Crotone, tricche e ballacche natalizie in attesa di Amadeus e Malgioglio

di Antonella Policastrese

Neanche il tempo di completare la distruzione di Piazza Pitagora per accogliere lo show di Capodanno della Rai, che dalla residenza municipale di Crotone si annuncia un supplemento natalizio di “tricche e ballacche” e l’accensione dell’albero in piazza della Resistenza, fissata per il giorno dell’Immacolata. Un finanziamento di 120 mila euro, fanno sapere i “regnanti” del municipio, prelevato da una donazione di circa 17 milioni di euro fatta dall’Eni alla città capoluogo. Cioè a quello che è ultimo in classifica per qualità della vita rispetto agli altri che ci sono in Italia. Questa elargizione milionaria ha il sapore di una terapia compassionevole praticata dal “cane a sei zampe” a un luogo che è stato ed è sede di alcuni suoi business, giacché non serve alla città a fargli risalire la china della menzionata classifica visto che occupa, in beata solitudine, l’ultima posizione da almeno dieci anni.

Evidentemente è vangelo affermare che la qualità della vita dipende dalla efficacia della spesa che occorre per viverla. Mettendo insieme i frammenti di notizie e le mezze ammissioni circa la spesa sostenuta in “tricche e ballacche” dal comune di Crotone dalla primavera scorsa a oggi, essa dovrebbe aggirarsi almeno a un milione di euro, al netto di quanti soldi occorreranno ancora per far fronte al “dono” che il Governatore Roberto Occhiuto ha offerto in occasione della notte di San Silvestro.

Non è azzardato stimare che tra demolizione della piazza e successivo ripristino, predisposizione delle misure di safety e security per l’evento, se ne andranno non meno di mezzo milione di euro, posto che 100 mila ci sono già voluti solo per rifare l’asfalto di Piazza Pitagora. Il conto alla rovescia verso la lunga notte del 31 dicembre è dunque cominciato, ma ancora non è dato sapere quali parti del centro cittadino saranno off limits e quali i percorsi alternativi per raggiungerlo; quali esercizi commerciali, soprattutto dei portici, potranno contare sul normale flusso di clienti, che durante le feste natalizie è sempre stato massiccio.

Non si sa neppure quanta gente potrà assistere allo spettacolo dal vivo, e non attraverso schermi dislocati in vie e piazzette adiacenti. Si favoleggia che sarà garantito l’accesso diretto a non meno di 20 mila persone, pur sapendo che l’affluenza massima per una piazza come quella del Duomo a Milano, tra le più grandi d’Italia, può accogliere esattamente quella che a Piazza Pitagora è presunta per lo show. In occasione dei funerali di Stato per Berlusconi l’accesso nella piazza milanese fu ancora più ristretto e contingentato.

Nessuno dice quali saranno le modalità di accesso a Piazza Pitagora per un evento che è classificato a rischio elevato e che, secondo le disposizioni ministeriali di pubblica sicurezza, dovrà obbligatoriamente essere regolamentato con biglietti gratuiti di accesso e con tornelli contapersone. E poi ancora: che spazio sarà reso disponibile all’interno della piazza per l’ammassamento dei mezzi di soccorso e di quelli antincendio.

Altro spazio ancora dovrà essere previsto per le vie di fuga, adeguato alla capienza e facilmente accessibile. Dunque appare assai difficile, in assenza di dichiarazioni ufficiali e credibili, ipotizzare un numero di presenze allo show quella notte. Di contro è certo che la platea, che i diversamente abili dovranno condividere, loro malgrado, con “pappagalli e struscioni” potrà accoglierne non meno di mille persone, a prescindere se il palco a baldacchino, che sarà montato, avrà una copertura allungabile sino alla suddetta platea.

Queste le cronache di un “casino” annunciato e che era sin troppo facile prefigurare quando si sceglie di interdire per quasi un mese il quadrivio principale di una città che è esattamente come un cuore con le sue arterie.

Ma l’aspetto più drammatico che la città sta vivendo, e che nessuna vagonata di “tricche e ballacche”, quand’anche costosissima, potrà lenire, è la sua perdita di identità, sia civile, culturale e purtroppo anche, soprattutto, religiosa. Oltre lo show di Capodanno e l’annuncio delle festicciole, l’atmosfera delle festività è avvolta da una fitta coltre di mestizia. L’arrivo di Amadeus e Malgioglio è atteso più dell’Avvento di Nostro Signore; del Natale non avanza nulla di spirituale e non perché la gente è avvinta dalle frenesie dei consumi e dello shopping, nonostante i due euro di aumento sulla tredicesima che riceveranno i pensionati e gli otto che riceveranno i lavoratori.

Forse è che la religiosità cattolica si sta marginalizzando sempre più, oppure non è incoraggiata, sostenuta, difesa. Nonostante la Diocesi di Crotone abbia espresso cinque vescovi, oggi si ritrova ad averne uno venuto da fuori che, artatamente o meno, è come se stesse praticando una terapia a scalare in fatto di devozione e di fede dei crotonesi la cui “dipendenza” dalla Madonna di Capocolonna è sempre stata fortissima, radicale e radicata nell’animo di ognuno. A oggi, quella Madonna si trova prigioniera in una chiesa chiusa, nella sua chiesa che è il Duomo, nella sua cappella privilegiata davanti alla quale generazioni di i crotonesi si sono fatti fotografare, con l’abito da sposa o da cresima oppure portare dentro la bara per l’ultimo saluto.

E’ insopportabile l’idea di vedere una Madre reclusa, allontanata dai propri figli. La chiusura del Duomo di Crotone perdura oramai da mesi, per lavori che dovranno andare avanti per almeno tre anni, eppure a oggi non si è vista una sola carriola di materiale entrare o uscire da quella mura a riprova di lavori in corso. La piazza antistante la chiesa è un deserto, in occasione delle annunciate festicciole natalizie essa sarà abbellita con delle fioriere, poiché a nessuno è venuto in mente che l’albero natalizio poteva essere piazzato lì anziché davanti al “Palazzo”.

Così vanno avanti le cose da inizio estate a questa parte, le celebrazioni, solenni o meno, vengono officiate nella vicina chiesa dell’Immacolata; persino gli uffici diocesani che erano ospitati dentro il palazzo vescovile sono stati traferiti altrove. Sicché per un certificato di battesimo o per una pubblicazione di matrimonio ci si deve recare nei pressi del bivio che porta a Cutro. Tacciono i media locali su quanto sta avvenendo nonostante la sua gravità sia inaudita, perché non si può disperdere la massa dei fedeli per accogliere una ”cricca” di amici in una chiesetta.

Ma questo processo di “islamizzazione” materiale, in realtà era cominciato da quando la curia crotonese chiuse la scuola cattolica del Sacro Cuore, a settembre del 2013. Era in piedi da cento anni e oggi quella scuola avrebbe avuto un valore tra i parametri che contribuiscono a determinare la qualità di vita di un capoluogo. I locali bellissimi dell’ex “Sacro Cuore” sono chiusi da dieci anni; non è stato mai detto come saranno riutilizzati, molte ipotesi e congetture, ma nulla di più, di sicuro non saranno più affollati da bambini col grembiule, quanto probabile appare che lo saranno di immigrati che indossano vestaglie e veli. Così stanno le cose; Crotone è messa male, malissimo, e se una volta praticate le terapie e le cure del caso, un male non accenna a guarire, non resta altro che confidare nel trascorrere del tempo giacché nella vita, tutto passa… prima o poi.