Lamezia. Il “cavallo scosso” del centrodestra è sindaco ma il vero vincitore è Bevilacqua e la Lo Moro non è… Principe!

A LAMEZIA TERME VINCE IL CAVALLO SCOSSO DEL CENTRODESTRA

Mario Murone è il nuovo sindaco di Lamezia Terme. Nel ballottaggio contro Doris Lo Moro ha prevalso di oltre 2.200 voti. Murone si attesta sul 52,11% mentre Lo Moro è al 45,33%. Anche se il dato non è ancora ufficiale, il centrodestra sta festeggiando. Ricapitoliamo le fasi salienti di questa competizione elettorale.

di Pino Tassi 

Il primo turno delle elezioni amministrative a Lamezia Terme è paragonabile al Palio di Siena. Nel Palio dell’Assunta del 2023 vinse il cavallo “zio Frac” che aveva disarcionato all’ultima curva il fantino Carlo Sanna, detto Brigante. Da qui la definizione di cavallo scosso. A Lamezia Terme è andata proprio così. Le liste del centrodestra raggiungono il 52% dei consensi e si perdono per strada il candidato a sindaco Murone che arriva al 44% perdendo un 2.300 voti rispetto alle liste.

Tutti si aspettavano che il voto disgiunto avrebbe favorito la candidata del centrosinistra Doris Lo Moro. Invece anche qui amara sorpresa, la candidata scesa in campo per far rialzare la testa a Lamezia Terme non ha ricevuto i consensi che tutti le attribuivano. La Lo Moro prende il 31,77% dei voti, mentre la sua debolissima coalizione la supera in percentuale arrivando al 32,39% e in termini numerici la Lo Moro prende solo 172 voti in più delle sue liste. Lei prende 11.276 voti e la sua coalizione 11.104.

Il vincitore morale del primo turno ma anche del secondo – checché ne dica Cannizzaro – è certamente il terzo candidato Gianpaolo Bevilacqua che arriva a 8 585 voti con il 24,19 %, mentre le sue liste prendono 5.264 voti con il 15,36 %. Bevilacqua prende 3,321 voti in più rispetto alle sue liste. Che non fosse un fesso lo si era capito anche nel servizio di Diego Bianchi a Propaganda live in cui è stato l’unico a farsi riprendere nei quartieri, era se non sbaglio a San Teodoro, e ad accendere i riflettori sul recupero del Castello di Lamezia Terme. Gli altri candidati invece sempre al chiuso, nelle proprie sedi elettorali, o in incontri promossi da qualche associazione o sindacato a parlarsi tra di loro.

I giornaloni che hanno tirato la campagna elettorale alla Lo Moro invece di esaminare il risultato deludente conseguito al primo turno parlavano già del ballottaggio. La Lo Moro nelle prime interviste aveva dichiarato che voleva capire per ogni singolo candidato chi ha tirato e chi invece è stato tirato. Forse avrebbe fatto bene ad analizzare il dato del perché la sua candidatura non ha tirato al primo turno. E non ha tirato per niente neanche al ballottaggio.

Alla fine l’ atteggiamento pacifico e bonario di Mario Murone l’ha spuntata sull’ asprezza e la combattività della Lo Moro.

Quello che era sicuro già da due settimane era che il popolo a Lamezia Terme non si è mobilitato a favore della Lo Moro memore dei suoi quasi dieci anni di amministrazione. Verso la Lo Moro non è scattato lo stesso meccanismo che ha portato Sandro Principe a trionfare al primo turno a Rende. Sandro Principe è stato eletto per la sua battaglia contro l’accorpamento di Cosenza, Rende e Castrolibero. Ma non solo questo, rispetto ai fallimenti dell’era Manna la gente ha rivalutato la sua esperienza amministrativa. E di fronte anche ad un rinnovamento debole e non credibile come quello proposto dal M5s si è rivolto all’esperienza di Sandro Principe. Lo stesso è avvenuto a Paola con Perrotta e a Cetraro con Giuseppe Aieta.

La prova dell’insipienza del gruppo dirigente Cinquestelle è data proprio dal non essersi schierati nel referendum sull’unificazione delle tre città. E il gruppo dirigente dovrebbe ringraziare Rossella Gallo che ha fatto una campagna dignitosa raggiungendo il 5%.

La stampa ci aveva garantito che per la Lo Moro sarebbe stato un successone. Invece l’effetto Principe a Lamezia Terme non è scattato. E non ci voleva la zingara per capire tutto ciò. Bastava andare a leggere i commenti sui siti lametini ad ogni post che parlasse della Lo Moro. La critica più devastante è stata quella di essersi dimenticata di Lamezia Terme per anni e anni, il bentornata detto a sfottò, per arrivare alla sua gestione della sanità come assessora regionale, la vicenda dell’Asp di Lamezia, per finire all’epilogo della sua esperienza amministrativa conclusasi con qualche anno di anticipo.

Solo Riccardo Tucci del M5s poteva scendere in campo a difesa di quell’esperienza. L’esperienza della candidatura della Lo Moro dimostra il distacco tra il popolo e le forze di centrosinistra e anche del M5s. La sua candidatura nasce dai gruppi ristretti della politica lametina. Si è formata una cordata che va dal gruppo dirigente del Pd a partire dall’ex segretario Gennarino Masi fino a Giampà, poi nel momento che si prospettava una soluzione di rinnovamento, è arrivato l’appoggio di Fernando Pignataro a nome della sinistra che poi non ha avuto nemmeno la forza di fare una lista, e infine il voltafaccia della Anna Lauro Orrico del M5s che da un’ avversione alla candidatura Lo Moro passa al sostegno pieno ed entusiastico portando perfino Giuseppe Conte a fare la cazzata di arrivare a Lamezia in sostegno della Lo Moro. Il risultato è stato di prendere un 3% che è ancora peggio del 4,6% del 2019. Bravi, bene, bis. E adesso tutti dietro la lavagna…