Robertino e Mario Occhiuto, rozzi e presuntuosi: quando Mancini li derideva e li scherniva

Giacomo Mancini

Ogni volta che in Calabria e in particolare a Cosenza c’è una campagna elettorale o qualche peones vince le elezioni o qualche buffone si atteggia a grande statista di sta cippa, aleggia sempre la figura di Giacomo Mancini contrapposta a quella degli impresentabili che puntualmente scendono in campo e quasi sempre vincono. E il vecchio Mancini aveva un quadro preciso di chi fossero, per esempio, i fratelli Occhiuto (arrassusia). Ed è più che mai opportuno ricordarlo oggi, all’indomani dell’ennesima pagliacciata di Occhiuto il piccolo, meglio conosciuto come il parassita, che oggi è alla ribalta dei media di regime per aver accorpato i Consorzi di Bonifica per farsi meglio i porci comodi suoi.

Robertino e Mario Occhiuto, rozzi e presuntuosi: quando Mancini li derideva e li scherniva

Giacomo Mancini scherniva e derideva la famiglia Occhiuto, avendone intuito rozzezza, presunzione e ambizione mista ad arrivismo. Nel 1994, quando arrestarono Mario insieme a Franco Petramala, Telecosenza (dove ho lavorato dal 1991 al 1994) aveva appena chiuso ma ancora ci si vedeva con “l’onorevole” per verificare se si potesse in qualche modo riaprire.

Ci chiese com’era solito fare quando voleva prendere in giro qualcuno: “ma questi Occhiuto sono quelli dell’ortofrutta (il padre era un grosso imprenditore ortofrutticolo, ndr)?”. Eh sì, perché il fratello Roberto, già allora Robertino, era stato già eletto consigliere comunale e qualche mese prima aveva occupato la sua stanza insieme a Sergio Aquino per… protesta. Perché Mancini era stato rinviato a giudizio a Palmi e secondo il prefetto non doveva stare al Comune: era stato sospeso e il fratello “furbo” del cazzaro s’era affrettato a scrivere (parola grossa!) una mozione per farlo decadere.

Sì, avete capito bene: Robertino, ancora giovane, post democristiano e… fesso, giocava a fare il giustizialista ritenendo che Mancini fosse un mafioso e Misasi – che invece era impelagato fino al buco del culo nell’omicidio Ligato – no! Ebbene, dopo pochi mesi arrestarono il fratello… Della serie: sputa in cielo e ti ritorna in faccia! Col tempo, com’è evidente a tutti, avrebbe completamente cambiato strategia, visto che poi s’è buttato con Berlusconi, il re indiscusso della mafia e del “garantismo” per i porci comodi suoi.

Mario Occhiuto nel 1994

Ma torniamo all’ultimo sindaco di tutti i cosentini. Mancini in un primo momento s’incazzò per l’azione provocatoria di Robertino in versione “rivoluzionario de noantri” ma poi guardandolo meglio e soprattutto sentendolo parlare nel suo improbabile e ridicolo “idaliano”, riesplose di nuovo nella battuta fatidica dell’ortofrutta (con tutto il rispetto per chi fa questo mestiere e viene anche continuamente vessato da chi rinnega persino le proprie origini). E giù risate a crepapelle per i tamarri arricchisciuti e arrampicatori sociali.

Non vi dico quando seppe che gli Occhiuto, nel 1996, appena due anni dopo, avevano preso tutte le televisioni private cosentine per cercare di imitarlo ricordando come gestiva Telecosenza: Ten, Rete Alfa e Telestars. In questa lunga campagna elettorale avremo tempo e modo di ricordare manovratori, padrini, padroni e servi, sarà una goduria ricordare la storia della pietosa editoria calabrese e cosentina legata mani e piedi ai poteri forti e alla massomafia, che adesso vorrebbero proiettare l’impresentabile Occhiutino alla guida della Calabria.

