Scala Coeli, disastro ambientale: l’evento inquinante e le accuse a Pulignano. 15.000 mc di percolato nei torrenti, nel fiume Nicà e nel mare Jonio

Come da scontatissimo copione, i media di regime hanno già fatto calare il silenziatore sul vergognoso disastro ambientale provocato da chi ha gestito fino a tre giorni fa la discarica di Scala Coeli. Neanche i nomi degli indagati sono usciti fuori, tanto grandi sono la potenza e i finanziamenti ai media del signor Eugenio Pulignano, socio e amministratore della Bieco, il cui nome figura in cima a quelli degli indagati dalla procura di Castrovillari.

Risultano indagati anche Natale e Salvatore Fuoco, soci e amministratori della Calcestruzzi Cariatese snc; Giuseppe Tomei, direttore dei lavori e Raffaele La Volla, socio e amministratore della Teckta Spa.

Ma vediamo nel dettaglio quali sono le accuse che la procura di Castrovillari ha formalizzato nei loro confronti a conclusione delle indagini preliminari che hanno portato al sequestro preventivo della discarica.

Pulignano, i fratelli Fuoco, Tomei e La Volla sono indagati per avere, nelle loro rispettive qualità ed in concorso fra loro, cagionato abusivamente un disastro ambientale determinato dalla fuoriuscita, dal secondo invaso della discarica per rifiuti non pericolosi di Scala Coeli, di proprietà e gestita dalla Bieco S.r.l., autorizzato dalla Regione Calabria con Decreto Dirigenziale n. 14284 del 20.11.2019 (provvedimento VIA — AIA), di un quantitativo pari a circa 15.000 mc. di rifiuto liquido, quale percolato di discarica, che confluiva all’interno dei torrenti Patia – Capoferro e del Fiume Nicà e, dopo avere percorso circa 15 km, giungeva sino al Mar Ionio. 

“Ne derivava un’offesa alla pubblica incolumità – si legge nell’ordinanza del Gip -, in ragione della rilevanza del fatto, per l’estensione della compromissione e per il numero di persone offese ed esposte a pericolo, nello specifico le popolazioni dei Comuni di Scala Coeli (CS), Cariati (CS) e Crucoli (KR) che, peraltro, adottavano ordinanze di divieto della balneazione. Ciò, in particolare, concorrendo gli indagati con le condotte che seguono:

PULIGNANO Eugenio, in qualità di Amministratore unico della BIECO S.R.L.;

– nel corso dei lavori di costruzione del secondo invaso. pianificava e disponeva, con l’ausilio dei propri dipendenti, dei tecnici e della Calcestruzzi Cariatese S.n.c. dei Fratelli Fuoco G.N.S. che curava la realizzazione dell’opera, l’installazione di un tubo, non previsto in progetto e non autorizzato, del diametro di cm 60 e lunghezza superiore ai 60 m., che correva dal centro dell’invaso fino all’argine di valle attraversandolo fino a giungere all’ esterno verso l’impluvio del fosso Colleferro; successivamente, sempre nel corso di lavori di costruzione del secondo invaso, con l’ausilio dei propri dipendenti, procedeva al tombamento del tubo di cui sopra al di sotto dello stato di argilla e del telo di impermeabilizzazione del secondo invaso; dal tubo si verificava la fuoriuscita del percolato di cui sopra che si immetteva nei corpi idrici prima individuati;

– con istanza del 15. 6.2022 (acquisita dalla Regione, mediante l’ausilio di progettisti, chiedeva una modifica non sostanziale all’originario progetto approvato con il provvedimento VIA — AIA, successivamente autorizzata dalla Regione Calabria con nota n. 305589 del 30.6.2022, che prevedeva l’unificazione dei due lotti in cui era originariamente suddiviso il secondo invaso della discarica, senza adeguare il calcolo della produzione mensile di percolato, e, conseguentemente, senza modulare il sistema di drenaggio e l’impianto di gestione, trattamento e stoccaggio del percolato del secondo invaso al fine di adeguarlo alla nuova configurazione richiesta ed alla maggiore quantità di tale rifiuto che sarebbe stata prodotta; conseguentemente, i sistemi di cui sopra non erano più adeguati alla nuova quantità di percolato che il secondo invaso avrebbe successivamente con la modifica approvata;

