Da qualche tempo filtrano voci circa una possibile nomina del magistrato Mario Spagnuolo a procuratore della Repubblica di Cosenza. Spagnuolo ha già ricoperto per lunghi anni l’importantissimo ruolo di sostituto anziano.
Oggi è arrivata la conferma che Spagnuolo fa sul serio. La quinta Commissione del Csm ha infatti proposto al Plenum la nomina dell’attuale Procuratore di Vibo Valentia, Mario Spagnuolo appunto, a Procuratore della Repubblica di Cosenza (Granieri sta andando in pensione). La proposta è stata fatta con il voto favorevole di cinque dei componenti della Commissione, mentre il sesto componente ha votato per Bruno Giordano, attuale Procuratore di Paola (Cosenza). La scelta definitiva toccherà ora al Plenum.
Il Plenum del Csm dovrebbe deliberare le nomine dei procuratori di Catanzaro e Cosenza tra il 13 e il 15 aprile prossimi.
Chi ci legge sa cosa pensiamo di Mario Spagnuolo. E la vera storia della città di Cosenza è piena delle sue nefandezze giuridiche. Che non possiamo e non dobbiamo dimenticare. E sono contenute nel dossier redatto dal magistrato Otello Lupacchini nel corso della sua ispezione del 2005.
A partire dal pentimento di Franco Pino e di come fu pilotato dalla procura di Cosenza attraverso Mario Spagnuolo (il vero regista occulto) e il procuratore dell’epoca, Serafini.
Una delle pagine più nere della città di Cosenza.
Spagnuolo, in combutta col procuratore Serafini e con la lobby degli avvocati cosentini, è riuscito a smontare pezzo per pezzo l’unico vero processo di mafia a Cosenza, il “Garden”. Manovrando abilmente le dichiarazioni di Franco Pino prima e di tutti gli altri pentiti successivamente. Tutelando colletti bianchi e criminalità. Il peggiore di tutti. Uno dei maggiori responsabili della trasformazione della procura di Cosenza in porto delle nebbie e zona franca.
Ma lasciamo parlare i fatti.
“Successivamente all’emanazione del decreto che dispone il giudizio, nel maggio 1995 Franco Pino decideva di intraprendere la via della collaborazione a fini di giustizia”.
Inizia così la ricostruzione di Otello Lupacchini relativamente al pentimento di Franco Pino.
“Il primo passo lo faceva verso i carabinieri del Nucleo operativo del comando provinciale di Cosenza, nella persona del capitano Angelo Giurgola, il quale si rivolgeva anziché verso questa Dda come logica vorrebbe, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cosenza. Il procuratore Serafini nonché il sostituto anziano Spagnuolo avanzavano allora, ancor prima di rivelare il nome del neo collaboratore, insistente richiesta al procuratore distrettuale Antimafia di Catanzaro per l’applicazione ai fini della gestione del dottor Spagnuolo presso questa Dda. Il procuratore Lombardi rigettava tale richiesta…”.
Mario Spagnuolo
Lombardi, in una prima fase, sembra voler fare per intero il suo dovere e in una relazione che è diventata storica, esprime tutte le sue riserve sul modus operandi della Procura di Cosenza, che in pratica ha svuotato di ogni contenuto il processo Garden.
“… Attribuire tutto quanto è avvenuto prima del processo e quanto è emerso successivamente durante la lunga istruttoria dibattimentale ad accordi perversi tra delinquenti è operazione del tutto riduttiva. Qualunque sia la conclusione della vicenda processuale, appare chiaro che dietro le decisioni adottate dal crimine organizzato e che hanno trovato una cassa di risonanza soltanto quando sono stati toccati gli interessi corporativi degli avvocati e sono stati portati alla luce gli interessi incrociati della delinquenza e della politica attraverso la pratica perversa del voto di scambio, VI SONO STATI REGISTI OCCULTI… Che fin dall’inizio hanno strumentalizzato anche la delinquenza mafiosa. E l’obiettivo strategico di questo disegno era quello di bloccare a tutti i costi il processo, facendo ricorso sia all’intimidazione e all’aggressione fisica sia alla delegittimazione dei magistrati…”.
Il vero punto nodale da analizzare, com’è fin troppo evidente, era (e purtroppo è) l’individuazione di chi ha manovrato i collaboratori di giustizia perché formulassero accuse indiscriminate, anche nei confronti di magistrati e di chi si è reso strumento più o meno consapevole di tali manovre.
La strategia di delegittimazione della Dda di Catanzaro, le cui indagini erano già mal tollerate quando era in gioco soltanto la progressiva disgregazione delle cosche mafiose, conseguente alle dichiarazioni dei collaboratori, aveva un canovaccio ben preciso.
I pentiti consentivano di rinvenire armi, esplosivi, congegni per azionare ordigni, cadaveri sepolti e dimenticati. Di conseguenza, venivano considerati preziosi e insostituibili.
Da un lato aumentava il numero dei soggetti che dichiaravano la loro dissociazione dalle cosche, dall’altro si delineava il pericolo dell’inquinamento probatorio attraverso l’inserimento di dichiarazioni che obbedivano a un preciso disegno criminoso in linea con il piano strategico delle cosche criminali.
Lombardi aveva le idee chiare su chi fossero questi registi occulti, specie quando gli avvocati più in vista di Cosenza attaccano frontalmente il pm Stefano Tocci denunciandolo alla Procura Antimafia.
Dichiarava di non voler demonizzare l’intera classe forense ma indicava negli avvocati Tommaso Sorrentino, Antonio Cersosimo, Luigi Cribari, Marcello Manna e Paolo Pittelli personaggi protagonisti di fatti censurabili penalmente mentre coloro che sono stati strumenti più o meno consapevoli delle manovre in atto rispondevano ai nomi del procuratore Serafini e del sostituto anziano Spagnuolo.
Decisamente tanti gli episodi di pentiti manovrati a uso e consumo di Serafini, Spagnuolo e degli avvocati cosentini. Con l’aggiunta di imbarazzanti fughe di notizie…
E ora, a distanza di tempo (perché pensano che siamo tutti scemi o senza memoria), ecco che ci propinano di nuovo Spagnuolo, in maniera tale da continuare a fare quello che vogliono. E’ sempre vero che la tragedia quando si ripropone puntualmente diventa farsa.
Ve l’immaginate Spagnuolo procuratore e Franco Pino sostituto anziano? Sarebbe l’epilogo perfetto per questa assurda decisione.
L’unica speranza è che Nicola Gratteri, in procinto di insediarsi a Catanzaro (dove pure Spagnuolo aveva provato a intrufolarsi!), controllerà certamente il suo operato e impedirà altri pateracchi e altri patti con i pentiti.
NELLA FOTO. In alto da sinistra: Valentina Cavaliere, Paolo Posteraro, Ernesto Ferraro, Vincenzo Pezzuto, Eugenio Garofalo, Andrea Bruni, Ernesto Esposito, Tonino Daffinà e Iole...