Non ci resta che chiuderci

Sono giorni che l’Italia intera è ripiombata nell’angoscia di dover rivivere una nuova “chiusura totale”. L’aggravio della situazione sanitaria in termini di aumento esponenziale dei contagi, di giorno in giorno, diventa sempre più allarmante: urge fare qualcosa. Bisogna prendere dei provvedimenti per “fermare l’avanzata” del maledetto virus. Il rischio concreto è quello di saturare di nuovo i reparti di terapia intensiva, con conseguenze che non vogliamo neanche pronunciare. Si sa: il nostro è un sistema sanitario fragile, potrebbe non reggere una nuova ondata di contagi come quella della prima chiusura totale. Anche perché niente o poco è stato fatto per rafforzare l’intero apparato sanitario, nonostante la consapevolezza di un possibile contagio di “ritorno” dopo la fine della prima chiusura totale. In poche parole ci siamo sbracati troppo, convinti di aver superato definitivamente la “fase critica”. E quel maledetto mostro microscopico ne ha subito approfittato per tornare a riprodursi nell’agguerrito tentativo di colonizzarci.

Su questa maledetta bestia invisibile se ne sono dette talmente tante, tutto e il contrario di tutto, che per l’uomo comune è diventato davvero difficile distinguere la verità dalla suggestione. A complicare la già grave situazione di “comprensione del momento” da parte della maggior parte della popolazione, medici e virologi, diventati di colpo famosi come gli chef stellati che lavorano in TV: invece delle provette e del microscopio in tanti, pensando bene di sfruttare l’occasione per accreditarsi agli occhi della gente come scienziati di fama mondiale, hanno preferito le comode poltrone degli studi televisivi, scatenando una vera e propria gara tra esperti per l’occupazione di ogni spazio di “divulgazione” possibile. Una gara tra esperti che, nell’insano tentativo di primeggiare sui colleghi per motivi non certo di natura scientifica, ha prodotto un unico risultato: confondere le idee sempre più alla gente a casa. Ognuno ha detto la sua spesso in contrasto con gli altri, senza mai preoccuparsi della necessità di chiarezza che il delicato momento esige. In situazioni tese come questa che stiamo vivendo il panico è sempre dietro l’angolo. E Napoli è un primo drammatico esempio.

Su una cosa, però, pare esserci parere unanime: il virus si trasmette attraverso il contatto con una persona infetta. Perciò mantenere una certa distanza di “sicurezza” è un primo presidio sanitario per evitare la diffusione del virus. Distanza che, stando ai pareri dei succitati esperti, insieme all’uso corretto delle mascherine, annulla ogni possibilità di contagio. Il tutto ovviamente accompagnato da una maggiora attenzione all’igiene personale: lavarsi le mani spesso e volentieri. Accortezze che potrebbero, se svolte con criterio, “arginare” la diffusione del virus. Ma da sole non bastano bisogna ridurre al minimo indispensabile i contatti umani: il principale vettore del virus. Sospendere le “attività di socialità” spesso associate ad attività di natura economica, è fondamentale. Su questo bisogna rassegnarsi: non ci resta che chiuderci. È chiaro che tocca al governo trovare tutte le soluzioni economiche per chi da questa “chiusura” parziale è colpito economicamente. Come ovviamente tocca al governo riorganizzare, una volta per tutte, la nostra sanità, mettendo in condizione il personale medico di operare in sicurezza e con risultati positivi specie in situazioni di emergenza come questa.

Ci tocca prendere per buone queste parole e comportarci con coscienza di conseguenza. Se davvero vogliamo uscire da questo nuovo incubo. Non abbiamo altra strada, anche perché l’unica cosa che possiamo fare è quella di aspettare una cura. Che tarda ad arrivare, nonostante le tante chiacchiere che girano. Gli esperti su questo sono totalmente divisi, e nessuno studio all’oggi promette una magica soluzione nei prossimi mesi. Perfezionare un vaccino è cosa complicata, richiede tempo, e nel caso del covid 19 la cui “natura” è incerta, è ancora più complicato. Ci vorrà ancora tempo (nessuno è in grado di quantificarlo): diversi studi che sembravano avanzati, sono stati sospesi per via dell’insorgere di diversi “effetti collaterali” nella loro sperimentazione sull’uomo, la loro ripresa all’oggi pare ancora incerta. Nessuno può dire con precisione quando sarà pronto un vaccino efficace per tutti. A meno che qualcuno, che sapeva chissà come dell’arrivo di questo virus, non si è premurato di metterlo a punto e “farne scorta”.

Infatti c’è chi dice che per avere un vaccino sicuro bisognerà aspettare l’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti d’America, sperando che sia quello giusto. Una “tesi” che all’oggi sembra essere quella più “scientificamente” valida. Che Dio ce la mandi buona.