La doppia lotta di un invalido: malattia e burocrazia

Le necessità di cura e assistenza di un malato non si esauriscono con i trattamenti terapeutici di vitale importanza. La condizione di fragilità determinata dalla malattia comporta particolari esigenze di tipo sociale ed economico ed è per questo che l’ordinamento prevede tutele giuridiche e benefici economici che consentono al malato e alla sua famiglia di continuare a vivere dignitosamente, nonostante la malattia e le terapie.

Questo, in teoria, ciò che afferma la Carta dei diritti del malato; ma nella pratica, l’iter per ricevere tali benefici, è tutt’altro che semplice e spesso non si verifica proprio. A Cosenza, l’informazione su tale tematica è scarsissima, il malato ed i suoi familiari dovrebbero ricevere indicazioni precise dal medico stesso che ha il paziente in carica per ottenere un sostegno socio-assistenziale (se necessario anche psicologico); sulla possibilità di scegliere terapie non convenzionali; sugli strumenti di tutela del posto di lavoro e di conciliazione dei tempi di cura e di lavoro. Ciò avviene in pochissimi casi o, per dirla tutta, in quasi nessuno.

Poi si aggiunge la difficoltà burocratica e ‘l’ignoranza’ (intesa proprio come non conoscenza) della legge relativa allo stato di malattia. E’ pur vero che sono state tante le truffe ai danni dell’Inps, ma capita spesso che i veri beneficiari non hanno riconosciuti i propri diritti per inadempienza dell’ente o superficialità nel valutare la domanda.

Prendiamo in esempio un malato di tumore, esso ha diritto all’esenzione del pagamento del ticket per farmaci, visite ed esami appropriati per la cura del tumore da cui è affetto, per le eventuali complicanze, per la riabilitazione e per la prevenzione degli ulteriori aggravamenti (D.M. Sanità 329/1999). Inoltre la legge n. 80/2006 (art. 6) ha disposto un iter di accertamento accelerato dell’invalidità civile e dell’handicap, a carico della Commissione medica della ASL, in caso di malattia oncologica e che la visita di accertamento deve essere effettuata entro 15 giorni dalla data di presentazione della domanda. Anche gli ‘esiti dell’accertamento’ dovrebbero essere immediatamente produttivi dei benefici che da essi conseguono.

A Cosenza non funziona così, i tempi sono molto più lunghi e la visita di accertamento a volte sembra un interrogatorio mortificante per il paziente (gli viene chiesto se la perdita dei capelli, derivante dalla chemioterapia, non sia invece un taglio strategico; oppure ad uno stomizzato viene chiesto di mostrare lo stoma).

Ripetiamo è giusto accertare le patologie per evitare truffe, ma sempre tenendo in considerazione la dignità del paziente. E come se non bastasse la domanda spesso viene rigettata. Sempre nel caso di uno stomizzato l’istituzione di una stomia (sia ileo che colo che uro), con l’alterazione dello schema corporeo, dà diritto ad un’alta percentuale di invalidità.

Ma a Cosenza, secondo testimonianze dirette, non sempre viene riconosciuta. Ciò dovrebbe portare il malato a fare ricorso, ma il più delle volte le difficoltà fisiche e psicologiche lo inducono a lasciar perdere. D’altronde si sa come funziona la sanità nella nostra Regione: il malato viene dimenticato, figuriamoci la tutela dei suoi diritti.

Valentina Mollica