Capre, gaffe e rivoluzione: la finzione di Sgarbi (di Anna Mano)

Poche capre – o, almeno, tante quante i candidati di altre liste, visto che proprio la capra è il simbolo del “partito della rivoluzione” – ma un discreto numero di pecoroni in piazza 11 settembre per l’appuntamento (il secondo della giornata) col pubblico di Mario Occhiuto e Vittorio Sgarbi. Il critico ferrarese, ormai lo sanno tutti, sosterrà l’ex sindaco nella sua corsa per riprendersi Palazzo dei Bruzi e fare di Cosenza “una nuova Matera”.

Non ne ha fatto mistero stasera, quando più che parlare del sul nuovo libro si è lanciato in un monologo sulla politica nel quale ha molto spaziato, alternando un invidiabile eloquio al consueto turpiloquio.

La lista dei “coglioni” nominati è stata parecchio lunga e ha rischiato di finirci dentro pure Occhiuto per la sua passione per gli artisti contemporanei. Qualche colpetto di tosse, un sorriso e la gaffe è stata smorzata sul nascere.

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Un po’ come quelle sugli “architetti avidi di commesse pubbliche” o gli amministratori “che hanno distrutto alberi per mettere cemento”, passate quasi inosservate se non per una momentanea emiparesi che aveva colpito il volto dell’aspirante primo cittadino.

Stasera, d’altra parte, c’era da lanciare Mario e infatti ai piedi del palco e tra il pubblico non era difficile vedere fedelissimi di nuova e vecchia data dell’ex inquilino: decine e decine di candidati, qualche consigliere comunale uscente, il pupillo Maurizio Orrico, Fausto Orsomarso (all’estrema destra del palco, perché a certe tradizioni non si rinuncia), i dirigenti municipali Bartucci, Cucunato e Bilotto, il fido Maximiliano Granata.

E mentre una signora – l’unica, forse, convinta che quella potesse davvero essere la presentazione di un libro – si allontanava lamentandosi che “questo parla solo di politica”, Sgarbi ha tolto ogni eventuale dubbio agli altri in piazza: “Questa è una finzione, sono qui per un comizio”.

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Il solito, tra l’altro, per chi ha avuto modo di ascoltarlo in altre occasioni da queste parti: la sua classica battaglia contro pale eoliche e fotovoltaico; la proposta di unificare i ministeri del Tesoro e dei Beni Culturali in un ministero dei Tesoro dei Beni Culturali “perché l’arte è la vera ricchezza dell’Italia”; le commistioni tra mafia e politica, altro tema a rischio gaffe di questi tempi in città ma che Sgarbi, da ex sindaco di un Comune sciolto proprio per infiltrazioni, non disdegna mai di richiamare; l’immancabile elogio – con tanto di immancabile smentita sull’acquisto di case nella zona – sul centro storico che lui stesso avrebbe fatto scoprire nel 1989 al futuro assessore regionale alla Cultura (sic) Mario Caligiuri, presentatosi a corso Telesio “col caschetto color caki e il binocolo” come gli esploratori dell’Africa nera nell’800; il marchettone strappa applausi (tra i pochi ricevuti) su Mancini senior “di cui Occhiuto sta proseguendo l’opera”.

Ma se finzione doveva essere, bisognava che lo fosse fino in fondo. E così Sgarbi ha svelato l’identità di un sostenitore d’eccellenza, che osservava il palco nascosto nelle ultime file: Nuccio Ordine.

Già, secondo il critico, il professore dell’Unical “voterà Mario Occhiuto” . Come faccia, visto che risiede in un altro Comune, non si sa, ma i rivoluzionari non badano a certe sottigliezze.

Anna Mano