Se prima era solo una sensazione ora il Dubbio sorge spontaneo: Sansoné, ci sei o ci fai?
Dopo le ultime esperienze editoriali fallimentari del direttore Piero Sansonetti, eccolo che ancora non contento, ci riprova con un altro giornale, “Il Dubbio”, appunto!
Dalla sua venuta, in poi, in Calabria, Sansonetti è stato colui il quale ha dato la botta definitiva al già martoriato mondo della editoria calabrese. Dove ha messo mano Sansonetti l’epilogo è stato sempre lo stesso: il giornale è fallito. Calabria Ora, Gli Altri, Il Garantista.
Sansonetti ha una storia giornalistica lunga. Classificato negli anni che furono come comunista, la sua firma appare su tutti i giornali di sinistra. Si fa le ossa all’Unità, di cui fu anche vicedirettore, e, dopo un periodo negli Stati Uniti d’America, ritorna in patria per dirigere il quotidiano di Bertinotti, Liberazione.
Piero il vanitoso, forte della pastetta di Bertinotti, inizia a frequentare i salotti televisivi. Questo fa di lui un personaggio conosciuto al grande pubblico. Ma avendo speso, politicamente, tutto lo spendibile, nel senso che più nessuno dei suoi lettori, per le stronzate che scriveva, lo riconosce più come giornalista di sinistra o comunista, pensa bene di passare alla provocazione politica.
Infatti, in questi programmi che tutto sono tranne che informazione politica, quando gli serve qualcuno che deve parlare male della sinistra chiamano lui.
Questo atteggiamento è un modo, per Piero, di fargliela pagare agli ex compagni che lo avevano cacciato dalla direzione del giornale comunista. E per far questo studia e prepara degli arzigogoli che sistematicamente recita in questa o quella trasmissione televisiva.
Per carità, la storia politica e umana del direttore ha un suo spessore. Tant’è che io stesso negli anni che furono lo ammiravo. Ma come Sansonetti sa, non si può vivere sempre di rendita, specie se questa non è bella consistente. Ciò che siamo stati, può anche non essere coerente con quello che siamo oggi, e questo è più che normale nell’evoluzione personale di ognuno di noi, ma non si può per rancori personali e fallimenti politici propri, disprezzare chi con noi ha condiviso gli anni del “così eravamo”, solo per autossolverci.
Questo suo essere diventato un personaggio “famoso”, una sorta di Sgarbi in miniatura, lo pone nuovamente sul mercato dell’editoria a buon mercato. E siccome nessun giornale che conta lo vuole, anche se viene ospitato dai vari Belpietro, a mettere gli occhi su di lui è il re dell’editoria calabrese: Citrigno lo strozzino. Che da provincialotto qual è pensa che la chiamata di un direttore “nazionale” possa salvare le sorti del suo giornale Calabria Ora. Ma è solo l’inizio di una serie di sciagure che colpiranno il mondo del giornalismo calabrese.
La direzione di Sansonetti si presenta da subito vacua ed effimera. Il giornale non decolla e le vendite calano. Non certo per colpa dei giornalisti. Piero è un direttore assente, delega in continuazione. Si adegua da subito all’andazzo delle redazioni calabresi: la linea editoriale la fa il padrone. Perché ciò che interessa a lui non è far decollare il giornale e salvaguardare i posti di lavoro ma portare avanti il suo vero e personale progetto: farsi dare i soldi da Citrigno per acquistare “Il Riformista” di Emanuele Macaluso. Infatti, i rapporti tra l’editore e il direttore si incrinarono per via delle divergenti posizioni sul futuro del giornale. Lo strozzino editore, con interessi nell’edilizia e nella sanità, in pratica per tenerlo a Cosenza gli avrebbe fatto numerose promesse, mai concretizzate. Capita l’antifona, Sansonetti molla.

Il declino e la fine del giornale sono ormai segnati, nonostante il tentativo del direttore Regolo di salvare la testata. Fatto il danno, Piero ritorna a Roma, dove inizia a sbattersi per vedere come fare per ritornare nel mondo del giornalismo.
L’occasione si presenta quando insieme al presidente di Confindustria Calabria, Andrea Cuzzocrea, che ha velleità politiche, decidono di acquistare, per 150.000 euro, la testata del compagno Ferdinando Adornato “Cronache di Liberal”. Per fondare in Calabria la nuova testata “Cronache del Garantista”.
Quello che non è riuscito a fare con Citrigno gli riesce con Cuzzocrea. Il nuovo giornale godrà del contributo pubblico che la testata del comunista Adornato porta in “dote”. In pratica e per dirla in soldoni, l’operazione altro non è che la più classica speculazione editoriale: comprare la testata, trovare uno sponsor che garantisca a trucco il primo anno di vita, presentare un bilancio farlocco, incassare il finanziamento, chiudere baracca e burattini, e chi si è visto si è visto. Il tutto a danno dei lavoratori e dei cittadini, visto che il finanziamento è pubblico.
L’operazione è riuscita e Sansonetti risbarca in Calabria. Come se noi non avessimo già i nostri problemi. La prima cosa da fare è organizzare la redazione. La necessità di lavorare è tanta, e lui meschinamente si approfitta di questo, mettendo diversi giornalisti gli uni contro gli altri. Chiama a se una quarantina di giornalisti ai quali, e qui la novità assoluta nel panorama editoriale calabrese, propone un contratto regolare con una retribuzione mensile che qui normalmente un giornalista riceve in 5 mesi.
Anche qui Sansonetti da subito si rivela un direttore assente. Usa il giornale solo per la sua vanità e le sue provocazioni. Non si interessa di niente. Neanche delle continue lamentele della redazione che inizia ad accumulare diverse mensilità non pagate.
La fine è scontata. Il destino già segnato. E le conseguenze sempre a carico degli stessi: i giornalisti. Infatti appena arrivato il pubblico finanziamento, finito nelle tasche dello stampatore De Rose, Sansonetti sparisce definitivamente.
Ora riappare di nuovo con un nuovo progetto editoriale, “Il Dubbio”. Ecco, ponetevelo sempre ogni volta che qualcuno di voi si trova ad aver che fare con questo uomo: il dubbio, appunto!
GdD