Pd, il solito deprimente poltronificio

di Tommaso Merlo

Fonte: Infosannio

E così, dopo quella cima di Sassoli, il Pd piazza un altro suo dinosauro in quel di Bruxelles, Paolo Gentiloni come commissario. Cinque anni di mega stipendi e di viaggi lussuosi a sbafo. Cinque anni di chiacchiere a vanvera. Già, Gentiloni, il fu premier per grazia ricevuta e il fu mille altre poltrone e poltroncine. Un tronista seriale che era parcheggiato alla presidenza del Pd in attesa di troni più consoni al suo calibro. Un classico. Col Pd t’illudi sempre che certi personaggi giurassici si rassegnino alla pensione e a godersi attici e motoscafi dopo anni di duro sacrificio a strenua difesa delle classi subalterne. Ed invece prima o poi riappaiono sempre su qualche dannata poltrona. Sempre più curvi, sempre più rugosi, sempre più rintronati.

Come se non sapessero cosa farsene di tutti i soldi e le cose accumulate nelle loro interminabili carriere. Come se stare sotto ai riflettori e seduti su qualche poltrona fosse l’unica cosa che li fa sentire vivi e gli dà senso. Lezioni di vita. Tristezza.

Sassoli e Gentiloni in Europa, Franceschini a Roma. Anche lui era dato per disperso dopo la tranvata del 4 marzo e in molti si erano illusi di esserselo finalmente levato dalle palle. Ed invece no. Ed invece rieccolo e pure come ministro. Dicono che Franceschini tramasse dietro le quinte da tempo a favore del governo gialloverde e si vede che alla fine ha presentato il conto. Il solito conto. Una poltrona per il suo culetto. E già che c’era si è tolto pure lo sfizio di pretendere ancora il dicastero dei beni culturali. Come se Franceschini volesse prendersi una rivincita personale dopo anni d’insulti in qualità di decano del vecchio regime, come se volesse ostentare il suo potere ancora intatto. Davvero uno spettacolo deprimente.

Ma bisogna ammetterlo, il Pd è una chiavica su tutti i fronti come partito, ma come cacciatore di poltrone è una eccellenza nazionale. Tecniche e strategie maturate in decenni di pratica indefessa. Lo si è visto nella formazione del neo-governo giallorosa. Il 4 marzo il Pd ha preso la metà dei voti del Movimento, eppure è riuscito a strappare una caterva di cadreghe governative. Dopo mesi di vergognosa opposizione perfino contro provvedimenti come il reddito di cittadinanza. Dopo l’ennesima inversione a U e l’insperata possibilità di governare nonostante anni di sconfitte elettorali. C’è che si aspettava umiltà da parte del Pd. Ed invece sta beata fava. Davanti alla sfilza di poltrone governative, quelli del Pd si sono scatenati come tori davanti a drappi rossi. E tra una cornata e l’altra sono riusciti a soddisfare i loro irrefrenabili istinti. Uno spaventoso poltronificio e una salubre conferma. Il Pd non è cambiato di una virgola e non cambierà mai.