Brunori Sas al “carrozzone” di Fazio-Vespa: le risate con la Vanoni e la retorica da talk show anni ’80

Invecchiando, Fabio Fazio diventa sempre più simile a Bruno Vespa e di conseguenza il suo “carrozzone”, dal titolo-ciofeca “Che tempo che fa”, ormai traslocato sul Nove, è la copia quasi perfetta di “Porta a Porta” e non ci si venga a dire che uno sta con la Schlein e l’altro con la Meloni. In Italia lo sanno tutti che fanno solo finta di litigare e che alla fine, Trump o non Trump, finiremo sempre per leccare il culo agli americani e adesso, di conseguenza, anche ai russi.

Ieri sera, sapendo che tra gli ospiti di Fazio ci sarebbe stato Brunori, inevitabilmente abbiamo seguito un po’ della trasmissione e c’era davvero da inorridire in mezzo ai tragicomici appelli per “salvare” l’Europa, alla sfilata di giornalisti e opinionisti che qualcuno ancora definisce “di sinistra” e alla deriva della Littizzetto che ormai non fa ridere manco i bambini. Per fortuna, a salvare in calcio d’angolo tutta questa pletora di parassiti assistiti dalla politica e dagli imprenditori che spacciano euro in pubblicità, ci hanno pensato Stefano De Martino con la sua compagnia di giro e la vecchia Ornella Vanoni, il cui delirio, tuttavia, almeno è autentico e a tratti strappa anche qualche sorriso.

Il nostro Brunori è entrato in scena proprio grazie a uno sketch con la vecchia Ornella, che prima viene mostrata mentre guarda Dario in tv nella serata finale del Festival con Colapesce e Dimartino (“però si capisce”, dice convinta) ma quando ce l’ha davanti non ci pensa su due volte a toccarlo sul punto debole. “Ma chi è il tuo mito?” gli chiede la Vanoni. E lui, sapendo bene dove vuole andare a parare, le risponde netto: “Lucio Dalla, mi piace molto Lucio Dalla…”. E lei, di rimando: “Ma somigli di più a De Gregori e comunque hanno fatto molte cose insieme…” alludendo chiaramente ai tempi della leggendaria Banana Republic. Brunori non si scompone e ricorda che i suoi detrattori ormai lo chiamano “De Brunori” e ci ride su. Ma lei, perfida, non si accontenta e gli spara un’altra bordata: “Ma la tua vocalità è proprio questa o magari la imposti?”. E Dario, stavolta, un po’ più serio e leggermente imbarazzato, le assicura che parla proprio così e non lo fa per somigliare a De Gregori. E le fa capire tra le righe che lo scherzo è bello quando dura poco. Lo capisce persino Fazio che la solleva dalla poltrona e la porta a fare un giro… 

Poi, quando si accenna alla calabresità del Nostro, la vecchia Vanoni ce la mette tutta per rafforzare lo stereotipo dei calabresi mafiosi e così racconta che ai tempi di “Vai Valentina” era andata a cantare in un locale della Calabria che si chiamava “Il Pilone” davanti a un gruppo di brutti ceffi con i baffoni che stava lì ad ascoltarla senza espressività e che la intimidivano… E meno male che, alla fine, ci rivela che ha qualche amica a Cirò, sennò davvero ci mancava soltanto che dicesse che dentro quel “pilone” ci avessero messo qualcuno. Vabbè, tanto ormai la Vanoni è un mito e può dire quello che vuole: c’è il potentissimo Fazio che le fa da badante.

Quindi Brunori canta la sua hit sanremese “L’albero delle noci” seduto al pianoforte insieme ai suoi musicisti più rappresentativi ovvero Stefano Amato e Mirko Onofrio in un trionfo che strizza l’occhio al jazz tra piano, contrabbasso, flauto e violino. E si sottopone alla solita untuosa e retorica intervista da talk show anni Ottanta (dal Costanzo show a oggi nulla è cambiato, manco la P2!) del Fazio “lecca lecca”. Prima di partecipare persino alla pagliacciata del “tavolo”, dove l’accostamento tra Fazio e Vespa diventa sempre più imbarazzante. Al punto che la mano – stavolta definitivamente – aziona automaticamente lo zapping. Meglio un po’ di pallone che Bruno Vespa travestito da Fazio. Sempre con decenza parlando. E domenica prossima Dario sarà costretto anche a sottoporsi al secondo supplizio nazionalpopolare, quello con Mara Venier. Della serie: largo ai giovani. Povera Italia nostra!