Cosenza, chissà come ci “stupirà” quest’anno il (confermato) diesse Gemmi

Alla fine Guarascio almeno uno è riuscito a convincerlo. Qualche ora fa la scadente macchina della comunicazione del Cosenza Calcio ha ufficializzato il rinnovo del direttore sportivo Roberto Gemmi per un anno. Sì, certo, ancora una volta non siamo andati oltre… uno ma con i chiari di luna che si prospettavano è già un mezzo successo, dal momento che anche alcuni addetti ai lavori abbastanza autorevoli si erano lasciati scappare che il diesse se ne sarebbe andato. In realtà, invece, le altre proposte che aveva probabilmente oltre ad arrivare dalla Serie C saranno state più deboli e meno attrattive.

Sarà invece decisamente più difficile convincere l’allenatore Viali, che ha una proposta sicuramente allettante dall’Ascoli: contratto biennale da 70mila euro all’anno. E in questo caso gli ostacoli da superare sono ben due: anzitutto la durata del contratto ma anche l’entità della cifra, che Guarascio non ha mai raggiunto per un allenatore. Ma il patron, avendo confermato almeno Gemmi, s’è messo al sicuro e il tifoso medio, considerando che si registra almeno un passo avanti, in ogni caso non resterà deluso.

Ma torniamo a Gemmi, che a differenza di Viali non ha mai avuto un feeling particolare con la piazza cosentina. Tutta colpa di quella sua sciagurata conferenza stampa del 17 giugno 2022 (a giorni ricorre l’anniversario) nel corso della quale si era lasciato scappare il fatidico: “… il nostro obiettivo è stupire”. Che si era trasformato in un vero e proprio boomerang quando la squadra – com’era inevitabile – aveva iniziato ad annaspare. E meno male – ribadiamo – che alla fine, grazie anche a qualche innesto azzeccato a gennaio come quelli di Micai, D’Orazio e Marras, è stato evitato il tracollo.

La conferenza stampa di presentazione di quella mattina di un anno fa del nuovo direttore sportivo e del nuovo allenatore del Cosenza Calcio era stata annunciata, nella tarda serata del 16 giugno, soltanto da messaggi dell’addetto stampa ai suoi colleghi e senza neanche un piccolo cenno sul sito ufficiale o sui social. Un penoso trucco del mestiere per evitare di far arrivare davanti allo stadio Marulla qualche tifoso arrabbiato col presidente Gargamella per la mancata riconferma di Bisoli e l’ingaggio di un tecnico come Dionigi che definire in “bassa fortuna” sarebbe quasi un eufemismo. Ma tant’è. Nessuno comunque sarebbe andato al di là della normale invettiva nei confronti del nemico dei puffi e dei suoi nuovi lacché.

Tralasciando il “povero” Dionigi, che sinceramente aveva fatto anche tenerezza mentre cercava disperatamente di arrampicarsi sugli specchi per “giustificare” il suo “palmares” di esoneri e fallimenti, non c’è dubbio che il mattatore della mattinata fosse stato il nuovo diesse, Gemmi Roberto da San Giorgio a Cremano, Napoli, non a caso il paese che ha dato i natali anche a Massimo Troisi. E non c’è dubbio che Gemmi avesse dato fondo a tutta la sua “napoletanità” per fronteggiare un gruppo di giornalisti che lui vedeva per la prima volta ma che (con pochissime eccezioni) è ed era piegato a 90 gradi alle esigenze di “spilorceria” di Gargamella.

E così, il buon Gemmi, s’era studiato un bel piano a tavolino di “comunicazione” e aveva deciso che il verbo da ripetere come un mantra per tutta la conferenza stampa, nonostante Gargamella, nonostante il budget da quattro soldi che aveva avuto a disposizione, nonostante il “mezzo” allenatore che aveva preso al mercato… degli sconti, sarebbe stato nientepopodimenoche “stupire”. Sì, proprio così, stupire. 

