Giustizia e tv. Ora Nicola cerca “affetto sociale” (al Tg1) perché “non ce n’è per nessuno”

Tra tutte le “interviste” che Nicola (abbiamo deciso di darti del tu) ha rilasciato nel corso della sua lunga e onorata carriera da protagonista assoluto nella lotta alla ‘Ndrangheta, quella rilasciata ieri al Tg1 è sicuramente da annoverare fra quelle che lasciano il segno. Un minuto e mezzo per dire con estrema chiarezza quello che per anni ha sciorinato in ogni dove senza mai però, lasciarsi trasportare dalle emozioni come in questo caso. Quello che continua ad apparire in Tv in queste ultime settimane è un Nicola deluso, affranto, sconsolato, solo. Un uomo consapevole di aver subito una pesante sconfitta che forse non si aspettava. Piange e si commuove Nicola. Appare preoccupato come non mai, e lo lascia vedere a tutti. Non si nasconde più dietro la corazza istituzionale, indossata sempre con orgoglio, e mostra a tutti la sua fragilità. Una immagine di se desueta, abituati come siamo a vederlo come una sorta di supereroe disposto, per amore di Verità e Giustizia, a rinunciare anche alle proprie emozioni, oltre che ad avere una vita privata.

La preoccupazione di Nicola non traspare solo dalle parole usate: «So che ci sono delle cose discusse ad altissimi livelli sul piano criminale. In teoria non dovrebbe succedere in un ragionamento razionale, però noi sappiamo cose che non ci tranquillizzano», ma anche dalla gestualità usata durante l’intervista. Nicola per quasi tutta l’intervista si “tocca” l’orecchio, un gesto, manipolarsi il lobo dell’orecchio, che per la scienza che studia la “comunicazione non verbale” è un “modo di fare” che rimanda all’affettività. Ovvero la persona che compie quel gesto è alla “ricerca di affetto” (in tutte le sue declinazioni), nel caso di Nicola “affetto sociale”. Un gesto inconsapevole che evidenzia però la genuinità dell’affermazione: Nicola è davvero preoccupato per la sua vita, e quello di cui ha bisogno in questo momento è una vicinanza fisica della gente che vada al di là della fittizia e spesso pelosa solidarietà espressa sui social. È l’ora di metterci la faccia, è questo il senso del messaggio di Nicola, rivolto alla gente onesta. Non basta più indignarsi solo su FB, è il momento di schierarsi senza se e senza ma, e se è vero che la paura è una reazione è anche vero che il coraggio è una scelta. Una scelta che tutti, da qui in poi, siamo chiamati a fare.

In tutto questo Nicola non perde la bussola delle sue “origini” e da buon calabrese lancia la sua sfida (questa volta è diverso da tutte le altre volte quando “sventolava” primavere, sciabole, e cartucciere) a chi lo ha costretto alla ritirata: «L’aria è cambiata e lo hanno percepito tutti. I centri di potere, la massoneria deviata, sanno perfettamente che non ce n’è per nessuno». Come a dire: ora la prossima mossa tocca a me. E se la gente sarà veramente con me, vediamo poi come va a finire…

P.S. Se a questo punto, caro Nicola, decidessi anche di fare un po’ di autocritica, la tua metamorfosi sarebbe completa.