Cosenza. Colpo di scena al processo: il poliziotto che ha “indagato” è il marito dell’avvocato di Ernesto Foggetti!

Colpo di scena al processo contro Catiuscia D’Apolito e Maria Grazia Foggetti, madre e  sorella del pentito Ernesto Foggetti, accusate di minacce nei confronti di Miriam Bartolomeo, convivente di Vincenzo Foggetti, rispettivamente ex marito e padre delle due imputate. La procura di Cosenza ha incaricato di seguire il caso la squadra mobile di Cosenza e la questura ha indicato l‘ispettore Rocco Francesco Silvestri, il quale tuttavia nella sua relazione ha clamorosamente omesso l’intera trascrizione di una telefonata di Edyta Kopaczinska, legata alla famiglia Foggetti, e di una registrazione di un altro testimone-chiave del processo. Sulla base di questa relazione, inviata alla Dda di Catanzaro, la Distrettuale ha deciso di archiviare il procedimento, che poi è ritornato a Cosenza per competenza territoriale.

Miriam Bartolomeo, a distanza di tempo, ha capito le motivazioni di queste strane dimenticanze dell’ispettore. E’ emerso infatti che Rocco Francesco Silvestri è il marito dell’avvocato Maria Karen Garrini, che difende la D’Apolito e la Foggetti, e pertanto, non dichiarando la parentela e producendo una relazione farlocca, è incorso nel reato di dichiarazioni false e in un pacchiano abuso d’ufficio. La Bartolomeo, venuta a conoscenza del legame di parentela, ha presentato un esposto-denuncia contro l’ispettore Rocco Francesco Silvestri e l’avvocato Maria Karen Garrini, che sarà acquisito agli atti del processo nella prossima udienza del 14 luglio e con il quale verrà chiesta la modifica dell’imputazione da minacce a tentato omicidio.

Ma vediamo come si arriva al clamoroso colpo di scena.

Il pentito di ‘ndrangheta Ernesto Foggetti, 34 anni, è stato rinviato a giudizio dal Tribunale di Cosenza per il reato di tentata violenza privata contro Miriam Bartolomeo. Il sostituto procuratore della Repubblica Marialuigia D’Andrea ha firmato una citazione diretta a giudizio per Ernesto Foggetti e ha fissato per il 22 giugno 2023 la prima udienza davanti al giudice monocratico. La vicenda che ha portato a questo procedimento, tuttavia, è molto lunga e travagliata e coinvolge direttamente tutta la famiglia di Ernesto Foggetti.

Miriam Bartolomeo, 40 anni, è stata convivente di Vincenzo Foggetti, padre di Ernesto, collaboratore di giustizia ormai da diversi anni dopo essere stato affiliato al clan di ‘ndrangheta Bruni “Bella Bella”. La madre si chiama Catiuscia D’Apolito e non deve certo avere visto mai di buon occhio la Bartolomeo. Così come suo figlio Ernesto.

Le due donne, in particolare, si sono già affrontate in passato tanto da costringere Miriam a sporgere denuncia contro la madre di Ernesto e la sorella e proprio per indurla a ritirare la denuncia, a maggio del 2020, Miriam Bartolomeo ha ricevuto diverse chiamate sulla sua utenza da un numero che sapeva essere nella disponibilità di Edyta Kopaczinska, moglie di Michele Bruni, collaboratrice di giustizia e comunque legata sia a Ernesto Foggetti che alla madre, che chiama affettuosamente zia Catia, essendo la sorella della madre dell’ormai defunto marito.

Miriam Bartolomeo ha registrato una delle telefonate. Edyta Kopaczinska voleva parlare con Vincenzo Foggetti, ma le è stato risposto di riferire direttamente a lei. Secondo Edyta, Ernesto Foggetti la avrebbe contattata su FB con un profilo falso e le avrebbe scritto di intervenire con il padre affinché la Bartolomeo lasciasse stare la mamma, Catiuscia D’Apolito appunto (che come abbiamo visto è anche la zia acquisita di Edyta). Ma Edyta non ha affatto “eseguito” l’ordine e a seguito di quel contatto anche lei le rivela di avere denunciato Ernesto Foggetti ai carabinieri.

Ed è a quel punto che Edyta vuota il sacco e racconta a Miriam Bartolomeo quello che stava per accadere prima che diventasse collaboratrice di giustizia.

