20 marzo 1996: 27 anni fa il gol di Padovano al Real Madrid. E ora può tornare alla Juve

Michele Padovano è tornato finalmente alla ribalta delle cronache del calcio che conta. Merito anche di Francesco Ceniti, firma di punta della Gazzetta dello Sport, che proprio ieri l’ha intervistato dopo che dieci giorni fa erano stati protagonisti a Rende della presentazione del libro del giornalista sull’omicidio di Denis Bergamini, suo compagno di squadra a Cosenza. 

E il mese di marzo ha sempre un sapore speciale per Padovano, che il 20 marzo del 1996, esattamente 27 anni fa, ha segnato il gol più importante della sua carriera al Delle Alpi di Torino contro il Real Madrid: una prodezza che ha regalato alla Juventus la qualificazione alle semifinali di quella Champions League che sarebbe diventata bianconera nella notte dell’Olimpico nella finale contro l’Ajax. 

Ma procediamo con ordine. La Gazzetta dello Sport ha intervistato Padovano e le sue dichiarazioni hanno fatto il giro anche di altri media importanti, come per esempio il Corriere della Sera. Di seguito, l’articolo di Salvatore Riggio.

Un incubo durato 17 anni quello di Michele Padovano, ex attaccante della Juventus, club con il quale vinse la Champions del 1996 all’Olimpico di Roma contro l’Ajax. Una brutta, bruttissima, storia che ha un inizio: il 10 maggio 2006, quando il mondo gli è crollato addosso. «Ci segua in caserma», quando le forze dell’ordine piombano a casa sua. Padovano non capisce, pensa sia su «Scherzi a parte», sorride a chi gli spiega che lo stanno arrestando. L’accusa è devastante: traffico internazionale di droga. In manette finiscono 33 persone e l’ex bianconero resta in carcere per 90 giorni. Gli sembrano un’eternità. Poi altri otto mesi ai domiciliari nell’attesa delle sentenze. In primo grado condanna a otto anni e otto mesi. In appello diventano sei anni e otto mesi. La svolta in Cassazione: tutto annullato. Fine di un incubo il 31 gennaio 2023. Diciassette anni vissuti con il solo sostegno della famiglia. Amici spariti, tranne qualcuno. «Vialli mi è sempre stato vicino, anche quando si ammalò mi diede coraggio».

«Ho sempre creduto nella giustizia, anche quando mi ha bastonato. Sapevo di essere innocente, ho rifiutato il rito abbreviato e i possibili benefici. Ho lottato come facevo in campo, non potevo crollare. Ho pianto quando sono stato prosciolto. Ho pianto e abbracciato mio figlio, mia moglie e i miei avvocati. Mi sarei perso senza di loro», ha raccontato nell’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport. «I momenti più difficili? Quando da Cuneo mi hanno trasferito nella sezione speciale del carcere di Bergamo. Avevo passato 10 giorni in isolamento, ho imparato a memoria l’ordinanza dell’arresto e pensavo potessero capire fosse un equivoco. Pensavo di uscire e invece. Devo ringraziare i miei legali, che hanno lottato come dei leoni. Io non ho mai rinnegato le mie origini, sono cresciuto nella periferia torinese. C’è un po’ di tutto. Ma gli amici restano amici anche quando scelgono strade sbagliate. E mi sembrava giusto aiutare uno di loro, prestargli del denaro senza sapere l’uso che ne avrebbe fatto. Ecco, una cosa ho imparato: prima pensavo che dei propri soldi uno può farne ciò che vuole. Ora so che non è così…», ha continuato.

Il rapporto con Vialli
Come accade spesso in queste circostanze, tanti amici si sono dileguati. Padovano è rimasto (quasi) da solo. «Tutti spariti — racconta — specie quelli del calcio. Tranne due: Gianluca Presicci, compagno a Cosenza, e Gianluca Vialli. Dicevano che a lui gli vendessi la droga. Accusa assurda, caduta subito. Luca è stato commovente: per me ha fatto tantissimo. Anche quando si è ammalato, continuava a farmi coraggio. Basta, mi viene da piangere». Con la Juventus Padovano si è tolto grandi soddisfazioni: «Nel 1996 c’era il ritorno dei quarti di Champions, segnai al Real il 2-0 e andammo in semifinale. Poi ci fu la finale vinta contro l’Ajax ai rigori, uno porta la mia firma. La Juve resta la mia squadra». E sul futuro: «Se ho voglia di rientrare nel calcio? Enorme. Basta un progetto serio. Spero solo che dopo 17 anni qualcuno si ricordi ancora di me. Una chiamata della Juve? Sarebbe il massimo. Sono qui…». Chissà…

Padovano lo ricordava quel gol al Real Madrid e allora ritorniamo volentieri indietro nel tempo per rivivere quella notte magica della quale oggi ricorre il 27° anniversario con il racconto di Tuttosport, il quotidiano sportivo torinese.

