Crotone, schiaffo a Gratteri: annullata la condanna di don Scordio

Scatta un nuovo giudizio d’appello per don Edoardo Scordio, il 76enne fondatore della Misericordia di Isola Capo Rizzuto che il 12 aprile 2022, al termine del processo di secondo grado di rito ordinario nato dall’inchiesta antimafia “Jonny”, era stato condannato a 8 anni e 8 mesi di carcere. Ieri sera, la Cassazione – mollando un sonoro ceffone in pieno viso al procuratore della Dda Nicola Gratteri – ha annullato con rinvio ad un altro dibattimento davanti alla Corte d’Appello di Catanzaro la sentenza di condanna in merito all’accusa di associazione ’ndranghetistica, mentre è stata annullata definitivamente la contestazione di malversazione che gli veniva mossa.

Soddisfatto per la pronuncia degli ermellini l’avvocato Tiziano Saporito che, insieme al legale Armando Veneto, difende l’ex parroco della chiesa Maria Assunta: «È una decisione quella della Suprema Corte – il suo commento – che non mi lascia affatto sorpreso». Per poi aggiungere: «Sono state così tante – la chiosa del penalista – le prevaricazioni del pregiudizio rispetto alla prova e rispetto ai fatti che la Cassazione non poteva non accogliere i ricorsi proposti». Inoltre i giudici di ultima istanza, accogliendo il ricorso della Procura generale, hanno disposto un nuovo appello anche per altri tre imputati che erano stati scagionati in secondo grado: Luigi Gareri, Domenico Poerio e Francesco Cantore. Invece, è diventata irrevocabile l’assoluzione di Antonio Saporito.
Con l’operazione Jonny” scattata nel 2017, la Dda di Catanzaro si disse convinta di aver reciso i tentacoli che la cosca Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto avrebbe allungato sul Centro d’accoglienza per migranti di Sant’Anna. Per gli inquirenti, la Misericordia, nel gestire il Cara, avrebbe «svolto il ruolo di collettore» di denaro pubblico per convogliarlo, in parte, «verso le casse» del clan. Ma adesso è arrivato lo schiaffo della Cassazione… 

Secondo la Corte d’Appello di Catanzaro, Leonardo Sacco (che sarà nuovamente processato in secondo grado) e don Edoardo Scordio avrebbero messo in piedi quel patto criminale mirato a drenare illecitamente 36 milioni di euro sui 103 milioni ricevuti tra il 2006 e il 2015 dalla Confraternita per occuparsi del Centro.

Una tesi tutta da riscrivere alla luce della sentenza della Suprema Corte, che è stata chiamata ad esprimersi pure su Nicola Maiorino (3 anni e 4 mesi in Appello), Pasquale Poerio (3 anni e 8 mesi), Aurora Cozza (2 anni e 2 mesi), Maria Lanatà (2 anni e 4 mesi), Ercolino Raso (2 anni e 2 mesi), Pasquale Gualtieri (3 anni e 1 mese) e Salvatore Colacchio (7 anni).