Belvedere. La sai l’ultima di Don Cascini? Perdere fondi pubblici per fare affidamenti diretti
Nel suo regno ogni Re prima o poi inizia ad accusare qualche delirio di onnipotenza tale da superare persino la sua stessa ambizione. Ecco quello che sta succedendo a Belvedere Marittimo, regno di Don Vincenzo Cascini, Francescuzza Impieri e Don Vito da Cetraro.
Cascini sta amministrando il comune come se fosse la sua clinica, elargendo a destra e a manca ai suoi lacchè qualche briciola e lasciando nuovamente il paese nel degrado più totale.
Iniziano però a delinearsi le prime zone d’ombra, ma questa volta il nuovo sindaco è stato colto con le mani nella marmellata.
L’opposizione di Impegno Comune, nell’ultimo consiglio comunale gliele ha suonate per bene, smascherando l’ultima genialata del Don e dei suoi adepti.
Sulla Variazione di Bilancio, il Comune di Belvedere Marittimo gioca al ribasso e perde oltre un milione e mezzo di euro, fondi pubblici che erano stati già destinati all’ente, per ricevere meno soldi dallo stato. Probabilmente l’unico caso in Italia di un comune che riceve oltre 4 milioni di euro, ma poi ne “richiede” solo un milione e mezzo di meno per far partire i lavori al Castello Aragonese e non solo. Con i cosiddetti appalti spezzatino.
La minoranza ha sbertucciato il sindaco smascherandolo e mandandolo nel panico, tanto che quest’ultimo durante i lavori in aula ha telefonato al responsabile dell’ufficio tecnico chiedendo spiegazioni. Una barzelletta nella barzelletta mentre i presenti erano a bocca aperta. Ovviamente Don Cascini non ha proferito parola, ha affidato una mezza replica al suo giornalista lacchè, recentemente “comprato” per 2500 euro. Una replica che fa ancora più ridere, dato che parla addirittura di calcoli sbagliati da parte della struttura commissariale (approvati in ogni caso). A Belvedere Marittimo tutti però sanno la verità.
Corre infatti voce, ed è palese dall’albo pretorio online del comune, che il gioco al ribasso sugli interventi abbia permesso al Comune di Belvedere Marittimo di appaltare i lavori con affidamenti diretti.
Andate a vedere le procedure. È tutto sulle carte perché carta canta e le chiacchiere di Don Cascini se le porta via il vento.
Esempio: Un lavoro che costa 10 deve essere appaltato per forza di cose, superando i 40mila euro, per gara pubblica.
Il Comune allora rimodula e chiede otto, per appaltare lavori entro la soglia dei 40mila ed affidare direttamente incarichi e prebende. In pieno stile appalti spezzatino…
Un modus operandi consolidato? Un dolo? Non sta a noi dirlo. Per questo esiste la Procura della Repubblica di Paola che legge Iacchite’, legge i giornali e può consultare l’albo pretorio, anche perché di casi simili sembrerebbero essercene altri, e non solo per il Castello Aragonese.