Tutto il calcio italiano in queste ore sta ricordando Carletto Mazzone e le centinaia di aneddoti legati alla sua splendida carriera di allenatore. In Calabria abbiamo avuto il privilegio di averlo per due anni alla guida del Catanzaro in Serie A. Mazzone era stata un’a delle tante scelte vincenti del presidentissimo Nicola Ceravolo ed era reduce dai due campionati con la Fiorentina, nei quali aveva lanciato un certo Giancarlo Antognoni. Un terzo posto straordinario, con la qualificazione in Coppa Uefa e poi un esonero amaro l’anno successivo dopo sole 11 giornate. Mazzone ripartiva da Catanzaro e nel campionato 1978-79 costruisce una squadra indimenticabile, capace non solo di salvarsi ma di piazzarsi nell’elite del calcio italiano, al nono posto, con l’etichetta di “ammazza grandi”. Mazzone diventa per tutti “er sor Magara” dopo il pareggio a reti bianche al Militare contro la corazzata Juventus (https://www.iacchite.blog/ciao-mazzone-la-leggenda-di-sor-magara-e-nata-nel-1978-prima-di-un-catanzaro-juventus-0-0/). Palanca, con i suoi 10 gol, diventa il simbolo della squadra e, come se non bastasse, si laurea capocannoniere della Coppa Italia con un bottino di 8 centri in 7 presenze con il Catanzaro che giunge fino alle semifinali, dove è eliminato dalla Juventus dopo aver estromesso ai quarti il Cagliari di Tiddia.
Mazzone non ha mai dimenticato l’esperienza glallorossa e l’ha ricordata più volte nelle sue interviste. Ecco cosa sottolineava Carletto quando gli parlavano di Catanzaro.
“Innanzitutto l’ospitalità, l’entusiasmo e l’accoglienza della gente di Catanzaro. A dir poco fantastica e calorosa. Mi colpì tanto.
Altro episodio indelebile fu la vittoria per 3-1 all’Olimpico grazie alla tripletta di Massimo Palanca. Lei lo sa che sono un romanista vero. Quel giorno però ero felice ma non contento… era una sensazione strana. Ricordo ancora che scherzando utilizzando il famoso programma radiofonico tutti dicevamo “Catanzaro chiama Roma 3-1, 3-1”… Fu una gara indimenticabile”.
Era il 4 marzo 1979 e quel giorno al Catanzaro di Mazzone riuscì tutto alla perfezione. Palanca aveva fatto centro dalla sua mattonella preferita, quella del calcio d’angolo, poi anche con una gran sassata alla sua maniera e infine in contropiede. Il “flash” del tabellone con il fatidico “Palanca, Palanca, Palanca” è ancora su tutti i motori di ricerca. Quella dell’Olimpico è stata una delle più belle vittorie della storia del Catanzaro.
Ma a Catanzaro intanto stava accadendo qualcosa di importante anche a livello societario. Si affacciano alla ribalta nuovi imprenditori e così Raffaele Zinzi coinvolge Adriano Merlo nel progetto Catanzaro, diventando socio di maggioranza e vicepresidente. Ma la sua fame di successo lo porta a mettere alle strette Nicola Ceravolo, il quale è costretto suo malgrado a cedere alla fine le quote di minoranza. Così il 16 maggio 1979 Adriano Merlo diventa il nuovo presidente dell’U.S. Catanzaro. Il suo primo campionato da presidente, nel quale ovviamente conferma Carlo Mazzone alla guida tecnica, non sarà all’altezza di quello precedente. Il Catanzaro si salva solo perché il Milan viene spedito in Serie B dal calcioscommesse e a dirla tutta Mazzone non finisce neanche il campionato perché, a marzo 1980, a cinque giornate dalla fine del torneo, viene esonerato. Il torneo lo finirà il suo vice, Sasà Leotta, catanzarese purosangue, scomparso anche lui recentemente.
Ma Carletto Mazzone, giustamente, considera sua quella sofferta salvezza e la ricordava sempre, al pari del blitz dell’Olimpico dell’anno prima. Il famoso “scudetto degli onesti”.
“… Altra cosa che è rimasta indelebile nei miei ricordi è stato l’anno in cui il Catanzaro ha vinto quello che non esitai a definire “lo scudetto…”. Sì, vincemmo lo scudetto degli onesti nell’anno in cui il Catanzaro fu ripreso in A grazie alla retrocessione del Milan a seguito del calcio scommesse. Quando quasi tutto il calcio italiano (mi raccomando di sottolineare il “quasi”) era marcio e faceva schifo, il Catanzaro dimostrò a tutti il proprio valore in campo e guarda caso ci fu un periodo in cui il Catanzaro inanellava pareggi consecutivi senza riuscire a vincere, se non ricordo male cinque o sei di seguito, mentre qualcun altro guarda caso portava a casa il punteggio pieno…”.
E poi i personaggi. Mazzone ne ricordava sempre tre…
“… Nicola Ceravolo, anche se ci ha lasciati troppo presto, lo porto sempre nel mio cuore. Un uomo unico e un presidente fantastico.
