E’ in corso a Cosenza una partecipata manifestazione per denunciare lo stato vergognoso della sanità. I manifestanti si sono ritrovati a piazza Cappello esponendo cartelli e striscioni e urlando slogan contro i politici corrotti e i boss della sanità privata, a due passi dall’ospedale dell’Annunziata e dopo aver preso la parola alternandosi al microfono, sono partiti in corteo verso la sede dell’Asp di via Alimena occupata da qualche giorno, dove stanno spiegando chi sono i colpevoli di questo immane disastro. Una catena umana simbolica per abbracciare idealmente l’ospedale dell’Annunziata. Medici, infermieri e pazienti tutte e tutti.
“Pretendiamo salute pubblica e di qualità”. Di seguito, l’accorata nota dei manifestanti.
Ora basta. La misura è davvero colma.
Assistere inermi e indifferenti a vite, investite dal Covid-19, che si spengono, mentre attendono d’essere salvate e curate da chi di dovere, non è più tollerabile. Dietro ogni posto letto negato, ci sono la criminale superficialità e l’incompetenza di chi avrebbe dovuto potenziare, sin da subito, la nostra rete ospedaliera. Dietro ogni posto letto negato, c’è l’abissale e complice silenzio di una Regione, umiliata e mortificata da decenni di malapolitica, che ha svenduto, a caro prezzo, la sanità pubblica agli avvoltoi di quella privata, sempre pronti a cibarsi dei resti di una carcassa che, di pubblico, purtroppo, ormai non ha più niente.
Assistere inermi e indifferenti a una campagna vaccinale inefficiente e poco trasparente, con i soggetti fragili costretti ad attendere, a sobbarcarsi centinaia di chilometri, a rischiare, giorno dopo giorno, di lasciarci la pelle, non è più tollerabile. Dietro ogni privilegio, c’è la lurida logica del compromesso, del voto di scambio, del nepotismo. Dietro ogni privilegio, ci sono centinaia di cittadine e di cittadini che perdono ogni fiducia nei confronti della politica e rinnegano la rappresentanza.
Assistere inermi e indifferenti allo stremo dei sanitari, all’inesistenza dei servizi basilari, alla mancata riapertura dei tanti ospedali chiusi, non è più tollerabile. Dietro ogni medico che rischia la vita, ogni servizio non garantito, ogni reparto interdetto, ci sono scellerate scelte politiche, lustri di inconcludente commissariamento, false promesse e mancate risposte. Dietro tutto questo, c’è una regione stanca, affamata, annaspante, una regione che rischia di collassare e implodere.
Non possiamo più aspettare. Stiamo vivendo il periodo peggiore, per il nostro territorio, dall’inizio di questa pandemia. Non vogliamo contare altri morti. Le vostre mani, da Speranza a Spirlì, grondano sangue. Ma le nostre, no. Le nostre si stringono. Per rabbia e per solidarietà. La rabbia che vi tormenterà, finché questa terra non tornerà a garantire, a tutte e tutti, il diritto alla salute. La solidarietà nei confronti dei nostri operatori sanitari, vessati da una crisi apparentemente senza fine, quegli operatori che trascorrono infinite ore nel nostro ospedale, massimo presidio pubblico, da difendere con le unghie e con i denti.
Perché senza salute non c’è vita, senza salute non c’è futuro!