Cosenza, agguato ad Andreotta: le indagini

A Cosenza la notizia del giorno è l’agguato in contrada Andreotta di Castrolibero al 31enne Alfredo Foggetti, ricoverato in prognosi riservata all’ospedale dell’Annunziata dopo che qualcuno, col volto coperto, ieri sera gli ha sparato al torace con la chiara intenzione di uccidere (Cosenza, parente di un pentito ferito a colpi di pistola). I contorni del grave episodio sono ancora incerti, né tantomeno è ancora chiaro se il caso è passato o meno dalla Squadra mobile della questura di Cosenza alla Dda di Catanzaro. Sì, perché il particolare non certo secondario della vicenda è che Alfredo Foggetti è parente (probabilmente un cugino) del pentito di ‘ndrangheta Adolfo Foggetti. Ma non si sa ancora se il movente dell’agguato sia da collegare alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia. 

Successivamente, nel corso della mattinata, si è appreso che le indagini hanno imboccato una direzione ben precisa dopo le informazioni ricevute dai familiari di Alfredo Foggetti (Cosemza, agguato ad Andreotta: i familiari del ferito hanno denunciato un uomo).

Ma chi è Adolfo Foggetti? 37 anni (classe 1985), è stato componente di primo piano dell’allora clan Rango/Zingari. Foggetti viene arrestato nel novembre del 2014 e dopo qualche settimana di carcere decide di saltare il fosso. Famose sono oramai le cantate di Adolfo: dal ritrovamento del corpo del povero Luca Bruni, alle accuse di voto di scambio e corruzione dell’intera classe politica cosentina. Foggetti fa i nomi di OcchiutoManna, Paolini, Principe, Greco e gregari vari. Le sue cantate permettono all’allora procuratore antimafia Pierpaolo Bruni di portare a termine il blitz che decapiterà definitivamente la cosca Rango/Bruni.

Adolfo canta che è una meraviglia, e capita l’antifona del 41 bis, molti suoi compagni di strada decidono di fare lo stesso passo. Lo seguono Daniele Lamanna e Franco Bruzzese. Si pente anche un parente stretto di Adolfo, il cugino Ernesto Foggetti, I quattro sveleranno i segreti  del clan e gli accordi sottobanco con i politici.

A certificare l’attendibilità di Adolfo, il Gup di Catanzaro Tiziana Macrì che nelle oltre 900 pagine di motivazioni della sentenza del processo “Nuova famiglia”, con la quale ha condannato i 33 imputati del clan Rango/Zingari a svariati decenni di carcere, che lo definisce: “una fonte probatoria attendibile”. Dice il Gup: “… il percorso collaborativo di Foggetti può dirsi, oltre che attendibile, anche esaustivo. Foggetti ha ricostruito storicamente, sin dai primi anni 2000, l’evoluzione dell’organizzazione criminale di cui ha fatto parte, soffermandosi sulle articolazioni territoriali e averne illustrato gli ambiti dell’operatività criminale e indicato nominativamente tutti i componenti posizionandoli in una precisa scala gerarchica, ha spiegato le fasi della fusione tra il clan Bruni e quello degli Zingari in esito a un’operazione di esautorazione degli appartenenti alla “famiglia” Bruni e di adesione incondizionata alla compagine zingaresca al cui vertice si pone Maurizio Rango che in assenza, per detenzione, dei fratelli Giovanni Abbruzzese e Bruzzese Franco svolge funzioni di reggente...”.

Adolfo Foggetti e Maurizio Rango

Oltre all’ergastolo per Rango, il processo si è concluso con la condanna anche di Adolfo Foggetti, condannato a 6 anni di reclusione. Sentenza confermata dalla Cassazione nell’aprile del 2019.

Un pedigree di tutto rispetto quello di Adolfo che come collaboratore ha dato il meglio di se, conquistandosi, a suon di cantate, la fiducia di giudici e pm antimafia.

Adolfo non si ferma ai soli nomi dei picciotti, va oltre e racconta la collusione tra i clan e il mondo politico. Dichiarazioni che permisero all’allora Pm antimafia Bruni di porre in essere due operazioni: “Sistema Rende” e “Sistema Castrolibero”. Operazioni che coinvolsero Sandro Principe e Orlandino Greco.

Ma una stranezza, in tutto questo cantare di Foggetti, c’è: dei tanti nomi dei politici fatti da Adolfo, solo Principe e Greco sono stati “coinvolti” in operazioni della Dda di Catanzaro. Per i politici di Cosenza, che Adolfo chiama in correità, Occhiuto, Manna, Paolini, invece, niente si è mosso. Eppure Adolfo non lesina racconti sui tre. Al pari di Greco e Principe. Ma per Occhiuto, Manna e Paolini le dichiarazioni del pentito attendibile Foggetti non sono “attendibili”. Ma questa è un’altra storia.