di Francesca Travierso
Fonte: Gazzetta del Sud
Il legno che compone la croce è quello della “Summer Love”, il Cristo crocifisso richiama le fattezze del Santissimo Crocifisso di frate Umile da Petralia adorato a Cutro. È col pensiero rivolto alle 94 vittime del naufragio di Steccato, ma soprattutto ai 35 minori morti il 26 febbraio nelle acque gelide dello Jonio, che Gerardo Sacco sta lavorando alla sua ultima opera. “Da quando i miei amici mi hanno portato sulla spiaggia di Steccato di Cutro – racconta il maestro orafo – ho un peso dentro, che riesco a rendere leggero solamente provando a creare qualcosa di liberatorio, attraverso l’arte. Tornavo da Venezia, dove avevo appena ricevuto il Leone d’oro alla carriera, ed il giorno prima era successa questa tragedia inenarrabile. Qualche giorno dopo ho chiesto ai miei amici Bruno Palermo e Vincenzo Montalcini di portarmi sul luogo del naufragio. Su quelle scarpette da tennis, su quei vestitini in spiaggia, ci ho lasciato il mio cuore”.
Dispiacere, rabbia, dolore. Emozioni che già in quell’occasione Sacco aveva affidato ai social. “I peluche e quelle scarpette, piccole piccole – aveva scritto – Non riesco a togliermi dagli occhi queste immagini. Ho il cuore spezzato a pensare che scappavano dalla morte, e sono andate a morire. Ho voluto venire qui perché penso che la memoria collettiva sia importante. E vedere con i tuoi occhi i resti, i segni di quello che è accaduto è tutta un’altra cosa, ti lacera dentro. Quelle scarpette sono un colpo all’anima, mi fanno pensare alla corsa che spesso facciamo per regalare ai nostri piccoli le scarpe più belle e all’ultima moda, quando non troppo lontano c’è chi sogna solamente un po’ di pace. Quelle scarpette muovevano piccoli passi. Che oggi si sono fermati”.
Così da quella spiaggia il maestro orafo ha portato via alcuni legni del caicco naufragato. “Con i legni di quella maledetta barca – prosegue – ho creato una croce, sulla quale ho apposto il simbolo di San Francesco di Paola, protettore dei naviganti e dei calabresi”. Poi, con il suo stretto collaboratore Emiliano Ranieri, hanno realizzato il Cristo crocifisso che ricalca le fattezze della meravigliosa opera in legno venerata proprio a Cutro. “Non appena terminata, l’opera andrà in Vaticano per la benedizione. Poi la vorrei riportare qui, da noi, perché mi piacerebbe fosse una sentinella per la nostra memoria. Nell’opera c’è la sofferenza di quei crocefissi, ci sono i 35 bambini che hanno perso la vita. Ma c’è anche la speranza. È da quella che dobbiamo ripartire, senza mai stancarci”.