– ometteva di smaltire ingenti quantitativi di rifiuti liquidi quali percolato da discarica presenti all’interno del secondo invaso, che alla data della fuoriuscita, erano certamente pari, quanto meno, a quelli riversatisi al Suo esterno pari a circa 15.000 mc, non attenendosi a quanto prescritto nel titolo autorizzativo DDG 14284 del 20/11/2019 rilasciato dal Dipartimento Ambiente e Territorio della Regione Calabria, all’interno del quale veniva prescritto che “la raccolta e l’allontanamento delle acque di percolamento. prodotte dalla nuova vasca della discarica, deve avvenire con modalità e frequenza tale da garantire la completa rimozione del percolato insistente al di sopra del sistema di impermeabilizzazione”… 

FUOCO Natale e FUOCO Salvatore, il primo in qualità di proprietario il secondo in qualità di socio amministratore e proprietario della Società LA CALCESTRUZZI CARIATESE S.N.C. DEI F.LLI FUOCO, impresa appaltatrice dei lavori di costruzione del secondo invaso della discarica per rifiuti non pericolosi ubicata in località Pipino del Comune di Scala Coeli (CS), installavano la citata tubazione di cui sopra dalla quale fuoriuscivano gli ingenti quantitativi di percolato;

LA VOLLA Raffaele, in qualità di Amministratore Unico della società Tekta S.r.l.t, impresa che ha realizzato l’impermeabilizzazione artificiale del secondo invaso della discarica di proprietà e gestita dalla Società Bieco S.r.l., con la stesura di telo geomembrana in HDPE dello spessore di 2 mm, ancorata alla scarpata mediante picchettamento/ancoraggio praticato con tondino d’acciaio che ne provocava la lacerazione e pertanto infiltrazione; da una lacerazione del telo, il percolato si infiltrava nella parte sottostante e, successivamente, attraversato il sistema barriera, per il tramite del tubo di cui sopra, non previsto dal progetto, si riversava, come anticipato, all’esterno del secondo invaso, nei corpi idrici di cui sopra;

TOMEI Giuseppe, in qualità di direttore dei lavori relativi alla realizzazione del secondo invaso di cui sopra, concordava con la proprietà e con l’impresa esecutrice dei lavori l’installazione della tubazione di cui sopra, tombando la stessa sotto il telo in HDPE posto a protezione dell’invaso ed omettendo di segnalare l’installazione della tubazione agli Enti preposti; attestava, altresì, in data 20/08/2022, con apposito verbale, la corretta esecuzione dei lavori per come previsto dalla progettazione/ autorizzazione.

Società BIECO S.R.L. perché, non avendo adottato ed efficientemente attuato un modello organizzativo e di gestione idoneo a prevenire reati, si rendeva responsabile dello stesso reato commesso da PULIGNANO Eugenio, amministratore unico e legale rappresentante della società, il quale agiva nell’interesse della società, e comunque non nell’esclusivo interesse proprio e di terzi.

1. L’evento inquinante
Il procedimento trae origine dalla grave fuoriuscita di percolato verificatasi in data 22 giugno 2023 dalla discarica di Scala Coeli, di proprietà, costruita e gestita dalla società BIECO S.r.l.; l’evento interessava un’area estesa circa 15 km ed esponeva a pericolo la popolazione dei Comuni di Scala Coeli, Cariati e Crucoli.
Dall’informativa conclusiva allegata al fascicolo, in particolare, emerge che…

Tornando all’area in cui insiste la discarica di proprietà realizzata gestita dalla Società Bieca S.r.l.. la stessa è situata nel Comune di Scala Coeli in località Case Pipino. a monte quella che viene denominata *Valle del Nicà” in cui scorre il fiume da cui prende il nome la Valle. Il suo bacino si estende su un’area complessiva di circa 75 Kmq, interessando 9 comuni con circa 1 Kmq di aree urbanizzate ed una popolazione totale stimata pari a 7600 abitanti…