TORINO – Il gol di Raùl aveva deciso la sfida del Santiago Bernabeu, consegnando al Real Madrid un risultato importante in vista del ritorno dei quarti di finale di Coppa dei Campioni in programma il 20 marzo 1996 a Torino. La Juventus di Marcello Lippi, però, in virtù della rimonta firmata Del Piero-Padovano in uno stadio Delle Alpi gremito, sovverte i pronostici della vigilia, spianando così la strada verso il secondo trionfo della propria storia nella massima competizione europea. Sarà quasi una formalità la semifinale con il Nantes, con un altro 2-0 ottenuto in casa e un’ininfluente sconfitta per 3-2 in terra francese, il gol di Ravanelli da posizione defilatissima ed il rigore segnato da Jugovic nell’ultimo atto della kermesse continentale contro l’Ajax sono invece ricordi indelebili nelle menti di gran parte dei tifosi bianconeri.

Juventus-Real Madrid 2-0

È la stagione in cui Alessandro Del Piero ha definitivamente raccolto l’eredità lasciata da Roberto Baggio, spedito al Milan, è una Juventus che è tornata da poco a festeggiare lo Scudetto dopo un’astinenza durata nove interminabili anni, alla guida di una squadra un po’ operaia e un po’ effervescente c’è ancora Marcello Lippi, fresco di Double campionato-Coppa Italia ed una finale persa di Coppa Uefa all’esordio sulla panchina della Vecchia Signora. Nel Real c’è l’ex Michael Laudrup, il futuro bianconero EsnaiderCañizares in porta, Luis Enrique, Freddy Rincon, appena arrivato dal Napoli, e “un certo” Raùl, match winner della gara d’andata, ma pesano le assenze di Hierro Zamorano. In casa Juve il tecnico viareggino recupera Vialli, ma perde Ravanelli (cui si sommano i forfait di Ferrara Carrera, adattando Porrini difensore centrale), ed opta per una soluzione tanto inedita quanto profetica: Padovano dal 1′.

Del Piero incanta la platea ed indirizza l’incontro sui binari giusti dopo appena 17′: il numero dieci, col nuovo look (testa rasata), disegna un calcio di punizione velenoso a mezza altezza che passa tra le maglie merengues, sbloccando il risultato. L’esultanza è incontenibile, il morale alle stelle. Torricelli Conte corrono per quattro, Deschamps regala colpi di grande classe in mezzo al campo, la rabbia agonistica trasmessa da Lippi pervade cuore e gambe dei calciatori, che dimostrano una salute psico-fisica che mette alle corde i Blancos. La rimonta è completata ad inizio ripresa, precisamente al 54′: da una respinta corta della retroguardia madrilena, Porrini innesca Padovano, che fredda il portiere spagnolo col mancino. Le espulsioni di Alkorta Torricelli sono le ultime emozioni in un Delle Alpi in apoteosi, gelato per pochi istanti soltanto dal diagonale di Milla che si spegne sul fondo per questione di centimetri. “E’ stata la serata della mia vita” commenterà a fine gara Padovano.

Il tabellino

Juventus (4-3-3): Peruzzi; Torricelli, Porrini, Vierchowod, Pessotto; Jugovic (dal 64′ Di Livio), Deschamps, Conte; Del Piero (dall’88’ Marocchi), Vialli, Padovano (dal 74′ Lombardo). All. Lippi. A disp. Rampulla, Tacchinardi.

Real Madrid (5-4-1): Cañizares, Chendo, Lasa, Alkorta, García Calvo, Quique Flores (dal 56′ Rincón); Luis Milla, Míchel (dal 64′ Esnaider), Luis Enrique, M. Laudrup; Raùl. All. Arsenio Iglesias. A disp. Contreras, Sanchís, Álvaro Benito.

Marcatori: 17′ Del Piero, 54′ Padovano.

Arbitro: Van der Ende (Olanda).