Lamezia, chiesta la conferma degli ergastoli per i mandanti del delitto Pagliuso

Confermare la sentenza di primo grado, questa la richiesta avanzata dalla sostituto procuratore generale Marisa Manzini nel processo di secondo grado scaturito dall’inchiesta Reventinum. In particolare il magistrato ha chiesto ai giudici della Corte D’Appello di confermare i due ergastoli inflitti a Pino Scalise e Luciano Scalise, accusati entrambi di associazione a delinquere e di essere i mandanti dell’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso, ucciso il 9 agosto 2013 mentre si trovava a bordo della sua auto nel giardino della sua abitazione vicino Lamezia. La pg ha poi chiesto per Andrea Scalzo, 7 anni, un anno in meno rispetto al primo grado «per un errore matematico nel computo della condanna nella sentenza di primo grado».

E ancora ha chiesto per Angelo Rotella, 8 anni e 4 mesi e per Vincenzo Mario Domanico, 6 anni di reclusione. Si ritornerà in aula il prossimo 22 febbraio, giorno delle discussioni delle parti civili. In primo grado al termine del processo abbreviato il gup ha inoltre disposto il risarcimento per i familiari dell’avvocato Pagliuso, la Camera penale di Lamezia, il Comune di Platania, la Provincia di Catanzaro, il Comune di Lamezia Terme, il Comune di Decollatura e il Comune di Serrastretta.
Gli imputati rispondono a vario titolo di associazione a delinquere di tipo mafioso, sequestro di persona, omicidio, estorsione, danneggiamento, violenza privata. Nella precedente udienza la Corte ha rigettato la richiesta del procuratore generale che aveva chiesto di sentire i due coniugi Antonio Scalise (figlio di Pino e fratello di Luciano Scalise) e la moglie Mirella Raso. Una richiesta, quella avanzata dal pg Manzini, dettata dal fatto che i due coniugi Scalise avevano già reso dichiarazioni nell’ambito del dibattimento del processo “Reventinum” che si sta celebrando con rito ordinario davanti al Tribunale collegiale lametino. Fonte: Gazzetta del Sud