Omicidio Bergamini, 41^ udienza. La difesa di Internò inciampa su Petrini e scade nella miseria umana

Il controesame dell’avvocato di Isabella Internò, Angelo Pugliese, a Donata Bergamini nella 41^ udienza del processo per l’omicidio volontario pluriaggravato del fratello, ha avuto un solo, squallido obiettivo: insistere sul suicidio sulla base di una presunta sieropositività di Denis Bergamini che avrebbe indotto il calciatore a un gesto estremo. Non sono mancati i momenti di tensione. Donata non ha dubbi sulle responsabilità di Isabella Internò e alza la voce in maniera sacrosanta per urlare nel silenzio dell’aula: “L’hanno ucciso e non hanno avuto pietà neanche del suo corpo, l’hanno ucciso nella peggiore maniera possibile e Isabella c’entrava, sì c’entrava”. 

“La signora Internò – ha detto Donata Bergamini – non l’ho vista la sera al nostro arrivo, non era in caserma e neanche in ospedale. L’ho rivista al funerale. Ci siamo sentite alcune volte al telefono. L’ultima è stata quando la Internò mi disse che Denis avrebbe voluto che la Maserati fosse lasciata a lei. Ho sempre detto che mio fratello era stato ucciso e che la Internò c’entrava, io riconduco tutto all’aborto. Lei era lì ed ha detto falsità”.

La sorella di Denis è stata forte, ha respinto tutte le provocazioni, non ha mai perso la lucidità anche quando l’avvocato Pugliese ha iniziato a scadere nella miseria umana con l’assurda tesi della sieropositività di Denis. Secondo il legale di Internò, la famosa telefonata che riceve a Boccaleone di Argenta il 13 novembre 1989 alle otto di sera e che lo manda in crisi potrebbe essere l’annuncio della sua presunta sieropositività. L’aula quasi insorge contro questa assurdità ma non c’è neanche il tempo che si concluda il mormorio/brusio dei presenti, perché Pugliese ne spara un’altra ancora più grossa. E cioè che la mattina dell’ultimo giorno della sua vita, dopo l’allenamento, Bergamini avrebbe avuto fretta di andare via dallo stadio – discutendo con l’allenatore in seconda che gli “chiudeva” la macchina – perché deve ritirare i risultati delle analisi… A questo punto, insorge la presidente della Corte Paola Lucente, che non ammette la domanda e intima all’avvocato, che in precedenza aveva sostenuto che le sue fossero domande esplorative: “Adesso non la faccio più esplorare! Non ammetto altre domande sull’Hiv”. 

Donata è stata forte soprattutto in questo frangente, quando era davvero difficile non perdere la pazienza e ha tagliato corto: “Non ne sono a conoscenza – ha risposto – ma certamente se Denis avesse avuto il sospetto non avrebbe baciato mia figlia”.

L’avvocato Fabio Anselmo non ha potuto fare a meno di far risaltare la miseria umana dell’avversario. “Incommentabile – afferma -. La tesi si basava su domande incompatibili. Denis avrebbe appreso di questo presunto Hiv in circostanze decisamente incompatibili le une con le altre e con ogni criterio di logica. O a Ferrara con una telefonata o a Cosenza scappando dallo spogliatoio dopo aver discusso con l’allenatore in seconda perché non riusciva a prendere la macchina. E poi è anche surreale che lunedì sera alle otto venga comunicato un esito così tremendo per la vita di una persona, attraverso una telefonata, così: “Sei sieropositivo”… Sono storielle suggestive e la presidente le ha liquidate come domande del tutto esplorative cioè prive di consistenza fattuale. Per il resto Donata è stata grande, ha retto fino in fondo nonostante tutte le provocazioni e le difficoltà emotive. Siamo soddisfatti e andiamo avanti”.

Per oltre metà della sua durata, il controesame è stato caratterizzato da una stucchevole riproposizione di stralci del libro di Carlo Petrini, “Il Calciatore suicidato”, che non hanno portato a nessun risultato tangibile per la difesa. Anzi, no: uno l’hanno raggiunto. Oggi tutti hanno capito che se Donata Bergamini ha deciso di non querelare Carlo Petrini, la signora Internò e suo marito Luciano Conte invece l’hanno fatto perché l’ex calciatore alla fine ha dichiarato pubblicamente che la pista giusta per arrivare alla verità è quella che porta ai due coniugi. Una sorta di schiaffo morale che ancora rimbomba nell’aula. Della serie: colui che è stato la guida principale del controesame con le sue infinite citazioni è stato denunciato dalla sua cliente e non dalla famiglia Bergamini. Sarà stato anche per questo che Donata alla fine rivelerà ai cronisti cos’ha provato nel guardare in faccia Isabella Internò dopo tutti questi anni: “Nei suoi occhi ho visto la verità”. Quella che conoscono tutti. Si torna in aula il 28 aprile mentre il 19 e il 20 maggio il processo si sposterà nella Corte d’Assise di Bologna per ascoltare due testimoni-chiave: Tiziana Rota e Maurizio Lucchetti.