LA TELEFONATA DI EDYTA (https://www.iacchite.blog/ernesto-foggetti-rinviato-a-giudizio-per-violenza-privata-la-verita-di-edyta-allex-compagna-del-padre-se-sei-viva-mi-devi-ringraziare/)

Una sera, Catiuscia D’Apolito aveva convinto Edyta ad andare sotto casa di Miriam Bartolomeo a Rende in viale dei Giardini “armata” di una bombola di gas per farla saltare in aria mentre qualche mese prima la stessa D’Apolito era entrata in casa sua per ammazzarla – unitamente a un soggetto del quartiere di via degli Stadi – e le avevano devastato l’abitazione nonostante fosse presente un figlio in tenera età. Tutto questo accadeva ancora prima che Michele Bruni morisse e proprio per timore di una reazione diretta del boss, Miriam Bartolomeo aveva deciso di non denunciare i fatti. Tuttavia, nel corso della telefonata registrata, Edyta ripercorre tutto il lungo calvario delle minacce nei confronti di Miriam e rivela anche che la vicenda relativa all’intimidazione con la bombola di gas era finita in una intercettazione ambientale della Dda di Catanzaro.

Poi, nel mese di febbraio del 2020, la figlia di Catiuscia D’Apolito nonché sorella di Ernesto Foggetti, Maria Grazia, chiamava il papà Vincenzo alla presenza di Miriam mettendo in comunicazione – in videoconferenza – anche il fratello Ernesto, il quale non solo offendeva il padre ma lo minacciava dicendogli che Miriam “era una morta e sepolta che cammina” perché voleva a tutti i costi che ritirasse la denuncia contro la madre e la sorella.

Circa tre mesi dopo, arrivavano le telefonate di Edyta e a breve distanza l’una dall’altra, le denunce contro Ernesto Foggetti da parte della Bartolomeo e della stessa vedova di Michele Bruni. Miriam era stata chiamata dai carabinieri di Rende per chiarire la dinamica dei fatti e a Vincenzo Foggetti veniva revocata la misura degli arresti domiciliari. Successivamente a questi eventi, Miriam Bartolomeo interrompeva la relazione con Vincenzo Foggetti.

Ricevuta la notifica dell’avviso di garanzia per la denuncia di Miriam Bartolomeo, la strategia dell’avvocato Garrini è quella di presentare una controdenuncia, dal momento che il suo assistito Ernesto Foggetti rischia la revoca del programma di protezione.

Si tratta di una denuncia senza fondamento, nella quale il collaboratore di giustizia mente sapendo di mentire. Come fa l’avvocato di Ernesto Foggetti a dichiarare di non sapere nulla dei procedimenti in corso se la madre e la sorella hanno proprio lei come legale difensore?
Ma ci sono anche altre evidenze grottesche come le 20 pagine di messaggi tra lui – attraverso un profilo FB falso – e Miriam Bartolomeo, addirittura le videochiamate e messaggi scritti ed evidenti nei quali parlava sempre della mamma e della sorella.

La controdenuncia di Ernesto Foggetti è stata archiviata in prima battuta e anche dopo l’opposizione inscenata dall’avvocato Garrini, conclusa con una tragicomica reiterazione dell’archiviazione.

A questo punto, sono in corso due processi. Il primo è quello scaturito dalla denuncia di Miriam Bartolomeo contro Catiuscia D’Apolito e Maria Grazia Foggetti. La prima udienza è stata celebrata a febbraio e la Bartolomeo ha chiesto, grazie alla consulenza del perito tecnico sulla telefonata di Edyta, che l’imputazione venga cambiata da violenza privata a tentato omicidio proprio per le dichiarazioni di Edyta nel colloquio telefonico. Il secondo è quello che è iniziato a giugno contro Ernesto Foggetti per tentata violenza privata.

Dopo la celebrazione di queste due udienze, tuttavia, è venuto fuori il colpo di scena del legame di parentela tra l’ispettore di polizia incaricato delle indagini dalla procura di Cosenza e l’avvocato difensore delle due imputate. Di seguito, l’esposto-denuncia presentato da Miriam Bartolomeo.

L’ESPOSTO-DENUNCIA DI MIRIAM BARTOLOMEO

“… Alla denuncia che io presentai presso la caserma dei carabinieri di Rende, consegnavo lettere minatorie e calunniose nonché diffamatorie di Maria Grazia Foggetti contro la mia persona, inviate da lei presso la casa circondariale di Castrovillari al padre Vincenzo con tanto di ricevuta di ritorno e un cd di una registrazione fatta da me con Claudio Pavone presso l area parcheggio dell’ospedale di Cosenza, dove lui svolgeva la sua attività lavorativa…

Pavone mi riferiva le intenzioni che avevano madre e figlia di fare del male a me e ai miei figli minori nonché si autoaccusava stesso lui di essere caduto nella trappola della Foggetti e della D’Apolito facendosi portare sotto casa mia ma riferendogli che la persona da colpire era una sconosciuta… Lui non le ha creduto e facendo domande a persone di sua conoscenza, ha saputo che la persona che abitava a Viale dei Giardini n. 7 di Rende ero io,  nonché compagna del padre della Foggetti.

