello di Michele, che ha preso in mano quel che resta del clan. Lanzino sa che con Luca Bruni è difficile trovare un accordo. Ci sono fatti di sangue tra loro che non si possono cancellare. E così per il povero Luca scatta la trappola. La sua morte conviene a tutti. Niente più guerra e rivalità, ma solo guagna per tutti. Maurizio, Daniele, Franco ci stanno. E organizzano l’agguato. Nonostante l’amicizia che li lega, Daniele, a detta di Foggetti, non esita a sparargli alle spalle. La morte di Luca stabilisce nuovi equilibri. E la pace con gli altri ora è cosa fatta.

Ma purtroppo per loro non avevano calcolato il pentimento di Adolfo Foggetti, e quello che per Daniele e gli altri doveva essere il loro incoronamento a nuovi boss, diventa un boomerang. Le cantate di Ernesto prima, e Adolfo poi, mettono in seria difficoltà il clan, che ha già avuto diversi pentiti, tra cui la moglie di Michele. Non resta altro da fare a Daniele che darsi alla latitanza. Favorita, a detta da Foggetti, da una talpa nei carabinieri. Daniele è un uomo braccato, solo. Tutti lo cercano. Lo cercano i suoi ex amici, lo cercano gli uomini di Lanzino, lo cercano i fedelissimi di Michele Bruni. Oltre ad essere braccato da polizia e carabinieri. E’ difficile restare in latitanza senza amici. E così, decide di consegnarsi alla polizia. Con un arresto che è palesemente concordato. Non ci sono dubbi.

Occhiuto sta già accontentando i Lanzino/Cicero, che sono in tregua con i Rango/zingari, ma non sa come sbrigarsela con gli esponenti del clan Perna che pretendono la loro parte. La disputa è sulle cooperative. Loro vogliono mantenere il controllo sulle stesse. Come è sempre stato. Ed iniziano a “tallonare” il sindaco. Il quale, come scrivevo ieri, si rivolge ai suoi nuovi alleati, ai quali ha promesso la gestione delle cooperative. Ed allora Daniele chiama Ivan. E il colonnello Ferace ascolta la telefonata.

(3 – Continua)

GdD