Citiamo testualmente“Cosa mi ha convinto a venire a Cosenza? Per venire a Cosenza non c’è bisogno di convincere nessuno. Io sono orgoglioso di essere venuto a Cosenza, non ci è voluto molto. La mia trattativa non ha superato i tre minuti. E questo spirito che io ho, lo trasporto a venire qui. Io non convinco nessuno a venire a Cosenza, chi vuol venire trova la porta aperta, in base alle scelte che vogliamo fare. Che squadra sarà? La migliore possibile. Dare dei riferimenti è sbagliato. C’è un giudice supremo, il campo, insieme ai tifosi, che ci diranno se la squadra è forte e ha raggiunto l’obiettivo che meritava. L’obiettivo che abbiamo è quello di stupire…“. E lo ha ripetuto costantemente, facendolo pronunciare anche al suo allenatore, che a dire il vero non sembrava molto entusiasta di questa molto discutibile strategia di comunicazione.

Ma a furia di sentir ripetere “stupire”, “stupore” e tutti i vari derivati, ecco che si era accesa la lampadina. In realtà, il mantra dello stupore è un vecchio stratagemma tutto napoletano per “colorire” un sacco di situazioni ed è il “segreto” del successo di una vecchissima macchietta dal titolo “Agata”, con versi di Gigi Pisano e musica di Giuseppe Cioffi, risalente addirittura al 1937 e portata alla ribalta da uno straordinario caratterista napoletano ovvero Nino Taranto. Un successo che poi ebbe anche una seconda “vita” nella cover di Nino Ferrer, che negli anni Settanta portò quella stessa macchietta a “Canzonissima“. 

“Agata” era ed è un tocco di sano cazzeggio, che non guasta mai, anche per dimostrare che, malgrado tutto, abbiamo sempre la “capa fresca” come dicono a Napoli.
Il tema di Agata è quello solito delle canzoni napoletane: il male d’amore, la donna zoccola (scusate il francesismo) e la precarietà della condizione economica (insomma ‘o muorte ‘e famme per usare l’idioma caro allo stesso Gemmi).
Questo avviene attraverso un abile meccanismo poetico in crescendo degli autori Pisani e Cioffi, in una lirica costruita con tre strofe ed un ritornello ripetuto.

Ma la differenza rispetto ad altre macchiette e ad altre rappresentazioni è che il tono non è quello solito lamentoso e piagnucoloso, ma diventa sarcastico ed ironico con un sottile delicato ricorso al doppio senso… E così dopo aver ricordato tutte le sue traversie economiche per cercare di mantenere “alto” il tenore di vita di Agata, il Nostro protagonista esplode e si “vendica” della ingrata donna che lo fa soffrire.

Agata,
tu mi capisci,
Agata,
tu mi tradisci, Agata,
guarda, stupisci,
com’è ridotto questo uomo per te!

Il doppio senso sta tutto in quel “guarda, stupisci” che ha reso celebre Nino Taranto e che è stato recentemente ripreso anche da Renzo Arbore come titolo di una fortunata trasmissione televisiva. 
Ora, noi non sappiamo se Roberto Gemmi conosceva la macchietta o la canzone ma non c’è dubbio che da quel giorno quel “guarda, stupisci” ha accompagnato la sua avventura cosentina e meno male che alla fine almeno non s’è trasformata in “tragicommedia” con la retrocessione. Adesso siamo pressoché certi che, nell’approssimarsi della prossima conferenza stampa, Gemmi non ripeterà più l’infelice espressione. E per chiudere con un sorriso, chi vorrà potrà andare a rivedersi le due versioni di “Agata”.

AGATA VERSIONE NINO TARANTO (https://www.youtube.com/watch?v=wmw3inXF9zcAGATA VERSIONE NINO FERRER (https://www.youtube.com/watch?v=yJIQibIKoIc)