di Saverio Di Giorno
Siamo in tempi in cui chi è in prima fila contro questa emergenza viene definito (a torto o a ragione) eroe, ma tutti gli eroi hanno subito un loro martirio. A seguito dell’articolo riguardante la clinica privata di Belvedere (http://www.iacchite.blog/coronavirus-il-contagio-corre-da-bocchigliero-a-belvedere-in-due-strutture-private/), la Tirrenia Hospital, le segnalazioni si sono moltiplicate; segno evidente che bastava una goccia per far traboccare un vaso di acqua non limpidissima. Partiamo da un punto: il tampone del 25 marzo alla paziente ha dato esito negativo. Per fortuna, viene da dire, pensando a quanto viene segnalato. E fra un po’ sarà più chiaro il ruolo della fortuna.
Le note e le segnalazioni, a conferma e aggiunta di quanto scritto, sono molteplici e quello che segue è frutto del tentativo di dare un quadro coerente alla situazione che si è potuta verificare. Innanzitutto, ci viene confermato un numero molto alto di ricoveri, tutti anziani, che si è susseguito in questi giorni, non solo da Bocchigliero, ma anche da Rogliano. Il filo conduttore, come già detto, è la direzione di tutte queste strutture che fanno capo al dottore Crispino.
La gestione poco chiara delle sue case di cura, peraltro, era già emersa sulla stampa per quanto riguarda Villa Aurora a Reggio Calabria. Sul sito di Villa Aurora, campeggia grosso il Gruppo Crispino ed effettivamente rimanda a Villa Verde in località Donnici (vicino Rogliano) al centro delle dichiarazioni di un pentito (Mantella), a conferma di quanto ci viene rivelato. Tra l’altro, il caso riguarda comunque spostamenti anomali di pazienti. Rimaniamo però a Belvedere.
Il numero troppo elevato di ricoveri, se non fosse anche sospetto, sarebbe quantomeno inopportuno in quanto il ministero raccomanda una gestione oculata dei ricoveri per non intasare una sanità già provata. Le testimonianze parlano invece di anziani che venivano (il passato è d’obbligo per motivi che fra un po’ saranno chiari) trasportati da queste case di cura e ricoverati senza un’apparente necessità. Sicuramente non una necessità urgente. La casa di cura Villa Verde, peraltro, ha ospiti particolari, in quanto è una casa di cura psichiatrica e forse questo spinge a tenere questi pazienti sedati nell’attesa di un’operazione. C’è addirittura un caso di un deceduto altrove, solo transitato però per Belvedere. La causa è ignota perché, come dichiarato dallo stesso dott. Crispino, i tamponi sui morti non vengono più effettuati.
Se nella casa di cura di Bocchigliero non fosse emerso un allarme Covid, probabilmente tutto questo non sarebbe uscito fuori perché la paura ha risvegliato la coscienza di un territorio troppo addormentato. Perché paura? Perché gli eroi che operano dentro la struttura mancano di gran parte del materiale che serve per tutelarsi: mancano a sufficienza mascherine e guanti, e molti se li sono procurati (o comprati) autonomamente. La struttura non è preparata all’emergenza e le condizioni igienico-sanitarie non sono delle migliori. Ma se questa carenza è stata denunciata da più parti per il Sud, quello che è peggio è che molte delle raccomandazioni che i cittadini rispettano scrupolosamente fuori, all’interno della struttura sono prese molto più alla leggera, non solo per i ricoveri, ma anche per visite e controlli. Questa la situazione almeno fino a martedì. Quello che arriva quindi dall’interno, più che una denuncia è un grido di aiuto: una richiesta di rispettare semplicemente le leggi e le precauzioni per tutelare loro stessi e i loro cari. Ecco perché quando il tampone è risultato negativo si è tirato un sospiro di sollievo: per fortuna questa volta è andata bene.
Viene da chiedersi: quale legge vige all’interno della clinica? Perché poi a informazione si aggiunge informazione e come nel musical Disney, ma in salsa partenopea, emerge una struttura custodita e gestita da gargoyle e “gobbi” opachi (e anche di questo si è trovato effettivo riscontro), non solo per quanto riguarda i ricoveri ma anche assunzioni poco chiare, ma questa per il momento è un’altra storia. Episodi…
Da alcune settimane, il malumore e l’aria pesante che si respira tra il personale deve essere stata forte al punto da arrivare ad altre redazioni, fino ad autorità che vigilano. Non solo le autorità competenti, ma a quanto si legge, il senatore Magorno, che da sempre ha a “cuore” le questioni della clinica e della sanità privata in generale, e gli amministratori di Belvedere hanno informato il Dipartimento salute della Regione Calabria e si attende una relazione del responsabile. Ma al momento nessuna risposta, anche se sembra che qualcosa si stia muovendo.
Quale sia la ratio di questi movimenti, quale sia il motivo, che si tratti di leggerezza o di un disegno in malafede, è difficile provarlo. In questi giorni, però, Selvaggia Lucarelli ha raccontato come funziona in Lombardia e ha scritto: “L’emergenza Coronavirus non è redditizia per i centri privati. (…) Di qui un problema fondamentale. Quando i focolai sono scoppiati nelle cliniche private che non erano ancora convertite in Covid, quante cliniche private hanno comunicato tempestivamente la situazione alla Asl? Quante hanno corso il rischio di venire chiuse all’istante e di perdere fatturato? Se in una clinica privata il personale si ammala è un problema. Se c’è un focolaio tra i pazienti è un problema. E con una gestione non pubblica ma interna della crisi, si possono insabbiare molte cose. (…)”. I parenti di questi malati “non hanno saputo più nulla dei loro cari a cui spesso non è stato fatto il tampone. Ed è per questo, anche, che i morti in Lombardia sono di sicuro molti di più di quelli dichiarati”. Questa però è la Lombardia, magari in Calabria le cose vanno diversamente.
Prima di mettere mano a segnalazioni e informazioni, ci si è più volte chiesti se fosse il caso di lanciare un allarme in questo periodo di particolare apprensione e attenzione dei cittadini. E la risposta è venuta dalla struttura stessa: da qualche giorno, forse a seguito degli articoli, la frequenza di ricoveri si è drasticamente ridotta, di colpo (altro segno che non era un flusso naturale). Allora un risultato positivo c’è stato. Bisogna quindi prendere, paradossalmente, il positivo da questa emergenza. Senza l’attenzione e l’apprensione creata, probabilmente, e bisogna prenderne amaramente atto, nessuno avrebbe avuto la giusta paura per dire di questi episodi e nell’opinione pubblica non si sarebbe mai creato il clima da esigere chiarezza e cambiamento. Che sia almeno questo da insegnamento futuro, perché non c’è sempre la fortuna.









