Ieri sera partecipata manifestazione di protesta a Cosenza contro la polizia violenta. Dietro lo striscione con la scritta “Basta abusi, la verità non si arresta” in centinaia hanno sfilato in corteo dalla redazione di Iacchite’ in via Miceli fino alla vicinissima sede della questura, ricettacolo di una squadraccia fascista che sabato pomeriggio ha pensato di dare una “lezione” a un giornalista con la convinzione che nessuno avrebbe fiatato. E invece quella “spedizione punitiva” si è rivelata un vero e proprio boomerang contro tutti i poliziotti, soprattutto quelli onesti, che vengono coinvolti senza colpe nel delirio di quelle mele marce.
BASTA ABUSI, LA VERITÀ NON SI ARRESTA
Cosenza non abbassa la testa ed è un corteo indignato e con la schiena dritta quello che stasera è andato fin sotto alla Questura a dire in faccia ai diretti interessati che no, non accettiamo gli abusi di potere, che non indietreggiamo davanti al palese tentativo di zittire un giornale, un movimento, che ogni giorno denuncia le nefandezze delle istituzioni e della criminalità organizzata.
La Voce Ribelle che Sfida il Potere
di Francesco Febbraio
Nella piazza gremita di tensione, una giovane militante si erge, il viso contratto dalla rabbia e dalla determinazione. Davanti a lei, una schiera di poliziotti, volti impassibili, ma con occhi che tradiscono un certo disagio. Lei non indietreggia. Con voce ferma e parole taglienti, urla la sua verità, denuncia le ingiustizie che lei e quelli come lei sono costretti a subire ogni giorno. Non si tratta solo di uno sfogo: è un atto di accusa, una sfida aperta, il grido di una generazione che rifiuta di piegarsi all’inerzia e alla sopraffazione.
La giovane militante, armata solo della sua voce e del suo coraggio, sfida un sistema che sembra imponente e inscalfibile. Eppure, nel suo gesto si cela una forza dirompente, quella della verità urlata senza paura, della giustizia rivendicata con passione.
In un mondo in cui le voci dei giovani spesso vengono soffocate da istituzioni sorde e sistemi repressivi, ogni atto di resistenza assume un valore inestimabile. La militante che urla in faccia al potere non è solo un’immagine di ribellione, ma un simbolo di speranza. Il suo grido non è vano, perché lascia un segno, scuote le coscienze, incrina la facciata di un sistema che vorrebbe rimanere immutabile.
Il coraggio non sta solo nel combattere con le armi, ma anche nell’opporsi all’ingiustizia con la sola forza della propria voce. Non smettere di lanciare le tue pietre fatte di parole. Ogni piccolo atto di resistenza può aprire la strada a un cambiamento più grande.