L’artefice dell’operazione di acquisizione delle televisioni private era proprio l’allora giovane (e sempre fesso) Robertino. Pensate che – nonostante non conoscesse se non confusamente la lingua “idaliana” – era riuscito a prendersi grazie ai “poteri forti” il tesserino di giornalista pubblicista (!) dal mafioso Nicolò, quando noi che facevamo davvero il mestiere e la gavetta dovevamo prendercelo a Roma o Milano… E appena laureato in Economia – a forza di pastette, mazzette e raccomandazioni naturalmente – diventa direttore generale del gruppo Media TV, che raggruppava appunto le tivù private Rete Alfa, Teleuropa e Telestars. Rozzo, ignorante, presuntuoso, incapace di parlare eppure talmente ambizioso da voler fare “politica” sfruttando i suoi canali di potere corrotto.

Una volta, per sintetizzare l’efficacia della loro comunicazione, Mancini ci disse che aveva provato ad ascoltare un’intervista di Attilio Sabato prima con l’architetto e poi col giovane rampollo raccomandato e parassita sociale già da allora e che si era addormentato cinque minuti dopo. E ha resistito anche parecchio! Pessimi oratori, lui e il fratello, ora pensano di essere diventati “comunicatori” per le cazzate che scrivono su FB e per le centinaia di profili falsi che hanno disseminato ma sanno bene che ogni volta che scrivono e soprattutto che parlano, si tirano la zappa sui piedi. Pensate quante risate si sarebbe fatto Mancini vedendoli all’opera.

Ma il vecchio Mancini era anche un fine stratega e quando capì che Occhiuto il grande (il piccolo gli è sempre stato sulle palle forse proprio per quella occupazione) gli era utile per spaccare il centro alle elezioni comunali del 1997, non esitò a dargli anche una sede per l’Ordine degli architetti nel centro storico: falsa politica la chiameremmo oggi.

Tornando a bomba al tempo che passa: Occhiuto, visti i continui fallimenti e il dissesto dichiarato e quantificato, pensa adesso di essere ricordato negli anni anche per essere stato il sindaco decisionista, così col pugno di ferro da costringere i cosentini alla chiusura del centro, di viale Parco e persino del centro storico senza fiatare e a parcheggiare le macchine fuori dal suo “recinto” o nel suo amato parcheggio sotterraneo della piazza più brutta del mondo. Neanche Mancini (eccolo che ritorna!) aveva osato tanto.

Quando Piperno pressava il vecchio leone ricordandogli che in tutte le città d’Europa i centri urbani venivano chiusi al traffico, Mancini rispondeva così: “Oi Frà, ma tu i canusci i cusentini?”. Beh, Piperno non li conosceva ancora a fondo e Mancini non pensò mai seriamente di chiudere né il centro cittadino né tantomeno il centro storico e men che meno la sua creatura prediletta ovvero il viale Parco perché si rendeva conto che non c’erano vie di sfogo e che Cosenza non sarebbe mai potuta diventare una città di turismo. Insomma, Cosenza non potrà mai essere Firenze, checché ne pensino il cazzaro e suo fratello.
Andando anche al di là della notoria pigrizia del “cosentino medio”. Perché gli Occhiuto non hanno mai lavorato un giorno nella loro vita e quando scrivono che i cosentini dovrebbero andare a piedi ad accompagnare i figli a scuola non pensano (proprio perché loro il lavoro non sanno cosa sia) che c’è gente che alle 8,30 deve prendere servizio e non può perdere tempo a fare zig-zag o le montagne russe per i chiuriti degli Occhiuto o per portare soldi al loro parcheggio che sta fallendo. Ecco perché Mancini era il sindaco di tutti i cosentini mentre Occhiuto, sempre con decenza parlando, è stato il sindaco di tutti i lecchini. Povera Cusenza nostra!

“Occhiù, ma vua i canusciti i cusentini?”. Gli Occhiuto invece i cosentini li conoscono benissimo ma si illudono di essere “superiori” e di poter imporre quello che un gigante della politica, per il suo buonsenso e il suo savoir faire, aveva sempre evitato. Per il bene della città e per evitare prove di forza assurde. Un delirio di onnipotenza senza confini. Forse bisognerebbe ricordare loro che anche a Cosenza chi troppo in alto sale, cade sovente precipitevolissimevolmente. (g. c.)