Maxi frode nella Sibaritide. Sequestrati 15 milioni di euro e due società

CORIGLIANO-ROSSANO – I finanzieri della Compagnia di Corigliano – Rossano, facendo seguito all’attività già eseguita lo scorso 4 marzo con l’esecuzione di misure cautelari reali e l’arresto di sei persone (si trattava della famiglia Caputo: il capofamiglia Francesco, la moglie, il cognato e altri dipendenti), hanno dato attuazione a un’ordinanza emessa dalla Sezione Riesame del Tribunale di Cosenza che dispone il sequestro preventivo, anche nella forma per equivalente, di beni mobili e immobili, fino a concorrenza di 15 milioni di euro, nei confronti di 2 società di capitali nonché di una persona fisica e dell’omonima ditta individuale.

Nei confronti delle società di capitali, operanti nel settore della raccolta dei rifiuti ed in quello edile, stando agli esiti delle indagini, sono stati riconosciuti gravi indizi di responsabilità per reati commessi nel loro interesse ed a proprio vantaggio ed è stata per questo disposta la nomina, ai sensi del decreto legislativo 231/2001, che disciplina la responsabilità degli enti per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato, di un commissario giudiziale che si occuperà dell’amministrazione delle stesse per un anno.
Il provvedimento giunge all’esito del ricorso in appello promosso dalla Procura della Repubblica di Castrovillari dinanzi al Tribunale di Cosenza avverso l’ordinanza del gip di Castrovillari, con la quale erano state applicate misure cautelari personali e reali nei confronti di 25 persone fisiche e giuridiche coinvolte in un presunto meccanismo di frode all’Iva, al fine di far riconoscere anche la sussistenza, per alcuni degli indagati, dei gravi indizi del reato di associazione per delinquere.

Il collegio, accogliendo la tesi della Procura e ravvisando l’esistenza di una stabile struttura organizzativa composta da alcuni soggetti del medesimo nucleo familiare, ha riconosciuto il presupposto per l’applicazione del provvedimento di sequestro nei confronti delle due società di capitali, riconducibili di fatto ai principali indagati.
I nuovi soggetti giuridici coinvolti, alla luce degli elementi probatori allo stato raccolti, sono risultati creati ad hoc dagli indagati a seguito del fallimento di una società sottoposta a verifica da parte delle Fiamme Gialle della Compagnia di Corigliano-Rossano, distraendo i beni di quest’ultima al fine di compromettere le pretese dell’Erario e di tutti i creditori, nonché proseguire l’attività imprenditoriale sotto nuove insegne societarie.
L’attività della Guardia di Finanza si inquadra nel costante presidio del Corpo a salvaguardia del bilancio dello Stato e dell’Unione europea ed è stata eseguita in stretta sinergia con la Procura della Repubblica di Castrovillari, diretta dal procuratore Alessandro D’Alessio, impegnata nella tutela della economia sana del territorio, vulnerata dalla commissione dei reati oggetto d’indagine, che sottraggono risorse allo Stato e dunque alla collettività.
Gli indagati avranno la possibilità di fornire la propria ricostruzione dei fatti nel seguito del procedimento che trovasi, allo stato, nella fase delle indagini preliminari.