25 aprile, i comunisti ricordano all’Abbazia Florense i contadini vittime dei fascisti

Domani, lunedì 25 aprile, il Partito comunista e il Fronte della Gioventù comunista della Calabria commemoreranno, alle ore 17, davanti al portone centrale dell’Abbazia florense di San Giovanni in Fiore (Cs), alcuni contadini del luogo vittime di una dimenticata strage fascista, uccisi il 2 agosto del 1925.

Allora morirono Saverio Basile, Marianna Mascaro, Barbara Veltri, Antonio Silletta e Filomena Marra, ricordati da una lapide apposta nel 1973 proprio di fianco all’ingresso dell’Abbazia florense.

«L’iniziativa – precisano gli organizzatori – ha una duplice valenza: riportare nell’attualità la memoria delle lotte sociali e denunciarne la cancellazione scientifica da parte delle forze politiche di centro-sinistra e centro-destra, che in modo trasversale hanno servito e continueranno a servire gli interessi del grande capitale finanziario, oggi pienamente identificabile con la troika, vero responsabile della nascita e della proliferazione del fascismo».

«La manifestazione – conclude la nota del Partito Comunista e del Fronte della Gioventù Comunista della Calabria – si sposterà, poi, intorno alle ore 18, al vicino “Cafè del Ingles”, per un aperitivo popolare che servirà a festeggiare, insieme ai lavoratori, i disoccupati e gli studenti sangiovannesi, la liberazione del nostro paese dalla tirannia in camicia nera».

I comunisti calabresi, inoltre, sottolineano «quanto sia importante prendere esempio da chi, come i contadini silani o i partigiani, si è battuto, anche a costo della propria vita, per un Italia più giusta, realmente libera e democratica, per un Italia Socialista. Proprio in un momento come questo in cui la disoccupazione dilaga, lo sfruttamento e la precarietà si abbattono con sempre più violenza sulla classe lavoratrice e diritti basilari come la sanità e l’istruzione vengono negati, non possiamo che prendere atto di come la resistenza sia stata tradita. Pertanto, una nuova generazione di comunisti ha il dovere di portare a termine ciò che i nostri nonni, decenni fa, hanno cominciato».