Lettere a Iacchite’: “Vi racconto chi è Tonino Gentile”

Vi racconto chi è Tonino Gentile.

La lettera ci è arrivata via mail, ovviamente firmata. Ormai è un “classico” di Iacchite’ e ad intervalli più o meno regolari (l’ultima volta è stata circa un anno fa) la ripubblichiamo, anche perché – malgrado nostro – il soggetto protagonista è sempre a caccia… Quest’anno l’obiettivo è la Lega e i soliti bene informati dicono che ormai è fatta, grazie anche ai buoni uffici del vecchio Denis Verdini, ormai sempre più boss. Lui – quello che scrive – è un vecchio amico di Tonino Gentile, col quale ha rotto ormai da 25 anni, ma non ci scrive per dileggiarlo come fanno tanti altri, compresi noi di Iacchite’. Non lo chiama mai Cinghiale, né tantomeno forza la mano sui tanti affari al limite della legalità (diciamo così) che porta avanti da una vita.

Certo, ne parla, non può non parlarne, ma non è su quello che vuole calcare la mano, pardon la penna. L’analisi del vecchio amico del Cinghiale va molto più in profondità e arriva ad una conclusione: la sua stella sta tramontando. E’ un parere personale del diretto interessato, ovviamente, magari anche rafforzato dalle ultime vicissitudini: il figlio di Tonino, Andrea e il fratello, Pinuzzu, trombati entrambi alle Politiche e alle Regionali… ma che ci sembra degno di poter essere ospitato ancora sul nostro giornale.

Ecco il testo integrale della lettera. 

C’era un ragazzo, uno di noi, anche lui nato allo Spirito Santo.

Quel ragazzo che io ho conosciuto e frequentato sino alla fine degli anni Ottanta oggi è sottosegretario allo sviluppo economico (la lettera è stata mandata quando ricopriva ancora la carica ma tutti sanno che ora sta ufficialmente con Salvini e tutta la sua banda di corrotti e farabutti…, ndr).

Tonino Gentile io lo conosco bene. Da quando, bambino, perse prematuramente il padre.

Eravamo tutti poveri al centro storico, cresciuti insieme a gente che poi sarebbe passata verso la delinquenza. La mamma è stata una signora buona, che ha tirato su sette figli. Tonino è quello più cinico.

Lo conobbi agli inizi degli anni Settanta, quando si era iscritto all’Università di Bologna. Giacomo Mancini gli mandava un mensile per farlo studiare, ma lui pensava alla politica e si laureò solo a 31 anni, a Salerno, in geologia…

A 29 anni diventò segretario provinciale del Psi e l’anno dopo si fece autoeleggere nel Cda della Carical. Aveva fame Tonino e quella fame non gli è mai passata, nemmeno adesso che è ricco sfondato.

Nel 1979 mi pare si sposò con Rosa Bombini, una brava donna, ottima docente, figlia di un macellaio di Malito. E si fece fare il compare d’anello da Pasqualino Perfetti, che poi lo assunse all’USL.

Tursi Prato
Tursi Prato

Alla Carical la svolta avvenne quando entrò nel comitato di gestione. Lì, il suo migliore amico era Pino Tursi Prato. Tonino lo elevò al ruolo di segretario del partito e capogruppo quando ruppe con Giacomo Mancini, alla fine degli anni ottanta. Tursi Prato si intestò le due ville dei Gentile costruite da Piero Citrigno quando Pino Gentile era sindaco… Basterebbe solo questo…

Oreste Nicastro (terzo da sinistra)

Oreste Nicastro, procuratore della Repubblica dell’epoca, lo proteggeva e possiamo immaginare anche perché…

Poi, l’arresto nel 1987, sempre per la Carical (su spinta di Gratteri, non certo della procura di Cosenza…) ma anche la prescrizione dei reati. Lo persi di vista il 1990 quando ruppi con lui.

Pensavo che con Tangentopoli la sua stella sparisse ma non avevo fatto i conti con la sua furbizia. La gente non lo ama a Tonino, anzi lo detesta. I suoi elettori sono quelli del fratello. Lui si circonda di amici occasionali.

Dicono che abbia acquistato altre case, ora che ha uno stipendio che può giustificare queste cose. Mi hanno pure detto che l’ex dg dell’ospedale, Santagati, uno dei suoi camerieri, lo fece dirigente senza concorso e cosi prenderà tante pensioni.

Ma non gli basteranno mai, perché quella fame conosciuta da bambino non si placherà mai. Fa lo spavaldo, dice in giro che è lui a far nominare i procuratori, che li tiene dal bavero.

Pierino Citrigno

Odia (o almeno dice così) Citrigno e Tursi Prato, gente che insieme ad Ugo Gravina ed Eugenio Conforti hanno fatto la sua fortuna, in ogni senso.

Io credo che la sua stella stia tramontando e non prendetemi per pazzo.

Troppo potere, troppa ostentazione, Rolex da 50 mila euro, vacanze a Venezia, suites, macchine, ville. E lo sviluppo economico … Dio mio, povera sinistra socialista.

Mancini non era un Santo, ma spendeva i soldi per fare politica. Era un gigante.

Qui parliamo solo di fatti e fortune personali. Basterebbe che venisse qualcuno e gli chiedesse conto delle fortune accumulate, magari intestate a cognati e ad altri parenti o clienti.

I suoi amici oggi sono Gianfranco Ponzio, Michele Marchese, Nicola Buoncristiano e altri maneggioni della sanità.

Tursi Prato e Citrigno sono stati condannati per altri reati ma evidentemente hanno avuto qualcosa per non parlare e per non farlo sprofondare. Ci sono sicuramente dei patti tra di loro. Anche se spesso e volentieri entrambi lasciano intendere che potrebbero parlare. Ma poi non lo fanno mai…

Tonino il freddo non vuole bene a nessuno. Prima o poi però anche lui sarà giudicato per i suoi “peccati“. Nella sanità accade che un Ponzio qualsiasi diventi ricco sfruttando poveri disoccupati e che un Marchese (entrambi falliti) venda copertoni a 320 euro l’uno.

Ho qualche mese in meno di Tonino, credo otto, ma non rimpiango di non essere ricco come lui. Rimpiango di avergli stretto la mano, ormai tanti anni fa…

P.S.