Cetraro, prospettive nere per il Punto Nascita. Tutti i danni della malapolitica che continua a mettere a rischio donne, bambini e famiglie

Riapertura del Punto Nascita di Cetraro

Si è appena scritta una prima pagina nella storia di giustizia per la morte di Santina Adamo. Una morte che ha spezzato, in un modo che ci si augurerebbe di non vivere mai, uno dei tanti circoli viziosi che avvolge e sconvolge la sanità calabrese.

Più volte abbiamo letto delle carenze e delle farraginosità che, ancora oggi, fanno discutere gli operatori di giustizia per quel terribile fatto, prima umano, poi sanitario e ancora di cronaca nera.

Come nera è la prospettiva, purtroppo, che si presenta con la riapertura del Punto Nascita nell’ospedale cetrarese, in uno scenario politico che mira a vantare gesta eroiche a discapito di giovani donne, bambini e famiglie intere.

Perché, ancora oggi, dopo quasi cinque anni, il blocco chirurgico, che dovrebbe essere tutelato dalla presenza di un centro trasfusionale in loco, continua ad essere smembrato tra i due presidi ospedalieri Spoke.

Perché, ancora oggi, dopo quasi cinque anni, la sala parto sarà attrezzata di una frigoemoteca con tre sacche di sangue 0 negativo, da condividere con tutti reparti dell’ospedale, compreso il pronto soccorso che, essendo come la sala parto, con maggiori possibilità di urgenza-emergenza, dovrà perdere ulteriore tempo per l’approvvigionamento del sangue salendo tre piani e sperando che contemporaneamente non ci sia stata un’altra emergenza-sangue in sala parto o in sala operatoria.

Perché il personale ostetrico assunto non è sufficiente, per turno, nella copertura contemporaneamente di: sala parto, sala operatoria nelle urgenze e nei notturni -l’Asp non intende fornire nuove assunzioni infermieristiche- reparto di ostetricia, reparto di ginecologia, ambulatorio ostetrico-ginecologico, ambulatorio del basso rischio ostetrico, ambulatorio della cardiotocografia, accoglienza delle consulenze ostetriche e ginecologiche dal pronto soccorso, gestione del neonato con assistenza al pediatra, trasferimento presso l’ Hub di Cosenza delle urgenze neonatali od ostetriche che non possono essere gestite presso l’ospedale di Cetraro … E forse ci sfugge ancora qualcosa! Tutto questo dovrà essere garantito da 4 ostetriche per turno, sempre che nessuno si ammali, decida di costruire una famiglia -attualmente tre unità in maternità non sono state mai sostituite!!!- o decida di fare aggiornamento professionale -che l’azienda dovrebbe garantire e che, invece, ogni professionista deve arraffazzonare dove, come e quando può!

Perché non è chiaro nulla di come procedere e di come comunicare con l’Hub di riferimento e con le altre unità semplici, come garantire gli eventuali trasferimenti e quali saranno gli strumenti umani e sanitari da poter sfruttare nella lunga traversata verso Cosenza.

Perché il personale medico è per la maggior parte costituito da medici ormai in pensione, che prestano la loro opera di supporto, ma che non possono garantire presenza e stabilità che invece un medico strutturato può e deve sostenere nella sua attività.

Perché in campagna elettorale è semplice buttare fumo negli occhi alle famiglie, con un intenso bisogno di questo servizio assistenziale … Ma funzionante, ottimale, performante, non destinato al peggioramento non solo presente ma anche futuro -vedasi la nota per cui il laboratorio analisi sarà definitivamente ubicato, nel nuovo riordino della rete ospedaliera, presso lo Spoke di Paola: come può un reparto di tale caratura viaggiare senza la possibilità di eseguire neanche un esame in emergenza (tempi emergenza: 15 minuti; tempi urgenza: 30 minuti!)?

Insomma, quanto tempo servirà prima di rivivere una nuova situazione impossibile da gestire in queste condizioni assistenziali, come la morte di Santina Adamo?

Come si può pensare di ripartire con le pareti rinfrescate da nuova pittura, ma gli intenti ancora avvolti dal puzzo e dalla presenza della muffa stantia dell’ ideale del “si è sempre fatto così!”?

Non si può accettare, perché quando “si è fatto così”, vite umane non sono state assistite secondo scienza e coscienza, come gli operatori sanitari e parasanitari giurano di accompagnare un qualsiasi paziente.

Si spera, dunque, in un atteggiamento serio nei confronti di questa pagina della sanità calabrese, che speriamo non dovrà più tingersi del rosso sangue di una vita umana.