I gravi fatti di Roma di ieri, culminati con l’assalto alla sede della Cgil da parte di organizzati gruppi neofascisti e neonazisti, ci danno l’occasione per far capire a che si ostina a non voler capire (per volontà o per incapacità) come funziona la Giustizia a Cosenza. Lo abbiamo scritto tante volte, lo sappiamo, ma oggi forniamo a tutti una prova della faziosità della procura di Cosenza nei nostri confronti che va al di là di ogni immaginazione.
Si sa che Iacchite’ ha ricevuto e riceve tante querele, molte delle quali si possono definire “temerarie”, ovvero, denunce prodotte da chi non può smentire “i contenuti diffamatori” dell’articolo nei suoi confronti, e usa questo “metodo” per intimidire, con richieste esorbitanti di risarcimento, il cronista estensore del pezzo. Questo genere di denunce, nei tribunali seri e onesti, finiscono tutte con una bella archiviazione, ma non al tribunale di Cosenza.
Qualche esempio calzante. Iniziamo con lo sfatare il mito che i malandrini non denunciano, noi abbiamo ricevuto diverse denunce da parte di personaggi appartenenti ai clan locali, tra questi anche il signor Francesco Patitucci. Il signor Patitucci ha dato mandato al suo avvocato di querelare la redazione di Iacchite’ perché si è sentito offeso da alcune nostre affermazioni nei suoi confronti: non ha gradito alcuni racconti, da noi pubblicati, sulle sue gesta (fatti di cronaca di cui il signor Patitucci è stato protagonista, e riportati da tutti i quotidiani locali), ma più di tutto non ha gradito la definizione “mafioso”da noi usata nei suoi confronti per descriverlo. Ed ha giustamente sporto querela nei nostri confronti.
Ora – fermo restando il sacrosanto diritto del signor Patitucci di querelarci ogni volta che lo ritiene opportuno – è evidente che definire un condannato in via definitiva per 416/bis mafioso, non costituisce reato, almeno così hanno decretato i saggi ermellini del Palazzaccio, e una richiesta da parte della procura di archiviazione è la cosa più scontata di questo mondo in questo tipo di procedimento. E così è stato: il pm ha chiesto l’archiviazione della denuncia, ma il giudice ha deciso che questa “storia” va approfondita, rigettando la richiesta della stessa accusa disponendo ulteriori indagini, affidate alla polizia giudiziaria, per meglio capire se la redazione di Iacchite’, dando del mafioso al signor Patitucci, ha offeso la reputazione dello stesso.
E vai di nuovo con la solita giostra: indagini che impegnano personale di polizia giudiziaria, pm, giudici, cancellieri, personale amministrativo, avvocati, e tutto il cucuzzaro. Evidentemente non hanno niente di più urgente da fare al tribunale di Cosenza. Ognuno ne tragga le proprie considerazioni.
Un altro esempio concreto di querele temerarie accolte dal tribunale di Cosenza. Giorno 12 saremo di nuovo in un’aula del tribunale di Cosenza, come succede tutti i giorni, per discutere un’altra querela nei nostri confronti presentata dal signor Roberto Fiore, il noto neofascista romano capo dei topi di fogna di Forza Nuova. Fiore è tra i responsabili, storicamente, della nera stagione dei gruppi eversivi di destra. Un personaggio ambiguo, coinvolto in tanti oscuri episodi di cronaca terroristica degli anni 70 e 80 del secolo scorso, che ha attraversato “indenne” la stagione delle stragi nere. Bene, martedì in aula insieme a noi doveva esserci il neofascista Fiore, parte offesa nel procedimento a nostro carico, ma come tutti sanno non potrà esserci perché è stato arrestato per aver partecipato, e istigato a fare lo stesso altri topi di fogna come lui, all’assalto alla sede della Cgil a Roma.
Il Fiore non ha gradito, come il signor Patitucci, alcuni nostri articoli dove lo definiamo un topo di fogna nazifascista con oscuri legami con mafia e servizi segreti deviati. E giustamente il tribunale di Cosenza ha pensato bene che per chiarire il tutto era necessario istruire un processo, con tanto di indagini preliminari, pubblica accusa avvocati, testimoni, imputati, e tante udienze. Il tribunale è chiamato ancora una volta a giudicare la redazione di Iacchite’ per aver offeso la reputazione di questo altro galantuomo che ieri non ha avuto problemi ad organizzare un assalto squadrista alla “casa dei lavoratori”.
Ecco, una delle attività del tribunale di Cosenza è approfondire ogni genere di querela che viene depositata nei nostri confronti, anche quando non c’è niente da approfondire, come in questi casi. Senza contare le tante querele di massoni, politici corrotti, e professionisti dell’intrallazzo.
Martedì saremo in aula come sempre, perché noi, checchè se ne dica, non ci siamo mai sottratti al giudizio, anche quando il giudizio, come spesso accade al tribunale di Cosenza, è “viziato” da mille fattori che nulla hanno a che vedere con la sacra scritta: “La Legge è uguale per tutti”. E tante volte, riconoscendo anche la giustezza di alcune sentenze di condanna, per noi così non è stato. Un grazie infinito al nostro bravo e onesto avvocato.