Rende, la banda di Marcello Mazzetta: il “pistolero” (l’assessore con la pistola)

Pino Munno, il pistolero

Si definiscono innovatori e portatori di “cambiamento” ma in realtà la loro politica non solo è vecchia come il cucco ma è addirittura ancora più spregiudicata e spavalda rispetto a quanto accadeva nella Prima Repubblica. Oggi “politici” come Robertino Occhiuto detto il parassita e Marcello Manna alias Mazzetta si sentono così onnipotenti da far passare il piombo per oro e non è certo difficile scoprirne i motivi, basta guardare i nomi e i cognomi di coloro che fanno parte delle loro “bande” e trarne le dovute conseguenze.

L’accozzaglia di donne e uomini che fa parte delle sei liste presentate dal sindaco quaquaraquà di Rende soltanto tre anni fa è una specie di manuale degli imbroglioni e dei faccendieri. Ce n’è per tutti i gusti. Qualche tempo fa l’assessore Pino Munno, detto anche il pistolero, era tornato alla ribalta delle cronache, alla luce della sua ultima prodezza: sparare ai cani della vicina.

Dunque, per noi non era certo una novità la pistola di Munno, perché il Nostro non perde mai occasione di girare Rende con il “ferro” sotto l’ascella, come i poliziotti in borghese o se preferite i malandrini, e mostrarlo a chi ne dubitava per darsi un tono e incutere timore. Oppure alla Cetto Laqualunque, tanto per fare un esempio, che in occasione dei suoi “comizi”, aprendo la giacca lasciava intravedere la pistola infilata nella cintola. Del resto, dopo l’apprendistato al frigomacello di Quattromiglia, era entrato nelle grazie di chi “può” e da allora gli si erano aperte le strade della politica, anche se lui neanche sa dove sta di casa la lingua italiana…

Munno, tuttavia, dopo essere stato nominato assessore al Comune di Rende tra la sorpresa ma anche l’ilarità generale, era stato costretto alle dimissioni da parte di Bernaudo e Principe, quando scoppiò la polemica sulla crisi finanziaria del Comune. Quando si prese atto che per manutenzioni e lavori pubblici di importo inferiore a 40.000 euro si spesero in tre anni 9 milioni di euro. Quando si venne a sapere che la magistratura e i carabinieri di Rende indagavano e le indagini sembravano essere ormai terminate, il capitano Angelosante fu di colpo promosso e trasferito a Catania.

Munno era oggetto di indagine. Ne parlavano tutti a Rende in quel periodo. E nonostante la pistola sotto l’ascella, il personaggio era addirittura debole ed indifeso. Pagava per se, certo, ci mancherebbe altro ed anche per le altre tre ditte che monopolizzavano i lavori pubblici.

La sua ditta di riferimento, come abbiamo scritto più volte, era quella di Andrea Marsico: un rullo compressore per gli affidamenti diretti a Rende in quel periodo. Tanto che queste pratiche non potevano più essere tollerate. A breve vi spiegheremo perché ma prima è doveroso e quantomai opportuno ricordare un gustoso aneddoto di quell’epoca.

Correva l’anno 2008, era in corso una riunione del circolo PD e del gruppo consiliare rendese nella sala Tokyo del Museo del Presente. Sandro Principe in persona indica Pino Munno e gli dice chiaramente quello che pensa. Alla riunione erano presenti decine di persone.

“Ohi cò, tu unna capitu c’a Rende un po’ fa cumu ara casa tua. O tinni va o ti cacciamu… Ca già era nu tridici ppe tia a fa’ l’assessore a Rende. Cosicì, e quannu parru ccu tia guardami ntra faccia!”. 

Principe ovviamente non lo cacciava per moralismo ma perché toglieva lavori alle ditte che dovevano prenderli. E Pino Munno, che lo sapeva, provava a fare l’indiano e ad intrufolarsi, convinto che nessuno gli avrebbe detto niente. Ma gli è andata decisamente male… Non tanto però da impedirgli di riciclarsi e di entrare nel “clan” di Marcello Manna, all’inizio del 2017, per il quale presta ancora servizio con tanto di candidatura a sostegno e con la successiva nomina di assessore. Con la prospettiva concreta di puntare – tra qualche anno – anche alla poltrona di vicesindaco della prescelta Annamaria Artese, ovviamente con… la pistola! E poi ancora qualcuno si meraviglia delle “minacce” del padrone del Parco Acquatico alla giornalista della Rai. A Rende la situazione era degenerata da tanto, troppo tempo ma purtroppo nessuno ne parlava.