Cosenza. Vigilia di Natale, l’orgia alcolica e le solite polemiche

Non è certo una novità di quest’anno vedere le strade e le piazze cittadine invase dai rifiuti prodotti dall’orgia alcolica che, da un po’ di tempo a questa parte, caratterizza le festività natalizie. E ogni anno si ripete uguale a se stessa, la solita polemica sulla “gioventù (e i non più giovani) bruciata” dai fumi dell’alcol e della droga che preferisce festeggiare la nascita del Salvatore con il rito orgiastico del baccanale, piuttosto che raccogliersi in una sobria preghiera per lodare il Signore. I tempi cambiano, e i riti si adeguano ai tempi. L’epoca dello spirito natalizio di dickensiana memoria si è oramai estinta, assassinata dalla commercializzazione della spiritualità. Di “spirito” nel Natale non ce n’è più da tanto tempo. Quello che festeggiamo oggi non ha più niente a che fare con la religiosità, superata dal contemporaneo “nullismo cosmico”. La spiritualità non appartiene a quest’epoca. Non è il nutrimento dell’anima che la gente cerca in questi giorni, ma la fuga dalla propria quotidianità. Liberarsi dalle tante frustrazioni accumulate durante l’anno, è l’unico vero senso di questo Natale che somiglia sempre più al Carnevale dove tutto è permesso. Non lo apprendiamo certo oggi. Il Natale non ha più bisogno dei “vecchi riti” per essere celebrato. Si può celebrare anche con un Rave party.

Ed è così che si festeggia oramai dappertutto: in strada a bere fino allo sfinimento. C’è chi vede in questo il vuoto di una generazione e la colpevolezza dei loro genitori, chi invece riduce il tutto ad uno mero momento di naturale trasgressione “giovanile”: passate le feste tutti ritornano normali. Ma resta il fatto che entrambe le visioni contengono un elemento comune di fondo che dovrebbe far riflettere tutti: la cultura dello sballo a tutti i costi, come unica possibilità di fuga da una realtà, evidentemente, mal sopportata. E i giovani e meno giovani cosentini non fanno eccezione a questo. Il rito delle strade ricoperte da bottiglie e bicchieri, si ripete ogni anno. La sbronza collettiva fa oramai parte del nuovo rito. Ma nonostante ciò spuntano i soliti moralisti a convenienza che vorrebbero affibbiare il “degrado culturale” di questi giorni a questa amministrazione, dimenticandosi i famigerati anni occhiutiani dove le cause di questo degrado trovano origine.

Se lo spirito del Natale non è più quello di una volta, la colpa non è solo della gioventù bruciata che se ne sbatte della spiritualità, ma anche di tutti quelli che si pongono ad esempio, e che hanno contribuito, e non poco, alla costruzione di una società svuotata da ogni giusto valore. Gli stessi che predicano bene in pubblico, e razzolano male in privato, e che nascondono dietro una falsa morale tutta la loro doppiezza. Sono loro i veri assassini dello spirito del Natale. Seminano vento tutto l’anno, e poi criticano la tempesta. Sono loro che hanno trasformato il Natale in una orgia consumistica, e accusano i giovani di fare baldoria. Diceva bene il Grinch: non è il Natale che odio, ma l’ipocrisia della gente. Meglio ubriachi qualche giorno, che ipocriti tutto l’anno.