Ma vi è di più. Claudio Pavone nella registrazione accusa anche le due donne di essere molto pericolose e addirittura di essere stato oggetto lui stesso di minacce da parte della D’Apolito a titolo estorsivo per una somma di 500€ che la donna ha preso dal Pavone e non ha più restituito, facendo nome e cognome del Parise e di altri soggetti legati alla D’Apolito.

I carabinieri di Rende, con una relazione a firma del maresciallo Mazziotti, confermano in pieno la mia denuncia elencando tutti i presupposti di reati contenuti nel cd e nelle lettere della Foggetti e anche altro… mentre il pm che aveva in carico le indagini era la dottoressa Emanuela Greco, che ha incaricato di svolgere determinate indagini del procedimento penale anche la questura di Cosenza,

Negli atti del fascicolo la trascrizione del cd della registrazione avuta tra me e Claudio Pavone è stata effettuata a firma dell’ispettore della squadra mobile di Cosenza Rocco Francesco Silvestri. Ho subito notato insieme al mio avvocato Antonio Ingrosso che non c’era la trascrizione dell’intera registrazione ma bensì quasi nulla di tutto il contenuto e soprattutto le dichiarazioni più importanti dove si confermavano i reati da me denunciati. A questo punto abbiamo dovuto nominare un perito di parte a pagamento e a mie spese, che ha trascritto l intera registrazione avvenuta, completamente differente da quella prodotta dall’ispettore Rocco Francesco Silvestri.

Tengo a precisare che nel fascicolo del procedimento, allegate agli atti ci sono anche altre relazioni a firma dell ispettore Silvestri nelle quali, a seguito di indagini svolte e sommarie informazioni, mi ha sentita… Nonostante le mie dichiarazioni per le ennesime aggressioni subite dalle stesse imputate, l’ispettore mi chiedeva a fronte di tutto ciò soltanto dove risiedevano loro per dimostrare a mio parere che l’ennesima aggressione subita veniva fatta sotto la loro abitazione mentre invece io mi trovavo là – come dichiarato nel verbale – perché nello stesso stabile ci abita anche mia cognata, sorella del mio compagno, che mi teneva quel giorno mia figlia, perché le due signore non hanno mai permesso che i miei figli stessero con la famiglia del mio compagno!

Sempre negli atti troviamo anche due memorie difensive a firma dell avvocato Maria Karen Garrini nelle quali faceva presente e chiedeva per questo procedimento l’archiviazione per entrambe le imputate basandosi soltanto sulla relazione trascritta della registrazione svolta dall’ispettore Silvestri e anche delle altre indagini svolte sempre dallo stesso,

Tengo a precisare inoltre che nel fascicolo troviamo anche copia della richiesta dell’avvocato Garrini nella quale chiede alla dottoressa Greco di ascoltare il cd della registrazione da me depositata… Il verbale riporta il giorno e l’ora in cui è stato ascoltato nella stanza della dottoressa Greco, ma nonostante ciò sia nelle sue memorie che nell’apertura dibattimentale del processo si riportava che all’interno della registrazione trascritta dall’ispettore della squadra mobile non c’erano fonti di prova da attribuire alle sue due assistite…

Sempre nello stesso fascicolo si trova anche un’altra relazione firmata dal dottor Fabio Catalano, allora capo della squadra mobile di Cosenza, nella quale dichiarava che al contrario di quanto a me dichiarato non vi erano telecamere presso la mia sede lavorativa e quindi non era possibile acquisire i filmati… Circostanza assolutamente non vera perché ancora ad oggi in via Ciro Menotti a Rende, precisamente sia sul marciapiede dove avevo la mia attività e sia di fronte, tutti i commercianti hanno le telecamere installate sia fuori che dentro e in particolare una agenzia di scommesse proprio di fronte… quindi si potevano chiedere !!

Gli atti di questo procedimento sono stati trasmessi anche alla Dda di Catanzaro, dove anche il pm Camillo Falvo ha delegato all’epoca la squadra mobile di Cosenza, ma  anche alla Distrettuale sono state trasmesse le stesse identiche relazioni sia del cd sia di altre indagini e sempre a firma dell’ispettore Silvestri e di Catalano, per cui – visti i responsi – il pm Camillo Falvo restituiva gli atti per competenza al Tribunale di Cosenza, scrivendo nella relazione che, letta la nota della polizia giudiziaria non c erano presupposti di reato  aggravati con l articolo 7 (modalità mafiosa).

Riepilogando: tutto ciò succede perché gli atti non sono stati trasmessi per intero e in maniera reale. Tutte le relazioni dovevano essere invece trasmesse, come per legge, soprattutto da organi di polizia giudiziaria competente… Alla luce di quanto appena esposto, anche la dottoressa Emanuela Greco chiedeva l’archiviazione del procedimento in essere, ma ovviamente – visti gli atti – la dottoressa Letizia Benigno fissa un’udienza camerale perché non ha ritenuto invece di archiviare il procedimento e di conseguenza mi arrivavano direttamente a casa gli allegati con la fissazione dell’udienza !!!