Anche Claudio Ranieri è un’ottima persona. Ricordo ancora quando durante i calci d’angolo aveva il ruolo di fare da “velo” con azioni di disturbo in area avversaria, per consentire a Palanca di metterla dentro con quel piede meraviglioso che si ritrovava. Nelle gare in casa cercavamo di scegliere il campo anche in relazione al vento per cercare di sfruttare al massimo le traiettorie che l’ottimo Palanca riusciva a dare alla palla. Sono stato anche al matrimonio di Claudio (Ranieri) e fui felice quando divenne allenatore della Roma. Gli dissi: “Non sei un vero romanista se non sali i gradini dell’Olimpico”.
Claudio Ranieri ha ricordato così Carlo Mazzone nel giorno della sua scomparsa: “La notizia della scomparsa di mister Mazzone mi rende profondamente triste, se ne è andato un maestro di calcio, un grande uomo”, ha dichiarato l’attuale allenatore del Cagliari ed ex calciatore proprio di Carletto a Catanzaro.
“Ci legano tanti bei ricordi: fu mio allenatore a Catanzaro, mi scelse come capitano. Puntiglioso nella preparazione della gara, non lasciava mai nulla al caso. E nella gestione dei rapporti con la squadra era sempre schietto, diretto, sincero: ti parlava con il cuore. In questo difficile momento il mio pensiero va alla famiglia e a tutti i suoi cari”,
Massimo Palanca, dal canto suo, aveva già avuto modo di dichiarare la sua immensa stima per Mazzone: “… Ho avuto tanti allenatori bravi, tutti mi hanno lasciato qualcosa. L’allenatore più bravo direi Carlo Mazzone, secondo me il più grande allenatore che abbiamo avuto in Italia, dal punto di vista tecnico tattico non aveva eguali, e avesse avuto la possibilità di allenare una grande squadra avrebbe avuto grandi soddisfazioni”.
“Il mister era veramente una cosa fuori dal normale, ma se lo meritava – racconterà ancora il bomber – Mazzone era un passionale, uno che sentiva le partite, le situazioni. Romano, trasteverino, aveva un grosso interesse a fare bella figura nella sua città. Giocare all’Olimpico lo faceva emozionare e quel giorno lo facemmo contento…”.
Questo il ricordo diretto di Palanca.
Non si ricordano i giorni. Si ricordano gli attimi. Di quel pomeriggio del quattro marzo millenovecentosettantanove difatti ricordo gli attimi.
Siamo a Roma, sul prato dello stadio “Olimpico”.
Ci aspetta la partita con la Roma. Certo non è la Roma che conosciamo oggi, ma ci gioca sempre gente importante, da “Picchio” De Sisti al bomber Roberto Pruzzo al grandissimo “Ago” Di Bartolomei. Che gran bella persona era Ago. Possa riposare in pace.
Il Catanzaro, la squadra per cui gioco, si trova difronte una partita molto complicata. D’altronde mister Carletto Mazzone ci ha avvertito, dobbiamo fare molta attenzione, soprattutto in fase difensiva e, quando possibile, ripartire in contropiede.
Oggi si direbbe fare densità in mezzo al campo e orchestrare veloci ripartenze. Cambia la forma, non certo la sostanza!
Un carattere eccezionale quello del mister. Quando c’era da alzare la voce lo faceva senza problemi, e s’incazzava sul serio! Quando c’era da complimentarsi con qualcuno lo faceva apertamente. Non ho mai sentito calciatori parlar male di mister Mazzone.
In più è un grande conoscitore di calcio, tifoso sfegatato della Roma, ma la partita l’ha preparata benissimo, non vuole perdere e magari sotto sotto spera di vincere, vuole dimostrare che una squadra come la Roma può allenarla. Gli hanno dato solo panchine di provincia, laddove una salvezza equivale ad uno scudetto.
Comunque sappiamo cosa fare. Ora tocca a noi, che in campo dobbiamo andarci.
È il quinto minuto del primo tempo, e ci viene assegnato un calcio d’angolo, sotto la Curva Nord. Prendo il pallone e lo posiziono nella lunetta. Verso la parte esterna. I corner li batto io che sono mancino e ho il piede piccolo, calzo il trentasette, e ho pure il vizietto di tirare direttamente in porta. Ma questo lo sapevano tutti. Durante la partita d’andata a Catanzaro ho fatto la stessa cosa. Però un giocatore della Roma appostato sulla linea di porta ha sfiorato appena la palla, che sarebbe entra in porta lo stesso, e invece di dare il goal a me hanno assegnato l’autorete. Era tutto diverso prima, d’accordo, ma non mi era proprio andata giù. Così prendo la rincorsa e calcio forte a giro. Ne viene fuori, come quasi sempre, una traiettoria perfetta, con la palla che disegna un arco discendente e gonfia la rete. Pronti, partenza, via! Alzo lo sguardo esultante verso il cielo e sul tabellone luminoso dello stadio compare la scritta: Roma zero. Catanzaro uno. Marcatore Massimo Palanca. Quel pomeriggio ho esultato altre due volte, altre due volte ho letto il mio nome sul tabellone luminoso. Roma uno. Catanzaro tre. Palanca. Palanca. Palanca. Che domenica meravigliosa. In quell’occasione mister Mazzone i complimenti me li ha fatti. Eccome!