In data 22,06/202 dalle ore 05,00 circa, dal nuovo invaso della discarica si verificava la dispersione di un quantitativo di rifiuti liquidi – percolato – stimata in 15.390 mc di percolato… Il percolato, attraverso il Fossa Capoferro, si riversava nel Torrente Patia e. successivamente, nel Fiume Nicà. concludendo la sua corsa nel Mar Ionio. La fuoriuscita di percolato interessava tratta di corpi idrici superficiali pari a circa km 16,800.
La catastrofica situazione venutasi a creare a causa dell’evento inquinante, nell”immediatezza. viene descritta, nell’informativa nr. 1/53-3/2023 datata 07/07/2023 dal Gruppo Carabinieri Forestali di Cosenza.

In queste foto si vede la fuoriuscita del percolato dalla base dell’argine di valle del secondo invaso e lo sversamento nei piazzali, nella viabilità e in tutta l’impiantistica a valle, fino a uscire dall’ingresso principale. 

Nella foto ripresa dal drone, si nota che il percolato è uscito dall’impianto in diversi punti

Nella nota riepilogativa, i Forestali evidenziavano come la presenza di inquinanti pericolosi ed in ingente quantità potesse impattare negativamente sull’ambiente e sulla salute umana, tanto da provocare l’urgente intervento da parte delle Amministrazioni Comunali i cui territori sono interessati dallo scorrere dei Torrenti Capoferro e Patia, del Fiume Nicà e del relativo specchio marino, attraverso l’adozione di specifiche ordinanze di divieto di pesca, di divieto di balneazione per un tratto di mare esteso un chilometro, nonché di divieto di approvvigionamento idrico dal fiume Nicà per esigenze di allevamento e agricole.

In merito agli effetti prodotti sull’ambiente dal massiccio sversamento di percolato è utile fin da subito riportare gli esiti della Relazione Tecnica Ispra CRE – ETF 10/2024 Maggio 2024, predisposta d’intesa e con il contributo dell’ARPACAL„ In detto documento si evidenzia: l’entità della dispersione dl percolato, è stata pari ad almeno 15.390 m3 (15.362 tonnellate) ed era una quantità da considerarsi rilevante anche in rapporto alla vulnerabilità, in termini di portata e regime idraulico, dei corsi d ‘acqua maggiormente impattati, quali il fosso Capoferro ed il torrente Patia.. Inoltre la pericolosità del percolato per gli elementi di qualità biologica delle acque superficiali è evidente per la natura stessa del percolato…

Tali caratteristiche. oltre alle qualità coinvolte, lo rendevano in grado di alterare i valori dei parametri che concorrono nella determinazione degli elementi di qualità fisico-chimica a sostegno degli elementi di qualità biologica (EOB) (quali l’Azoto inorganico disciolto, il Fosforo reattivo e l’Ossigeno disciolto) mettendo a rischio i corpi idrici superficiali del Fiume Nieà e del Mare Jonio in termini di deterioramento degli stati di qualità chimico ed ecologica…

Riguardo all’impatto sui suddetti corsi d’acqua e alle misure di prevenzione del danno intraprese dal gestore come messa in sicurezza, si rileva che gli interventi di arginamento trasversale posti in essere dalla BIECO sul fosso Capoferro e sul torrente Patia per contenere la migrazione del percolato nel fiume Nicà e nel Mare Jonio hanno sì. di fatto. impedito lo sversamento di ulteriori quantità di percolato in questi ultimi. ma hanno, allo stesso tempo, compromesso tutti gli elementi di qualità biologica e gli elementi idromorfologici dei due corsi d’acqua – fosso Capoferro e sul torrente Patia… Inoltre, si sottolinea che una parte di percolato è rimasta nei bacini di contenimento dal 22 giugno al 3 agosto 2023 e, dunque, non era possibile escludere una migrazione verso le falde acquifere attraverso il terreno non impermeabilizzato.