Nella prima udienza discussa, il mio avvocato nominato all’epoca, ovvero Angela D’Elia del foro di Cosenza, consegna alla dottoressa Benigno una pennetta drive contenente la registrazione di una telefonata nella quale la collaboratrice di giustizia Edyta Kopaczynska si autoaccusava e accusava la D’Apolito (perché legate da un vincolo di parentela) e mi riferiva che se sono rimasta in vita io e il mio compagno Vincenzo Foggetti avremmo dovuto ringraziare soltanto lei, accusando chiaramente la zia Catia D’Apolito nella registrazione di aver tentato più volte su richiesta della D’Apolito di farmi addirittura saltare insieme ai miei figli in casa con una bombola di gas portata dalla stessa Kopaczynska e dalla D’Apolito.

Non solo: Edyta dichiara addirittura che se a lei le arriva una richiesta di comparizione in aula viene a dire tutta la verità di quanto è a sua conoscenza e già dichiarato nei verbali della Distrettuale di Catanzaro.

La dottoressa benigno allora rigetta per la seconda volta la richiesta di archiviazione e chiede alla dottoressa Emanuela Greco di fare indagini sulla pennetta depositata da me in aula e di sentire a verbale di informazione la collaboratrice ma anche in questo caso la dottoressa Greco chiede l’archiviazione scrivendo che sulla base delle note della squadra mobile di Cosenza non c’erano elementi di prova su questa telefonata e quindi  per lei non c’erano i presupposti per sentirla…

Ma nuovamente nell’ultima udienza celebrata, la dottoressa Benigno rigetta la richiesta di archiviazione e decide l’imputazione coatta per la D’Apolito e la Foggetti per il reato di minacce (612) dove ovviamente i reati dovevano essere altri e ben più gravi se venivano dichiarati dagli organi competenti della squadra mobile di Cosenza sulle sit delle trascrizioni e di tutto quello che io ho consegnato alla mia denuncia !!!

IL LEGAME DI PARENTELA TRA L’ISPETTORE SILVESTRI E L’AVVOCATO GARRINI

Mi è doveroso precisare che soltanto pochi giorni fa sono a venuta a conoscenza nella sede della questura di Cosenza che l’ispettore della squadra mobile che ha condotto le indagini del mio procedimento penale – nel quale si riscontrano queste gravi mancanze di trascrizioni di una registrazione intera nonché la mancata totale trascrizione della pennetta della registrazione della telefonata della collaboratrice con la sottoscritta – è il coniuge dell’avvocato Maria Karen Garrini, costituita fin da subito avvocato difensore di entrambe le imputate di questo procedimento, e a mio avviso per rispetto del codice deontologico di entrambi, i coniugi dovevano astenersi !!

Faccio presente inoltre che dopo aver preso conoscenza di tutta questa grave situazione mi sono  recata a visionare il fascicolo intero e a richiedere copia dei verbali per allegare questa denuncia/querela insieme al mio avvocato di fiducia nominato in codesto procedimento, Antonio Ingrosso e abbiamo anche costatato che all’interno del fascicolo non c’era la chiavetta drive che abbiamo consegnato in aula durante la discussione con la dottoressa Benigno contenente le dichiarazioni auto-accusatorie della collaboratrice Kopaczynska contro la D’Apolito Catiuscia e la Foggetti Maria Grazia, imputate in tale procedimento penale.

Ovviamente la trascrizione svolta dal perito di parte dottor Zengaro è stata depositata nell’udienza celebrata nello scorso mese di febbraio con la dottoressa Granata, che ha acquisito l’intera trascrizione sia del cd che della telefonata della collaboratrice e il mio legale ha chiesto la modifica dei capi di imputazione, visto che erano già stati consegnati da me personalmente nell’atto di denuncia. L’udienza è stata rinviata al 14 luglio e in questa sede sarò sentita in qualità di persona offesa!!

Preciso inoltre che lo stesso avvocato Garrini Maria Karen e anche lo stesso difensore del collaboratore di giustizia Foggetti Ernesto, figlio della D’Apolito Catiuscia e del mio attuale compagno Foggetti Vincenzo e fratello della Foggetti Maria Grazia, imputato in un altro procedimento penale nel quale io risulto persona offesa per le ipotesi dei reati di violenza privata e minacce!! Per tutto questo chiedo la punizione e persecuzione dei colpevoli e mi riservo di essere avvertita ex articolo 408 c.p.p e mi riservo costituzione di parte civile !!!!”.