I Socialisti ci sono e si ritrovano con Claudio Martelli
di Francesco D’Ambrosio
La Calabria è la terra dei Socialisti.
Qui, nel profondo Sud, il vecchio e glorioso PSI raggiungeva cifre da capogiro, oltre il 24%, con punte altissime in tanti comuni: a Cosenza , il 27%, a Cassano allo Jonio, il 22% e poi via, via fino a Rende dove arrivava al 50, 60 %.
Una anomalia del Novecento quando la Democrazia Cristiana ed il PCI insieme ottenevano quasi il 70%.
La Calabria, appendice del Sud, povera, debole, con analfabeti, braccianti sfruttati, emigrati che la resero a lungo orfana di braccia forti ed anche di cervelli fini. Non è cambiato molto, anche se la Calabria di oggi, sia pure fanalino di coda d’Europa e sempre più soffocata dalla ‘ndrangheta, l’organizzazione più feroce e potente del mondo, per come la definisce il grande Nicola Gratteri, è molto diversa, grazie anche all’azione dei Socialisti. Una terra dove si affermò la politica della programmazione, del “faro”, della “bussola”, della pianificazione e della infrastrutturazione.
Pensieri per lo più dovuti ai socialisti ed a dirigenti e parlamentari come Giacomo Mancini, Francesco Principe, Salvatore Frasca, Mario Casalinuovo,Saverio Zavettieri, Tonino Mundo ed a “cervelli” raffinati come quelli di Michele Cozza, Gaetano Cingari, Paolo Silos Sabini ed una schiera di giovani studiosi ed intellettuali, che diedero il meglio nei famosissimi, ma ai più sconosciuti, convegni di Cosenza e Siderno del 1970. E poi una schiera di amministratori illuminati, generosi, amati: sindaci che ancora oggi fanno parlare le “pietre” che hanno edificato nei loro territori.
La Calabria, la spina e la rosa, del Socialismo Italiano, sempre anticipatrice dei sommovimenti politici nazionali, con la nascita del primo centro-sinistra, grazie all’intelligenza di uomini democristiani come Antonio Guarasci, Riccardo Misasi, Pasquale Perugini, che sottoscrisse con i socialisti il primo accordo per la formazione di giunte di centro sinistra.
In questa terra, nonostante l’uragano “forza cinque” di tangentopoli, nel 1992, residua una presenza, sia pure frammentata e divisa, di socialisti.Uomini e donne che conservano il legame con quella epopea del Novecento, pur se dispersi o schierati altrove o chiusi nel loro privato.
Poi, però, dimostrano che ci sono e quando, come ieri sera a Cerisano suona la campanella “eccoli”, presenti, un pò invecchiati, ma sempre circondati dalla simpatia dei cittadini.
E ieri sera a Cerisano, in occasione del bellissimo Festival delle Serre, è venuto lui, il bel Claudio.
Lui, uno degli ultimi grandi cervelli della stagione socialista, lui il premonitore, il ragionatore, il fascinoso, colto, “pieno”, ora con i capelli bianchi, ma sempre affascinante quando incede e quando apre la bocca.
Ogni parola, una enciclopedia, ogni frase un progetto, ogni aggettivo sostanziato da un pensiero che ci ha restituito le emozioni di sempre.
Claudio Martelli, il “delfino” di Craxi, il giovane milanese, all’inizio un pò snob, troppo tirato, era il tempo della “partitocrazia” che egli stesso ieri ha stigmatizzato.
Ora, meno distante, più disponibile, ma sempre affascinante.
E ci dice: “Il socialismo non deve ergersi a difensore di un egualitarismo neutro, il socialismo deve essere l’idea dell’equità, che è una cosa diversa.
L’egualitarismo è come una falce che taglia, livella, sempre in basso. Invece l’equità richiama la giustizia, cioè esalta il “merito” e sostiene il “bisogno”. Il suo capolavoro, presentato a Rimini nella famosa Conferenza che ancora oggi è una pietra miliare.
Pensieri alti, ascoltati con vorace e verace attenzione, anche dai giovani che non hanno conosciuto il PSI”, dice Martelli.
E c’erano i socialisti, tanti, figli di una grande stagione. C’era Pino Iacino, che vederlo oggi ci riporta alla mente la stagione del 1975, primo sindaco socialista di Cosenza. Un signore ottantenne lucido, quasi identico a ieri, e sempre, come Martelli, un vulcano in eruzione di pensieri alti, una volta incompresi.
C’era Sandro Principe, il socialista di Rende, il protagonista di una epopea unica, che ha subito una pesante sconfitta da uno, e continuo a recitare il “mea culpa”, che non può che stargli ad una distanza abissale. Eppure Sandro Principe lo “sconfitto” nonostante lo stesso Martelli in una dichiarazione che mi ha rilasciato (e che ben presto vedrete nell’ambito di una trasmissione che sarà un grande evento mediatico) e con la quale ha descritto il valore del socialismo calabrese, ne ha parlato, eccome.
E poi Antonietta Feola, la prima sindaca di Rende, Emilio Cozza, Franco Caputo, impareggiabile sindaco di Cerisano, ideatore del Festival delle Serre oltre che della rinascita di Cerisano. C’era Giacomo Mancini Jr. che ci richiamava il grande Nonno, il socialista che ci rese liberi e forti. Vincenzo Adamo, Salvatore Greco, Molinari, Giorno Salvatore, Zecca, Nello Gallo, Fabio Liparoti, Clelio Gelsomino, Giuseppe Lateano, Enzo Paolini.
Tanti, tanti, anche il Papasso eletto e fiaccato e che si prepara a vincere di nuovo nella Cassano di Salvatore Frasca.
Toh, i SOCIALISTI.
Ci sono, divisi, un po’ confusi ma ci sono, ci sono, ci siamo. Ci sono anche io, che non rinuncio a sperare nella profezia di Cecchino Principe: “un giorno verrà un giovane che farà sventolare di nuovo la nostra bandiera….” e che Claudio Martelli ha ripetuto, senza sapere della frase di Cecchino.
Anche Martelli lo ha affermato: il Socialismo ritornerà, perchè non ci può essere una sinistra senza il Socialismo. Nemmeno in Calabria.
Il socialismo non morirà, scriveva Pietro Nenni, perché fino a quando ci saranno ingiustizie e diseguaglianze, ci saranno i socialisti, quella “plebe che ha spezzato le catene”, ci diceva il giovane Claudio Martelli a Rimini.