In aggiunta alle suddette considerazioni si evidenzia che, in relazione al fiume Nicà, nonostante gli interventi di arginamento effettuati sul fosso Capoferro e sul torrente Patia dalla BIECO. per confinare la migrazione del percolato nel mare Jonio, dagli esiti analitici di Arpacal del 22 giugno sul campione di colonna d’acqua prelevato a valle della confluenza con il torrente patia a seguito della realizzazione delle arginature, è emerso il superamento dei limiti allo scarico di acque reflue in acque superficiali, il BODS 31…

Inoltre, in data 23/06/2023, in relazione al campionamento effettuato a 50 metri a monte della foce del fiume Nicà, dai rilievi analitici sono emersi superamenti degli standard di qualità ambientale in concentrazione massima ammissibile {SQA-CMA) per il parametro piombo. Al riguardo. si evidenzia che l’SQA-CMA rappresenta la concentrazione da non superare mai in ciascun sito di monitoraggio… Tali superamenti, pertanto. hanno rivelato effetti negativi anche sul fiume Nicà da ritenersi non trascurabili.

In ultimo, tali effetti negativi sono ulteriormente emersi sul fiume Nicà dai consistenti superamenti dei limiti di balneazione osservati sia nel giorno dell’evento, per il parametro Escherichia coli a valle della confluenza col Patia e per Escherichia coli ed Enterococchi intestinali alla foce sia nel giorno successivo, per i medesimi parametri a 50 metri dalla foce.

Pertanto, si ritiene che in occasione dell’evento occorso presso il sito di discarica della società Bieco il giorno 22 giugno 2023, si sia verificata una minaccia imminente di danno anbientale alle acque superficiali.

All’esito della sua valutazione, la relazione ISPRA concludeva nei seguenti termini:
“Da quanto emerso dalla documentazione disponibile e in condivisione con Arpacal si rileva quanto segue: in relazione ai corsi d acqua fosso Capoferro e torrente Patia, in riferimento allo stato di inquinamento da percolato ed alle conseguenze degli interventi effettuati per contenere la dispersione di percolato verso il Nicà e il Mare Jonio, si è ritenuto di individuare un indizio di danno ambientale alle acque superficiali che necessita di approfondimenti di indagine da parte della Bieco successivi al ripristino dello stato ecologico dei suddetti corsi d’acqua, al fine di escludere l’eventuale sussistenza, ad oggi, di un danno ambientale. 

Infine. dal punto di vista della prevenzione alle acque superficiali conseguenti a eventi accidentali analoghi, si ritiene di segnalare la necessità di valutare, nell’ambito dell’autorizzazione integrata ambientale e della inerente normativa regionale, la realizzazione di un sistema permanente a protezione del fosso Capoferro al fine di impedire lo sversamento accidentale di percolato nello stesso. 

Si segnala l’opportunità di voler approfondire, sia l’origine dei valori anomali di concentrazione riscontrati in data 31 agosto per i parametri di mercurio e piombo sul torrente Patia a monte della confluenza col fosso Capoferro, sia in linea con quanto deciso presso il Tavolo Tecnico del 10/4/2024 (NOE). l’origine dei valori anomali riscontrati nelle acque sotterranee sui piezometri realizzati a monte e a valle idrografico rispetto al sito di discarica”.

Giunti a questo punto, si evidenzierà che i fatti che hanno portato all’evento appena ripercorso non sono dovuti all’accidentale “rottura improvvisa ed imprevedibile della tubazione di collettamento del percolato dal bacino della discarica alla vasca di stoccaggio, con conseguente sversamento dello stesso percolato nel sottostante fosso Capoferro” (come affermato nella nota prot. N. 55/0rd/23 inviata ex art. 29-undecies D.lgs. 152,0006 dalla Bieco S.r.l. alla Prefettura di Cosenza) ma alla presenza di una condotta abusivamente installata all’interno dell’invaso (al di sotto dello strato impermeabile), ben nota all’odierno indagato, oltre che ad un insieme di irregolarità poste in essere nel corso della realizzazione dell’ampliamento della discarica, nonché durante la relativa messa in esercizio e gestione, fatti che — nei termini che verranno esaminati in prosieguo — appaiono “giustificarsi” nell’esigenza della proprietà di ottenere l’apertura della discarica nei più brevi termini possibili, in spregio ai rischi ambientali connessi.

1 – (continua)