L’omicidio di Denis Bergamini è un delitto passionale e di conseguenza è fondamentale il ruolo di Luciano Conte, il marito poliziotto dell’imputata. L’avvocato Fabio Anselmo gli ha dedicato una delle parti più importanti della sua discussione nel processo per l’omicidio volontario pluriaggravato del calciatore del Cosenza. Una discussione che è stata in parte premiata dalla sentenza della Corte d’Assise: 16 anni di reclusione per l’imputata Isabella Internò. Ora i legali della mantide hanno presentato appello contro la sentenza ma anche la procura di Castrovillari ha chiesto l’aggravamento della pena…
OMICIDIO BERGAMINI, APPELLO E AGGRAVAMENTO DELLA PENA (https://www.iacchite.blog/omicidio-bergamini-i-legali-di-interno-presentano-appello-la-procura-di-castrovillari-chiede-aggravamento-della-pena-mai-nessun-ripensamento/)
Fabio Anselmo è partito dall’analisi delle intercettazioni tra marito e moglie del 2011 e del 2013. “Conte rispetto alla moglie si preoccupa più del fatto di non fare la figura del cornuto che dell’episodio. Il tenore delle conversazioni in una prima fase si mantiene sul doppio binario. Lui prova a istruire la moglie su quello che deve dire ma sa anche che ha davanti una mentitrice patologica… è difficile capire gli equilibri dei rapporti in una coppia”.
A Conte non interessa niente di Bergamini, lui era legato a Isabella anche prima dell’omicidio. Lavora alla squadra mobile di Palermo ma nei mesi che precedono il delitto, il suo stesso foglio matricolare lo segnala più volte tra Paola e Cosenza. Il poliziotto, in udienza, ha negato maldestramente questa circostanza e invece il foglio matricolare è una prova pesantissima. Lui lo sa, è un poliziotto, al processo è stato ammesso come teste qualificato e ha negato l’evidenza. “Strano – osserva Anselmo rivolgendosi al pm Primicerio – che non sia stato inserito tra le persone per le quali sono stati trasmessi gli atti in procura per falsa testimonianza”.
Anselmo ritorna sul rapporto tra Conte e… le corna e ricorda che Isabella frequentava ancora Denis nel 1988 e non dev’essere un caso se sua moglie negli interrogatori successivi al delitto sposta l’anno dell’aborto dal 1987 al 1988 avvalorando così quasi inconsciamente addirittura l’ipotesi di un secondo aborto. Del resto, si sa che davanti a un soggetto affetto da gelosia patologica, spesso proprio questa figura è la prima a tradire. E Conte non ci sta, è arrabbiato, diciamo pure frustrato e gli dà fastidio persino il “vestitino” che la moglie confessa di aver messo per uscire quel maledetto pomeriggio con Denis.
Torniamo alle intercettazioni. Nel 2011 Conte chiede alla moglie di non scendere in particolari intimi della sua relazione con Denis e le dà le istruzioni in vista dell’interrogatorio in procura: “Mi trovavo a casa, ha telefonato lui…”. Ma anche: “Forse la telefonata l’ha presa mia mamma”. L’obiettivo è creare confusione perché non è vero che Conte è all’oscuro di tutto come qualcuno potrebbe credere ma sa perfettamente che il problema della telefonata è enorme.
Nel 2011 litiga con la moglie perché ha negato al magistrato che fossero fidanzati già nel novembre del 1989. “Te l’hanno chiesto perché loro lo sanno”. A quel punto Internò replica al marito ricordandogli di aver fatto quello che le ha sempre chiesto lui, e cioè di non metterlo in mezzo a questa situazione. E lui ribatte dicendo che avrebbe dovuto capirlo.
Vista la piega che hanno preso gli eventi, Conte cambia registro ed è costretto a occuparsi molto più della dinamica dei fatti che delle sue protuberanze in testa, anche perché è proprio il “lavoro! che fa ovvero quello del poliziotto ad inchiodarlo a Isabella per sempre: non può scappare, è come se si fosse chiuso da solo in una gabbia. Anselmo ha gioco facile a tracciare lo squallido profilo del loro rapporto di coppia: “Un panorama triste, desolante, avvilente: una coppia così mi intristisce”. Ed esplode in un “l’omicida e il poliziotto” che è un titolo secco a nove colonne. Forse sarebbe più ortodosso aggiungere l’omicida infedele e il poliziotto cornuto ma cambia poco.
Lei mente e lui si preoccupa di non fare la figura del cornuto ma non solo perché – a questo punto – se la moglie va in galera, lo scenario è ancora peggiore. Ed è per questo che Conte non può proprio fare a meno di “esplodere” in una scenata ma non solo per il viaggio a Salerno della futura consorte sfociato nella relazione con Della Pietra. La preoccupazione per la malaparata si coglie dal fatidico “Cosa sei andata a vomitare a Salerno dalla tua amica? Era necessario raccontare dei cugini?”. E poi se la prende pacchianamente con la madre di lei, colpevole di averla mandata dall’amica e avere causato non solo l’ennesimo tradimento ma soprattutto la catastrofe giudiziaria spifferando tutto a Tiziana Rota.
Anselmo traccia le conclusioni: è evidente che Conte sa tutto. Mentre prima potevamo pensare che ci fossero ombre, qui esce allo scoperto e la preoccupazione per come si può mettere la vicenda giudiziaria supera quella per le corna, alle quali ormai deve aver fatto il callo. Anche in questo caso Anselmo cala il carico: “Le dichiarazioni di Internò mi fanno venire il voltastomaco”. E anche in questo caso ha ragione da vendere.