Come ereditare una eccellenza in sanità, fatta di rigore e professionalità, e come consegnarla alla storia in una condizione disastrosa!
Impresa non impossibile per la Cardiologia-UTIC di Lamezia Terme. Istituita come Unità di Terapia Intensiva Coronarica a fine anni settanta, tra le prime d’Italia, per volontà del Dott. Giuseppe Ferlaino.
Nei decenni si sono succeduti primari di alto profilo umano e professionale, tant’è che nel tempo c’è stata la corsa a lavorare in questa struttura, dove il principio cardine è stato lo straordinario arricchimento di un ricambio generazionale, con una ricaduta in termini di risultati per numeri e qualità apprezzati oltre il panorama sanitario regionale.
Negli ultimi anni, con l’arrivo del Dott. Roberto Ceravolo, in qualità di Direttore dell’U.O.C. di Cardiologia-Utic di Lamezia, stante la sua visione bieca e autoritaria, tutto è andato distrutto!
I fatti ne sentenziano una fine ingloriosa, la tracotanza del Dott. Ceravolo è stata tale al punto che ha reso invivibile una cardiologia all’avanguardia, spingendola al tracollo organizzativo e gestionale.
Quasi tutto il personale, risorsa nobile per eccellenza, si è trasferito e i pochi rimasti costretti a vivere condizioni di sopruso, comprendendo bene che sono luoghi di diagnosi e cure intensive da vivere empaticamente a cospetto della sofferenza e del disagio, ma per il Dott. Ceravolo sono solo appendici di un padre padrone povero di ogni forma di guida etica e professionale, se non l’ego di un uomo da autoincensamento contemplativo.
Un Direttore che si è voluto liberare di una riconosciuta risorsa umana, per dare sfogo ai suoi egoismi e desideri, tra i quali voler riconoscere con artifizi una funziona di coordinamento ad una infermiera, con pochi mesi di vita professionale, mercificando il valore della competenza con proverbiale supponenza.
Fatti, a ragion del vero, denunciati e sconfessati dal commissario straordinario dell’ASP di Catanzaro. Una Unità Operativa da decadimento storico, dove prestazioni e numeri, basti pensare che si è ridotta a cuscinetto per gli innumerevoli appoggi quotidiani afferenti da altri reparti.
A significare che non solo i numeri rilevano una scarsissima produttività, ma da quello che si riscontra, essendo una sanità ragionieristica, il peso DRG ne decreta un fallimento inoppugnabile! In una sanità al collasso storico, per scarsità di risorse e cattiva gestione, pur consapevoli della gravità si continua a mantenere uno status di comodo e tacito servilismo, a premio del demerito.
Questo è solo uno spaccato della realtà sanitaria calabrese accomodante, a cui basterebbe un flebile sussulto di coscienza per carezzare almeno la speranza.
Lettera firmata









